L’estate sta finendo, è già tempo di bilanci. E, purtroppo, quelli della nostra regione non sono positivi. Ma neanche negativi. Non nel senso classico, almeno. Può sembrare un paradosso, ma non lo è. Vediamo perché.
Secondo le associazioni si categoria, l’Abruzzl quest’anno ha tenuto botta, ma i segnali sono quelli dell’inizio di un periodo diverso. Molto diverso.
«Nella parte centrale della stagione - dichiara a Il Messeggro Giammarco Giovannelli, presidente di Federalberghi - ci siamo difesi nel migliore dei modi, ma così come per le altre regioni italiane, quest'anno ci sono dei segnali molto importanti che lasciano presagire che la famiglia italiana inizia una crisi economica di risparmio domestico molto importante. Questo è dovuto al fatto che in estate abbiamo avuto due aumenti dei tassi di interesse dei mutui e aumenti di tutti i costi, a partire dalla spesa, e questo vale per le strutture alberghiere così come per le famiglie».
Meno soldi a disposizione delle famiglie, vuol dire meno giorni di vacanza. E per un mercato che è dominato dal turismo regionale, significa un rischio serissimo.
Basti pensare che sotto l’ombrellone, il calo dei consumi è stato del 30%. Significa che le famiglie hanno rinunciato all’ombrellone, o magari lo hanno condiviso, ma soprattutto hanno rinunciato a tutte quelle spese “in più” che prima si concedevano nelle estati al mare. Segnali che spingono verso la necessità di cercare soluzioni alternative. studiando modi per attrarre il turismo, come campagne di promozione e la riapertura di tratte aeree verso Pescara. Non sarà facile, certo, perché la crisi morde, ma basti pensare che la costa abruzzese con i suoi 700 stabilimenti, produce un fatturato di 140 milioni l’anno, soldi ai quali L’Abruzzo non può rinunciare.