Il mestiere con il rischio maggiore in Russia è quello del giornalista.
C’è un giornalista in Russia che assomiglia a Ernest Hemingway, l’ultimo, quello ritratto con i capelli e la barba incanutiti; e del grandissimo scrittore americano ricorda pure il fisico possente e il coraggio, il coraggio di scrivere quello che sa del suo grande Paese ogni ora umiliato dalla propaganda di regime; e con Hemingway condivide, oltre all’aspetto, anche un premio Nobel.E con Hemingway condivide pure l’età, 61 anni: Hemingway aveva ancora 61 anni quando a Ketchum, Idaho, prese quel fucile: era il 2 luglio 1961, avrebbe compiuto 62 anni il giorno 21 dello stesso mese.
DmitrijAndreevičMuratov, premio Nobel per la pace nel 2021 perché da fondatore e, solo da un paio di giorni, ex direttore di NovajaGazeta – che il 28 marzo scorso ha sospeso le pubblicazioni dopo l’ennesima legge liberticida del regime – ha tentato ogni giorno di informare il popolo russo delle bugie di Vladimir Putin, come sulle falsità dette per giustificare l’aggressione dell’Ucraina,il 1° settembre ha ottenuto un altro, però per nulla invidiabile, riconoscimento: Vladimir Putin lo ha fatto iscrivere nella famigerata lista cosiddetta degli “agenti stranieri per aver diffuso opinioni negative sulla nostra politica estera”, conferma il tragico, pagliaccesco comunicato delMinistero di Giustizia russo.
Questa etichetta in stile stalinista – l’idiota baffuto li chiamava “nemici del popolo”, che aveva in odio in particolar modo i poeti, fatti suicidare o morire di fame a decine – corrisponde in Russia a una condanna a morte, e tutto questo perché Muratov“ha utilizzato piattaforme straniere per diffondere opinioni volte a formare un atteggiamento negativo nei confronti della politica estera e interna della Federazione Russa”, vale a dire che il giornalista ha informato il mondo tramite internet di quello che succede in Russia, dove il popolo non vuole la guerra e soffre le sanzioni economiche sulla propria pelle: ad esempio Muratov ha denunciato che mancano farmaci e prodotti ospedalieri, come leprotesi ginocchio e anca di produzione tedesca, che sono sostituite da quelle cinesi che non valgono nulla; ma ha denunciato pure che la flotta aerea civile russa è composta per il 50% da velivoli Airbus che restano a terra per mancanza di pezzi di ricambio, situazione che rende impossibile la loro manutenzione: oggi un giornalista in Russia, seppure non venisse ammazzato, rischierebbe dai 2 ai 15 anni di galera se pubblicasse una notizia, anche solo sui social, contraria al regime, soprattutto se criticasse l’invasione dell’Ucraina, ad esempio se solo scrivesse che quella della Russia in Ucraina non è una “operazione militare speciale”per liberare il popolo ucraino dai nazisti ma una vera e propria guerra di occupazione, ma anche scrivere solo la parola “guerra”invece che “operazione militare speciale” sarebbe sufficiente a giustificare una condanna, perché il popolo russo non deve assolutamente sapere che c’è una guerra in corso e che non ci sono nazisti a governare l’Ucraina. Soprattutto il popolo russo non deve sapere che per ogni soldato ucraino caduto in battaglia ne muoiono 4 dell’Armata Rossa, e che nel primo anno di conflitto sono caduti sul campo di battaglia 17.200 soldati ucraini e 76.700 soldati russi.
In una video-intervista che Muratov rilasciò segretamente alla giornalista indipendente russa, con base in Lettonia, KaterinaGordeeva (Ora sappiamo distinguere il bene dal male di KaterinaGordeeva: https://youtu.be/23hECMaasn0?si=CAV091sVld-Dw5mU) dopo pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina, dichiaròche Vladimir Putin nel 2006 incaricò i suoi ambasciatori a Bruxelles di presentare l’intenzione della Federazione Russa di entrare a fare parte della NATO, ma che i governanti occidentali, George W. Bush in testa, non dimostrarono alcuna attenzione alla sua richiesta, da qui, secondo Muratov, nasce la campagna antioccidentale messa in piedi dalla propaganda russa che il 24 febbraio 2022 è culminata con l’invasione dell’Ucraina: Putin si senti rifiutato, non presto sul serio dall’Occidente con il quale avrebbe voluto stringere una alleanza storica, tacciando i politici occidentali di essere gente senza onore con i quali con si può stringere accordi duraturi perché rappresentanti di istituzioni che cambiano sempre i loro governanti, come in America, in Germania, in Francia e in Italia, dove se ti accordi con uno succede che poco dopo non lo ritrovi al suo posto e devi rifare tutto daccapo. Insomma, Putin dimostrava già allora una certa insofferenza alle dinamiche democratiche che garantiscono l’alternanza di governo di uno stato. Un vizio insopportabile per il sanguinario dittatore.
Muratov afferma che Vladimir Putin e il suo entourage sono stati essi stessi vittime della propaganda, fino a credere davvero di poter conquistare l’Ucraina in 3 giorni, e che il popolo ucraino aspettasse a braccia aperte l’arrivo dell’Armata Rossa come a Birkenau nell’estate del ‘44, affinché li liberassero da un Presidente ebreo-nazista, che da poco ha nominato come nuovo Ministro della Difesa un membro della minoranza mussulmana,RustemUmerov.
Sullo screensaver del premio Nobel per la pace DmitrijAndreevičMuratov a un certo punto compare una foto: è una immagine di Anna Politkovskaja, che assunse nel giugno del 1999 a NovajaGazeta, la più illustre dei suoi giornalisti ammazzati dal regime di Vladimir Putin: NovajaGazeta è la testata che conta più vittime, ben sei, nella ventennale guerra all’informazione orchestrata da Putin: la Politkovskaja fu assassinata il 6 ottobre 2006; mentre Igor' Domnikov,la prima vittima di NovajaGazeta, il 16 luglio 2000;Viktor Popkov il2 giugno 2001; Jurij Ščekočichin il 3 luglio 2003; AnastasijaBaburova 19 gennaio 2009; Natal'jaĖstemirova il 15 luglio 2009: la strage ebbe inizio con la guerra cecena. In totale Vladimir Putin, da quando è al potere, ha fatto terminare 21 giornalisti critici con il regime.
“In Ucraina Putin combatte la sua personalissima Seconda guerra mondiale, distruggendo il futuro dei nostri figli”, dice ai russi e al mondo il giornalista russo.
Muratov rischia ogni giorno di diventare il settimo giornalista morto ammazzato di NovajaGazeta.
MASSIMO RIDOLFI