La notizia riportata stamattina dai giornali è sicuramente destinata a far parlare: per i fatti contestati e perchè coinvolge professionisti giuliesi di un certo "peso". La vicenda è quella dell'eredità del mecenate abruzzese Alfredo Paglione. A stabilire se la bontà in vita del gallerista sia stata ben interpretata sarà il Tribunale di Teramo che dopo le denunce arrivate all'attenzione dei magistrati ha chiuso un'indagine con degli indagati che dovranno ora rispondere di circonvenzione di incapace, un'accusa mossa, in concorso, nei confronti di tre persone all'epoca molto vicine al noto mecenate e gallerista d'arte, morto a Giulianova il 30 novembre dello scorso anno a 86 anni.
Loro sono: l'ex primario dell'ospedale di Giulianova Diodoro Guerrucci, 73 anni, ora in pensione (foto sotto); sua figlia Francesca, 43 anni, architetta ed ex assessora al Comune di Giulianova con Sindaco Mastromauro (foto sotto), e Nicola Di Sante, 50 anni, di Mosciano, che nel periodo in cui Paglione è stato sottoposto all'amministrazione di sostegno si è fatto ospitare a casa sua a Giulianova, risultando una sorta di sorvegliante. Tutti, ieri, sono stati rinviati a giudizio dal gup Roberto Veneziano con il processo che si aprirà a dicembre. Già costituite le parti civili, che sono i tre nipoti del mecenate e la curatela.
I fatti contestati risalirebbero ad un periodo che va dal 2019 fino a giugno del 2021, quando, secondo l'accusa: la pm Laura Colica, Paglione non poteva più provvedere autonomamente ai propri interessi tant'è che nell'ultimo anno aveva un amministratore di sostegno nominato dal tribunale. In quel periodo, quindi, i Guerrucci avrebbero approfittato, si legge nella citazione del tribunale riportata oggi sul Messaggero Abruzzo, di questa sua presunta incapacità riuscendo, così come ricostruito dalle movimentazioni bancarie, a farsi aprire diversi conti, alcuni dei quali poi chiusi, dove versare assegni da ritirare o spostare, farsi fare bonifici e farsi consegnare assegni da depositare su altri conti a loro intestati. L'intero elenco inizia con un conto corrente di 500mila euro aperto a luglio del 2020 e depauperato a dicembre. Ma già prima, a marzo 2019, l'accusa contesta un assegno da 100mila euro consegnato all'architetta, al quale ne sono seguiti altri per importi che superano il mezzo milione di euro complessivamente. La donna avrebbe, inoltre, ricevuto, a titolo di regalia, pure numerosi quadri di valore della collezione di Paglione. Non solo. Avrebbe pure avuto in comodato d'uso gratuito la dependance, così come le viene contestato, dell'abitazione di Giulianova dove il mecenate viveva in via dello Splendore. A ricevere lo stesso trattamento di riguardo, che includeva soldi, assegni e quadri, ci sarebbe stato anche il sorvegliante, Di Sante, conclude il quotidiano romano.
Subito dopo la morte di Paglione, nello studio del notaio Lauro, fu aperto il testamento scritto di suo pugno. La città di Giulianova rientra nel testamento, soprattutto la villa con annessa dependance che si trova nell’ampio giardino. Questi edifici, con tutte le opere che contengono, le ha lasciate in eredità al parroco del Duomo di San Flaviano, don Enzo Manes e ai frati del Santuario della Madonna dello Splendore, ma con una clausola molto importante e cioè che, dopo l’accettazione, casa ed opere vengano affidate al Comune di Giulianova perché vi realizzi un Centro studi d’arte. Inoltre, sette periti dovranno vigilare sul patrimonio lasciato da Paglione.
Il suo sogno? «Trasformare l’Abruzzo in un museo diffuso affinché la bellezza raggiunga il maggior numero di persone, riempia i loro occhi, tocchi il loro cuore e gli faccia percepire la luce che c’è sempre oltre il buio». Queste donazioni – aveva spiegato un giorno Paglione - rappresentano – «il mio omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all’arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza che, com’è stato per me». Nell'attesa che vengano rispettate le sue volontà si aprirà un processo a dicembre prossimo.