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VioleborNel 1999 le Nazioni Unite hanno deliberato che il 25 novembre venga considerato come la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Per questa occasione l’associazione “Società Clivile” organizzatrice del Premio Borsellino, la Polizia di Statol’assessorato al sociale della Regione Abruzzola sezione abruzzese della associazione nazionale magistratiorganizzano in Abruzzo 6giornate, dal 22 al 27 novembre,sul tema “questo non è amore”,per dire «No» alla violenza di genere.

Un percorso riflessivo e di sensibilizzazione che si articolerà in 10 diversi momenti tra incontri riservati alle scuole, la presenza del camper del progetto “questo non è amore” della Polizia di Stato nei punti più centrali di Pescara, L’Aquila e Teramo, incontri pubblici, flashmobreading teatrali, presentazione di libri e la mostrafotografica di Cristian Palmieri, con un calendario che sarà presentato Lunedi 20 novembre alle ore 10,30 nella sala riunioni della questura di Teramo in viale Bovio alla presenza del Prefetto di Teramo Fabrizio Stelo, del Questore Carmine Soriente, dell’assessore regionale Pietro Quaresimale e di Leonardo Nodari della A.P.S. “Società Civile” .

Una manifestazione importante e quanto mai opportunamentre registriamo l’ennesima tragedia che ha come vittima una giovane donna che voleva vivere la sua vita. Spezzata, ancora una volta, da chi promette amore e non sa di cosa parla. Il caso di cronaca di Giulia è uno dei 100 e più casi di omicidio registrati nel solo 2023 in Italia. Un caso che ha reso drammaticamente chiara l’esigenza di portare avanti un programma culturale volto all’estirpazione di ogni tipo di violenza sulle donne. Un dato inaccettabile che pone il nostro Paese tra i 5 Paesi in Europa con il più alto numero di donne vittime di femminicidio, ovvero omicidio intenzionale, un drammatico fenomeno che trova in gran parte dei casi la sua folle radice in una cultura che non contempla per la donna nessuna emancipazione dai ruoli inferiori prescritti, traducendosi troppo spesso in atti di violenza psicologica o fisica.Se è vero infatti che la violenza contro le donne è un fenomeno tristemente radicato nella società, ed in continuo e tragico aumento. Se è vero che non fa distinzione tra classi sociali, provenienza geografica, istruzione, età, cultura. Se è vero che le cause sono da ricercare in un contesto di ruoli, stereotipi, valori e credenze basate su una disparità tra donne e uomini, che rendono la violenza di genere un comportamento possibile, tollerabile, fino a considerarlo accettabile in certe particolari condizioni, tutto ciò significa che è un problema culturale

E se il problema è culturale, insieme alla giusta repressione, insieme ad un giusto aumento delle pene ed a tempi più veloci, è necessaria un’opera culturale sempre maggiore svolgendo azioni di sensibilizzazione, formazione e prevenzione. Partendo dalle scuole. Perché la violenza possa essere conosciuta e riconosciuta, favorendo l’emersione di fatti troppo spesso restano nascosti nel silenzio e nella solitudine e per far in modo che chi la subisca possa chiedere aiuto concreto, ascolto vero, supporto e protezione immediata.  E’ infatti dimostrato come le cause maggiormente responsabili del verificarsi e perpetuarsi della violenza e degli abusi, intra ed extra familiari, siano da ricondursi all’isolamento, alla solitudine, all’abbandono, all’indifferenza ed alla superficialità.