Non è stato ancora trovato l'albanese evaso stanotte dal Carcere di Castrogno con l'aiuto di un drone. Le ricerche delle forze dell'ordine sono ad ampio raggio e si sta scandagliando tutta la Regione e la provincia di Teramo anche se le ricerche sono diramate a livello nazionale Si tratta di D.R di 39 anni finito a Castrogno in carcere per droga e rapine varie e recluso a Teramo da fine giugno su ordine dei magitrati di Bologna. Aveva un lunga pena da scontare. A coordinare l'indagine da parte della Procura è il dottor Rosati.
Secondo quanto ricostruito dagli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Teramo, l'evaso si sarebbe calato con una grossa corda, dalla finestra
del bagno della sua cella, da cui aveva rimosso una parte della grata delle sbarre. Per confondere gli agenti, il 39enne albanese avrebbe simulato la presenza di un altro soggetto all'interno della cella. Lo stesso era finito in manette nell'ambito di un'operazione della Direzione distrettuale
Antimafia di Bologna contro un'associazione specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti.
"Si sospetta l'aiuto di un drone per la consegna di strumenti utili con i quali il detenuto albanese ha effettuato l'evasione in nottata dal carcere di Teramo.
La scoperta della fuga solo questa mattina", precisa Gino Ciampa, Fp Cgil Polizia Penitenziaria per l'Abruzzo. "Da quanto si apprende - dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa Polizia Penitenziaria - probabilmente avvalendosi di un filo d'angelo, il detenuto avrebbe tagliato le sbarre della finestra della propria cella al terzo piano per calarsi con una corda e darsi alla fuga. Ci sarà tempo e modo
per approfondire la dinamica, ancora incerta per le notizie frammentarie che pervengono, ma di certo questo è l'ennesimo
episodio che mette a nudo il fallimento totale di carceri colabrodo che non assolvono minimamente alla loro funzione".
"Serve immediatamente un decreto carceri che, con procedure accelerate, consenta urgentissime assunzioni straordinarie nel
Corpo di polizia penitenziaria, mancante di 18mila unità, la dotazione di adeguati equipaggiamenti e tecnologie e il
deflazionamento della densità detentiva, nonché, parallelamente, un legge delega per riforme complessive e strutturali del
sistema d'esecuzione penale, particolarmente quello inframurario, che reingegnerizzino il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e riorganizzino il Corpo di polizia penitenziaria", conclude De Fazio.