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IMG_1908.jpgRuggiero Gorgoglione era un signore. Nel senso più antico e vero: un signore nei modi, nello stile, nel coltivare il piacere antico della parola, anche scritta. Se ne è andato oggi, con quello stesso garbo, con l’innata eleganza di chi ha scelto di vivere seguendo le proprie passioni, sempre declinandole con le vibrazioni del cuore e gli stimoli della mente.
Aveva 86 anni e, dopo una vita passata lavorando per la Mondadori, da pensionato aveva deciso di dedicarsi alla celebrazione dei sapori e dei saperi dei nostri territori, dell’Abruzzo e di quella Teramo che amava di un amore vero, totale. Purissimo. Da uomo di cultura vera, aveva scelto di affidare quella celebrazione ad una serie di pubblicazioni, curatissime tanto nella veste grafica quanto nei contenuti, che impreziosiva di una vera e propria galleria d’arte, grazie all’amicizia che lo legava ad artisti quali Pino Procopio, Sandro Visca.
Nacque così “itinerari del gusto”, che così presentava: «Un percorso attraverso un territorio umanizzato dal lavoro, dalla vita quotidiana e da insediamenti di borghi che ne narrano la secolare storia. Una natura opportunamente protetta che qui ha fatto un ottimo lavoro con le cime più alte dell’Appennino e i ricchi parchi naturali. Il dolce paesaggio collinare costellato di case, verdissimo, caratterizzato dai lussureggianti vigneti di cui Ovidio nelle sue Metamorfosi esaltava la bellezza e l’importanza. Infine, il verdeazzurro mare Adriatico nel suo perenne dialogare con la terra. Un itinerario, quindi, non solo nella natura, nella storia, nell’arte, nelle tradizioni ma anche in quella civiltà del cibo di cui la regione è legittimamente orgogliosa». Non erano riviste, ma dichiarazioni d’amore su carta pregiata.
Solenni riaffermazioni di una certezza antica, ma mai adeguatamente esaltata, quella del “gusto” in Abruzzo. «Dove c'è gusto in Abruzzo? Dappertutto dalle montagne al mare, passando per le colline, molti piatti straordinari e altrettante capitali del gusto, che non sono però ancora adeguatamente conosciute a livello nazionale – spiegava – c'è dunque ancora molto lavoro da fare sul fronte della promozione enogastronomica, collegata a quella dello straordinario paesaggio».
Col suo “Viaggio nell’Abruzzo Teramano” aveva dedicato, alle nostre contrade, pagine di raffinatissima narrazione emozionale. L’ultima sua fatica, “Il banchetto” aveva rinnovato quell’amoroso patto culturale con la terra che sentiva “casa”.

Lascia la moglie Maria “Nini” Clotilde, i figli Carla, Luigi e Roberto, le sorelle Nunzia e Lucia.
Il rito funebre sarà celebrato giovedì 31, alle 10, nella Chiesa del Cuore Immacolato in piazza Garibaldi.