×

Avviso

Non ci sono cétégorie
1412358053-7751-conferenza-1_big Decolla l’inchiesta avviata da Procura e Forestale dopo il crollo di un balcone nel Progetto Case di Cese di Preturo all’Aquila. Ci si trova, pertanto, non di fronte a un caso isolato ma a uno scandalo di dimensioni inattese. Il pericolo di eventi simili dopo i primi riscontri ha spinto gli investigatori a chiedere e ottenere dal giudice Giuseppe Romano Gargarella un provvedimento shock: il sequestro di 800 balconi sui quali fare le verifiche. Per cui, come ha detto il pm Fausto Cardella, sarà vietato affacciarsi. La notizia è stata data in una conferenza stampa nel comando regionale della Forestale, presenti, oltre a Cardella, il comandante provinciale Nevio Savini e il pm Roberta D’Avolio. I balconi sono circa 800 a fronte di 494 alloggi prefabbricati antisismici costruiti nel post-terremoto dell’Aquila. Si tratta di edifici del Progetto Case negli insediamenti di Cese di Preturo, Collebrincioni, Coppito 2, Sassa 2 e Arischia. In tutto le piastre interessate sono 22. Il procuratore Cardella e il pm titolare dell’inchiesta Roberta D’Avolio hanno illustrato le ipotesi di reato, per ora contro ignoti che sono: di crollo colposo e frode in pubbliche forniture. Al maxi-sequestro si è arrivati in quanto per legge dev’esserci la conservazione della prova contro il rischio manomissione. Lunedì, quindi, comincerà da Cese di Preturo la fase dell’apposizione dei sigilli che, tra l’altro, come ha spiegato il procuratore, saranno utili per evitare l’utilizzo degli stessi come prescritto anche nell’ordinanza del sindaco dell’Aquila subito dopo il crollo. L’inchiesta della Procura, oltre alla ipotesi di reato di crollo colposo e frode nelle pubbliche forniture, sta prendendo in esame anche eventuali responsabilità nel processo di manutenzione ordinaria e straordinaria. L’indagine sul legname fornito dalla azienda Safwood (fallita) per un appalto di 11 milioni, e che non sarebbe stato della qualità richiesta, è della Procura di Piacenza: in essa, oltre a varie ipotesi di bancarotta fraudolenta, si ipotizzava anche il reato di truffa per aver partecipato all’appalto per la ricostruzione post-terremoto in Abruzzo presentando credenziali false. Cardella ha detto che ancora non possiede gli atti di Piacenza. Nel corso della conferenza stampa è stato ribadito che si tenterà di andare avanti con la massima celerità visto che i fatti risalgono al 2009 e, dunque, si avvicina pericolosamente il rischio prescrizione di sette anni e mezzo.