Ancora tensioni all’interno del carcere di Teramo, dove nei giorni scorsi si è
nuovamente scatenato l’inferno in una sezione detentiva.
Una sessantina di detenuti ha avviato una decisa protesta, condita da disordini interni
e danneggiamenti vari, per una situazione che rasenta ormai i limiti della tollerabilità: finestre
e vetri mancanti, assenza di erogazione di acqua calda e malfunzionamento degli impianti
termoidraulici. Questi, alcuni dei disagi posti alla base delle violente reazioni che rischiano
ogni giorno di scatenare pericolose rivolte interne.
E se fino ad oggi encomiabili sono stati gli sforzi del Corpo di Polizia Penitenziaria per
contenere il potenziale esplosivo accumulatosi all’interno del Carcere di Castrogno, per il
futuro, è sempre più concreto il rischio che qualcuno possa davvero ‘farsi male’
.
L’insediamento di un nuovo direttore nel carcere di Castrogno aveva indotto a sperare
in azioni risolutive che però tardano ad arrivare.
In tale scenario si inserisce un’aggravata sofferenza organica conseguente al piano di
smaltimento del congedo ordinario arretrato: azione a cui questo Sindacato non può non
plaudire, trattandosi di diritto insopprimibile del dipendente, per altro soggetto a caducazione
in caso di mancata fruizione. Rispetto a ciò, tuttavia, ci si sarebbe aspettato un “aiuto”
dall’esterno, teso a sostituire – magari con personale in missione – quello forzatamente
assente.
Al contrario, al fine di sopperire all’assenza del personale in congedo, altri devono
effettuare turni “infiniti” a cui non seguirà giusta retribuzione del lavoro straordinario per
superamento dei limiti individuali. Condizione, questa, che ha del paradossale.
Il risultato è che si compiono sforzi sovraumani per ricoprire i principali e nevralgici
presidi di sicurezza del carcere.
A latere di tali problemi strettamente gestionali, vi sono le condizioni
igienico/ambientali: il Castrogno sembra divenire una discarica a cielo aperto, vi sono cumuli
di immondizia ovunque. Sul punto ci chiediamo cosa sia stato fatto per lo smaltimento e/o il
recupero, nonostante gli interventi ASL effettuati a ridosso della scorsa estate siano stati
severi e perentori.
Nelle condizioni descritte, non è peregrina l’ipotesi per la quale allo scendere delle
temperature salirà con tendenza inversamente proporzionale la “temperatura” all’interno del
carcere, nel senso che il clima diventerà sempre più incandescente!
Cosa possa accadere ai Poliziotti Penitenziari durante il loro servizio è ormai lasciato
al caso ed il rischio per la loro incolumità è più che mai attuale e concreto.
Intanto, il reparto di Polizia Penitenziaria protesta in modo desolatamente frustrante
contro una Direzione sorda e dalla quale, ormai da giorni, ha preso le dovute distanze
interrompendo ogni rapporto sindacale.
Urge un intervento degli organi sovraordinati!
Il Segretario Regionale Rita M. CERICOLA