Semi bagarre, oggi nella riunione dei comitati di quartiere con il pool di esperti dell'Università di Camerino, con l'assessore Ciapanna ed il dirigente Cimini, sul nuovo PUC che dovrà essere approvato entro i prossimi tre anni, almeno questo è nell'anima degli amministratori teramani. Chissà come finirà invece...
Si sono registrati momenti di tensione tra l'architetto Esposito, che ha parlato per conto di cittadini e di sei Comitati di quartiere: Comitato Stazione, Comitato S.Berardo, Comitato S.Nicolò a T., Comitato S.Leonardo, Comitato Cona, Comitato Castello e l'assessore Ciapanna, spalleggiato dall'architetto D'Annuntiis, sui tempi e i modi della riunione e sono volate parole importanti, per sottolineare (e cercare di fermare) un degrado oramai inesorabile.
Di seguito il documento lasciato dai sei comitati e residenti all'amministrazione:
Spett. Amministrazione Comunale di Teramo. Incontro al Parco della Scienza del 5 Novembre 2023,
Premessa
Il documento inviato dall’Amministrazione Comunale , è stato esaminato dal sottoscritto
unitamente ai rappresentanti di alcuni Comitati di quartiere, ritenendolo non corretto,
fuorviante e privo di utilità; per i motivi che andrò tra poco ad enunciare. Lo diciamo
in modo garbato, senza enfasi, in modo costruttivo, senza voler dare voti da maestra di
scuola. Ma lo diciamo in modo fermo e risoluto come richiede la delicatezza del momento.
Il sottoscritto è stato pertanto delegato dai Consigli Direttivi di sei Comitati di quartiere
- Comitato Stazione, Comitato S.Berardo, Comitato S.Nicolò a T., Comitato
S.Leonardo, Comitato Cona, Comitato Castello; più amici di altri quartieri - per
esprimere anche a loro nome il disappunto di molti cittadini che - amando seriamente la
loro città -, si sentono offesi e presi in giro da quella che potrebbe essere letta come
un’ennesima provocazione.
L’incontro di oggi non è corretto nella forma, nei tempi e nella sostanza.
1 Non è corretto nella forma ,
Perché da un’analisi dei termini usati non si riesce a comprendere i soggetti, gli
oggetti ed i perché. Proviamo a leggere.
Temi oggetto del confronto :
a) Progetti attuali e futuri : Progetti di Chi ? Privati o pubblici ? Di piccola
scala o di grande scala? Economici o sociali? Perchè e come confrontarci con
ricercatori della scuola di architettura e design di Ascoli Piceno ?
b) Le criticità da affrontare relativamente a temi da trattare e soggetti da
coinvolgere. Quali sono le criticità? Quali sono i temi da trattare e quali i
soggetti da coinvolgere ? Come si fa a parlare di criticità se ancora non ci sono
temi e proposte ?
c) Programmazione degli ambiti d’interesse e temi da approfondire. Come
si fa a programmare ambiti d’interesse che ancora non esistono e ad
approfondire temi che non esistono?
d) Suggerimenti da proporre relativamente alle proprie aree d’appartenenza.
Ogni suggerimento dev’essere frutto di studi, ricerche, analisi, prima di essere
proposto. Chi assicura questa elaborazione ? E perché solo relativa alle proprie
aree d’appartenenza ?
e) E’ richiesta la partecipazione con materiale eventualmente utile a
suggerimenti opportuni, al fine della stesura del documento d’indirizzo.
Quale materiale utile? Progetti, disegni, ricerche ? Redatti da chi ? A che
titolo ? Per integrare quali suggerimenti ? Come mai si chiede a noi di fornire
materiale per stendere un documento d’indirizzo ?
2 Non è corretto nei tempi.
La città è come un ORGANISMO malato. I malati hanno bisogno di ospedali attrezzati
e medici capaci. Pensare di curare i malati attraverso una finta partecipazione , con tavoli
di lavoro improvvisati, - come scritto nella lettera d’invito inviata dal comune - in cui
ognuno può arrivare e proporre “temi da trattare, criticità da affrontare, suggerimenti , proposte
operative, ambiti d’interesse” è del tutto FUORI LUOGO.
Chiamare ora , in queta maniera, a formare tavoli operatori improvvisati non ha senso :
dichiarare di essere già partiti, di aver già formalizzato incarichi, e venire ora a chiedere al
cittadino inconsapevole di sedersi ad un tavolo tanto per offrire idee, può significare solo
due cose :
- La prima : il tentativo di mettersi la coscienza a posto e tentare di far passare quattro
ore trascorse insieme come partecipazione; in tal caso trattasi di comportamento
altamente offensivo nei confronti dei cittadini per bene e intelligenti della nostra
comunità.
- La seconda : l’incapacità di comprendere la gravità della malattia in corso (la decadenza
che si trasforma in declino) affrontandola con metodi e farmaci superati ed inefficaci.
In questo secondo caso, occorre preoccuparsi ancor più, perché significa che le poche
scialuppe rimaste sono prive di guide e di mete da perseguire.
3 Non è corretto nella sostanza.
Mi riallaccio all’aggettivo usato in premessa : ‘ENNESIMA, riferito alla provocazione, in
quanto personalmente ho avuto modo più volte, in particolare negli ultimi anni, -
attraverso articoli, relazioni , partecipazioni a convegni, partecipazione a webinar ed
incontri promossi dalla Amministrazione comunale , colloqui con il Sindaco e documenti
a lui consegnati, colloqui con Amministratori ed altri rappresentanti istituzionali, di
illustrare - in qualità di professionista dedito all’urbanistica e componente di Associazioni
nazionali del settore - le difficoltà e le complessità della trasformazione epocale che stiamo
attraversando : una trasformazione che richiede interventi di portata adeguata per essere
anche pur semplicemente ‘affrontata’, pena l’essere travolti come da un mare in tempesta.
Molte riflessioni e suggerimenti sono stati offerti e presentati, senza alcun esito, anche
come componente della commissione urbanistica dell’Ordine degli architetti e di
Associazioni culturali che si occupano da anni di problematiche inerenti il nostro territorio
e la nostra comunità. In occasione di alcuni incontri pubblici, organizzati
dall’Amministrazione Comunale presso la sala dell’Arca, presso il Castello della Monica,
presso la sala dell’IPOGEO, presso questa stessa sede di oggi, il sottoscritto ha
evidenziato e denunciato non solo la gravità della situazione ma anche – cosa ben più
grave - il mancato percepimento di tale gravità. Di cui il documento in esame è la palese
dimostrazione; ingenerando il sospetto che esso possa essere non solo il frutto di
leggerezza e non conoscenza delle problematiche, ma anche – cosa ben più grave – frutto
di una scelta precisa, quella cioè di poter prendere in giro il cittadino confidando in una
sua dabbenaggine, in una sua apatia, in un suo distacco dal bene civico , di potersi cioè
sentire autorizzati a procedere ad orecchie chiuse ed occhi bendati tanto il cittadino è
considerato ‘assente’, sottomesso e incline a sopportare tutto . Si confida, in poche parole,
sulla presunta insensibilità o mancata presa di coscienza di una vasta fetta della comunità,
per continuare a procedere in modo sbagliato ed irriguardoso.
Ma al di là dell’offesa alle nostre intelligenze, che pure meriterebbe adeguata richiesta di
scuse, ciò che ci preme denunciare è la gravità crescente della decadenza della nostra città,
infittita giorno per giorno di episodi che – messi insieme – incutono il timore di un declino
vero e proprio. La mancanza di una visione è ben rappresentata dall’ultimo episodio,
avvenuto appena pochi giorni or sono, che esprime meglio di ogni altro tale gravità :
l’Unione degli Industriali di Teramo (alias Confindustria) chiude la sua esistenza e decide
di associarsi (peraltro per incorporazione….) all’Unione industriali di Pescara e Chieti.
Evento gravissimo, passato sotto silenzio dall’Amministrazione Comunale che assiste –
anche qui per l’ennesima volta - alla scomparsa di un bene pubblico di tale portata, senza
intervenire in modo deciso, senza chiedere perché o spiegazioni. Un evento doppiamente
grave, perché lo spostamento della Camera di Commercio ad Aquila e dell’Unione
industriale a Pescara Chieti (sommato al crescente interesse rivolto ad Asoli Piceno da
parte dell’Unione Val Vibrata) renderà strabici non solo i pochi - ma bravi e coraggiosi -
imprenditori teramani, ma anche l’intera nostra comunità.
L’illusione di poter fermare tale decadenza avanzata attraverso misure saltuarie, slegate da
un effettivo contesto, con mezzi inadeguati, è paragonabile al tentativo di un medico
impreparato e/o incosciente che intendesse curare con una banale aspirina la
degenerazione avanzata di uno o più organi.
In conclusione
La nostra città presenta ferite assimilabili a quelle di un malato grave. Chi non ha
compreso la gravità della situazione o ha perso l’uso della vista o si comporta come uno
struzzo, mettendo la testa sotto terra e fingendo di non vedere. Prima di assumere il rischio
di una fine ingloriosa, è necessario approntare tutte le cure possibili ed immaginabili,
concentrarsi con tutte le risorse temporali, economiche e di competenze per definire e
scegliere le misure da adottare.
Con dimostrazione di grande disponibilità e senso civico, il sottoscritto ed i sei
rappresentanti dei Comitati di quartiere citati desiderano fornire – per l’ennesima volta –
un contributo fattivo, nell’ottica – a me cara - del “Sempre mirando a costruire e non a
distruggere” . Con il presente intervento si intende quindi, garbatamente, far rilevare
l’errore metodologico in atto, nonché richiedere l’annullamento di scelte unilaterali e non
adeguate che rivelano la mancata percezione delle situazioni in essere.
Non intendiamo offrire ricette preconfezionate, ancorchè ben ragionate nel tempo
PROPONIAMO UN CAMBIO DI METODO, suggeriamo la creazione preventiva di
una piattaforma adeguata, una struttura stabile, dotata di risorse adeguate, che possa
mettere bene a fuoco le problematiche esistenti ed operare con continuità.
La presentazione piena e completa di questo metodo non può esprimersi ed esaurirsi in
una semplice enunciazione, per di più in un ambito ristretto come quello della giornata
odierna. Sono, e credo siamo, disponibili a presentare questa piattaforma , la metodologia
operativa e la visione da perseguire in un incontro specifico e mirato.
A tale scopo ho sintetizzato in un breve documento alcune delle riflessioni e dei
suggerimenti avanzati, a suo tempo, al sig. Sindaco. Dette parziali riflessioni , rimaste
senza esito, sono state affidate - in forma riservata - ad un notaio e ad una personalità
istituzionale, acciocchè ne rimanga traccia. Sono, e credo ‘siamo’, disponibili a mettere
a disposizione tale materiale in forma gratuita, a condizione che ne vengano riconosciute
paternità culturali, sociali e professionali. Non è bello peraltro che si affidino incarichi e
si paghino personaggi esterni per lavori ed attività che potrebbero essere svolti con pari
dignità , minori costi, minori tempi, attraverso professionalità cittadine. La nostra città,
contrariamente a quanto ‘provincialmente’ attuato, presenta professionalità di alto livello
in vari settori di attività e professioni.
Ribadiamo che i punti nevralgici del problema sono il Metodo e la Visione. Su di essi
occorre concentrarsi.
Ho sintetizzato in un logo il pericolosissimo guado in cui ci troviamo: ci troviamo
‘Tra il non più ed il non ancora”
per significare la sponda abbandonata e quella , lontana, ancora da raggiungere. Questo
guado può essere superato solo attraverso un’opera straordinaria, un sogno
apparentemente utopico da trasformare in realtà con l’impegno di tutti.
Arch. Franco Esposito
Aggiungo la breve specifica, aggiunta a voce, relativa alla differenza tra
‘partecipazione’ e ‘coinvolgimento’. Il primo termine (spesso evocato) si riduce
spesso ad una presenza di numero e di facciata, che si rivela in tal modo passiva.
Con il secondo termine si evidenzia il contributo attivo, responsabile, fattivo, di chi invece
ha preso coscienza e si impegna, concretamente, a fornire il proprio contributo.
(Ho espresso e motivato in decine di incontri e convegni il perché di un profondo
convincimento : alcuna meta può essere raggiunta , nel settore della crescita civile,
senza il COINVOLGIMENTO della comunità ).