Signor Prefetto di Chieti
Siamo arrivati a 11 vittime e finalmente la ASL di Chieti si è decisa a prelevare il DNA su l’ultima aggressione dell’animale misterioso, ma non si capisce perché non ci sono stati prelievi negli altri casi precedenti ma nemmeno è stato predisposto dalla ASL di Chieti una campagna informativa in caso di aggressione per un eventuale prelievo. Infatti, molte volte giustamente e istintivamente le ferite vengono disinfettate, distruggendo involontariamente le tracce del DNA dell’animale, che invece si sarebbe potuto prelevare. Tutti concentrati alla cattura di un animale di cui non si conosce l’identità con fototrappole, trappole, lacci ecc.: ma come avrebbero individuato il soggetto mordace senza poi poter confrontare il DNA riscontrato sulle vittime con un eventuale animale catturato?
Si è perso tempo ad organizzare tavoli tecnici con strategie, mettendo però a repentaglio l’incolumità di 11 persone tra cui ragazzini, che sono state aggredito, mentre il Presidente del Parco Maiella rilasciava alla stampa dichiarazioni rassicuranti sui lupi, asserendo che non si è mai verificato nella storia attacchi all’uomo, fatto smentito da una ricerca fatta dal Giornalista Giovanni Todaro nell’archivio storico, in occasione del convegno del 23 giugno scorso.
Quindi, ci troviamo all’inizio dell’indagine, in quanto non si è sicuri se si tratti di un Il lupo o di un cane rinselvatichito. In sostanza ad oggi non sanno se si tratta di uno o di più animali che hanno visto come preda l’uomo e continuano ad essere liberi di aggredire altre persone, per altri giorni, in attesa del risultato del campione prelevato sull’ultima vittima. intanto sul litorale Vastese e precisamente nei luoghi dove sono avvenute le aggressioni non è stata delimitata o segnalata la zona interessata, per non allarmare i turisti. Noi allevatori abruzzesi non vediamo di buon occhio la vicenda e come diceva il compianto Andreotti: pensar male è peccato ma ci si azzecca quasi sempre! Pensiamo che ci sia paura della verità, con i campioni del DNA potrebbero venire alla luce prove spiacevoli, probabilmente i lupi in circolazione non sono quelli autoctoni, forse con i progetti LIFE WOLFALPS e quello di Grosseto sono stati importati esemplari dai paesi dell’est Europa, come gli orsi in trentino. Un progetto quello di Grosseto di tre milioni di euro per la salvaguardia del lupo, i beneficiari erano soprattutto le associazioni ambientaliste del luogo, il WWF, le associazioni agricole, Coldiretti, Cia, Confagricoltura e la sezione parco dell’ex Corpo forestale dello stato. Insomma, con un confronto del DNA dei lupi in circolazione oggi con quelli autoctoni di un tempo si teme che tutti gli esemplari in giro siano frutto di una immissione sul territorio italiano di un’altra specie più aggressiva che oltre a sbranare cani, attaccare allevamenti e ad aggredire le persone abbia compromesso la specie autoctona, resa protetta ai tempi del Senatore Natali e dall’ex ministro Marcora. La cosa sconcertante è che gli ambientalisti con amministrazioni compiacenti continuano a fare campagna di convivenza uomo lupo come quella organizzata dall’amministrazione di Casoli di Chietiper il 25 prossimo venturo, mentre i lupi attaccano le personenel litorale vastese e mentre il mondo rurale si trova ad affrontare ogni giorno attacchi di predazioni da lupo lche non vengono neanche segnalati perché il mondo rurale preferisce il fai da te. Riteniamo che il lupo non deve essere considerato più una specie in estinzione e confidiamo in un impegno da parte di questo ufficio territoriale del governo presso le istituzioni nazionali, al fine di rendere il lupo una specie cacciabile. Nel contempo si chiede di essere invitato al prossimo tavolo tecnico per apportare non un supporto tecnico ma di fatti concreti che avvengono sul nostro amato Abruzzo al fine di arrivare a provvedimenti utili per l’incolumità pubblica.
Il portavoce del
Cospa Abruzzo
Dino Rossi