Se c’era un modo per spiegare perché ho detto nell’assemblea pubblica di sabato scorso al sindaco Gianguido D’Alberto (a muso duro, lo ammetto), che non mi fidavo di lui e delle sue parole, e delle sue promesse per la soluzione dell’annoso problema della convenzione relativa allo stadio di Piano d’Accio, non ne poteva uscire uno migliore e più convincente. La convenzione con la Easy Help sui parcheggi blu a pagamento è eloquente, quale non avrebbe potuto essere di più.
Dei tre capi di imputazione che ho elevato a carico dell’attuale sindaco, me ne è stato contestato anche da qualche giornalista uno: mi si è fatto notare che la convenzione del 2006-2008 non l’aveva sottoscritta lui. Questo confermava che il secondo capo di imputazione era del tutto realistico: nel 2019 lui quella stessa convenzione l’aveva conservata così com’era e l’aveva fatta sua, dopo aver lasciato credere, invece, con le sue dichiarazioni, che l’aveva cambiata riequilibrando i bracci della bilancia degli interessi e pubblici e quelli privati. Ma, a parte questo, è indubitabile che la convenzione con la Easy Help l’ha fatta lui e, se quella del 2006-2008 per lo stadio non la fece lui (ma la fece sua nel 2019, lo ricordo ancora), e lui l’ha definita fatta con i piedi, è evidente che anche questa con la Easy Help non è che sia stata fatta con la testa.
E’ stata fatta anche peggio, con gli strumenti con i quali si pigia l’uva quando la si pigia con i piedi. E non meno a favore degli interessi privati del gestore è rispetto alla convenzione per la gestione dello stadio. Ecco, non mi fido di D’Alberto e delle sue promesse non solo perché trovo piuttosto vaghe e nebulose le sue proposte di separare la parte sportiva dalla parte commerciale rispetto a quella convenzione. - Tra l’altro non ha chiarito se le due parti, sportiva e commerciale, siano relative allo stadio (la parte commerciale della quale parla è relativa allimpianto sportivo o al centro commerciale?),
Non mi fido di D’Alberto perché D’Alberto è colui che ha firmato la convenzione sui parcheggi, che penalizza fortemente Teramo e i teramani e favorisce solo il privato, al quale viene garantita una gestione da far west dell’intero patrimonio “parcheggistico” della città. Una volta a Teramo è stato consentito di rendere edificabile qualsiasi area, oggi si consente di rendere “parcheggiabile a pagamento” qualsiasi area del centro storico e di gran parte della periferie. Siamo alla follia: tutto immerso nel blu dipinto di blu. Quale batterio o quale virus ha obnubilato la mente dei nostri amministratori, contro i quali si stanno scatenando le proteste generali di tanti cittadini, perfino di taluni che hanno accanitamente sostenuto elettoralmente il sindaco e i suoi collaboratori?
Quale analfabetismo politico ed amministrativo di ritorno ha potuto portare ad un simile sbaglio? Quale impotenza di fronte ad un privato che si è fatto forte della propria forza? Se D’Alberto dice a proposito della convenzione sullo stadio: “Non sono stato io”, non può dire lo stesso e pronunciare la stessa frase a proposito della convenzione sui parcheggi. A meno che… a meno che non si prenda in considerazione l’idea – che sarebbe un sospetto – che la manina che ha idealmente firmato la convenzione sui parcheggi non sia la sua ma quella di tale Filipponi, che io non conosco personalmente, ma che qualcuno dice sia “l’anima nera” dell’attuale amministrazione. Che ci si trovi davanti ad un nuovo Jago e ad un nuovo Otello? E Teramo è Desdemona? E chi la strozzerà? Otello, ancora, o questa volta Jago? Mi si dice pure che il tale Filipponi stia seguendo un percorso lungo il quale egli si vedrebbe, nell’ultimo tratto, nel ruolo di sindaco, successore di D’Alberto. Mah… io rispondo: “Mah”… Le favole esopiche ci ammoniscono sulla fine che fanno le rane che si gonfiano troppo. In molti dovrebbero rileggerle le favole di Esopo, anche quelle di Fedro. Sono così belle… e poi fanno capire agli uomini gli eventuali sbagli che si possono commettere partendo dall’illustrazione di quelli che si fanno nel mondo animale.
Comunque credo di avere spiegato a sufficienza perché non mi fido di D’Alberto, non mi fido di quelli che cambiano il significato delle parole e ne usano alcune dando ad esse un significato diverso da quello che esse hanno, per esempio dicendo “riqualificazione” e intendendo dire “abbattimento”, oppure “parcheggio” intendendo dire “tassa”. Nel criticare questo abuso commesso dai sofisti nei loro falsi ragionamenti, Aristotele parlava di “quaternio terminorum”: consiste nell’introdurre in un sillogismo un quarto termine, uno in più dei tre classici, cioè una stessa parola con significato doppio, in una delle tre proposizioni che compongono un sillogismo, solitamente come termine “medio”.
D’Alberto, che ha fatto il liceo classico, dovrebbe sapere di che cosa sto parlando.
Elso Simone Serpentini