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Ceneria“Cosa c’è di più irrispettoso che non rispettare le ultime volontà di un defunto? Sembrerà incredibile, ma il Comune di Teramo è riuscito a compiere anche questa offesa alla memoria di un cittadino trapassato a miglior vita”.  È la denuncia che Maria Cristina Marroni, oggi, ha portato in Consiglio Comunale. I fatti:  un residente teramano, prima del decesso, ha formalizzato per iscritto di proprio pugno (e con tanto di marca da bollo) la volontà di essere cremato e di disperdere le proprie ceneri “nel Comune di Teramo”, in particolare lungo il “fiume Tordino”. E ha lasciato al proprio figlio il preciso incarico di compiere tali ultime volontà.

Dopo la morte la salma è stata cremata nel Comune di Ascoli Piceno e le ceneri sono state immesse dentro un’urna “piombata e sigillata” che è stata riconsegnata al Comune di Teramo.

“A questo punto il diligente figlio del defunto ha presentato istanza al Comune per la dispersione delle ceneri secondo le volontà del proprio genitore - spiega la Marroni - ma, inopinatamente quanto inspiegabilmente, il Comune di Teramo ha formalmente negato l’autorizzazione alla dispersione”.

Per tale evenienza, l’art. 3 comma 1 lett. c) della Legge n. 130/2001 (rubricata “Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri”) dispone esplicitamente che “la dispersione delle ceneri è consentita, nel rispetto della volontà del defunto, unicamente in aree a ciò appositamente destinate all’interno dei cimiteri o in natura o in aree private; (…); la dispersione delle ceneri è in ogni caso vietata nei centri abitati (…); la dispersione in mare, nei laghi e nei fiumi è consentita nei tratti liberi da natanti e da manufatti”.

Quindi la legge nazionale consente la dispersione delle ceneri lungo i fiumi, ivi compreso il Tordino.

Una successiva Legge Regionale Abruzzese, la L.R. n. 41/2012 (rubricata “Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria”), disciplina ulteriormente la fattispecie.

L’art. 34, dedicato proprio alla “Dispersione delle ceneri”, al comma 1 dispone precisamente che “La dispersione delle ceneri, autorizzata dall’ufficiale dello stato civile ai sensi della legge 130/2001, è consentita: a) in aree a ciò appositamente destinate all’interno dei cimiteri; b) in natura; c) in aree private”.

Il successivo comma 2 prescrive ulteriormente che “La dispersione delle ceneri in natura è consentita nei seguenti luoghi: a) in montagna, a distanza di almeno duecento metri da centri ed insediamenti abitativi; b) nei laghi, ad oltre cento metri dalla riva; c) nei fiumi; d) in mare; e) in aree naturali ad una distanza di almeno duecento metri da centri ed insediamenti abitativi; f) negli altri luoghi previsti dalla normativa statale”.

Il seguente comma 3 pone un’avvertenza: “La dispersione nei laghi, nei fiumi, in mare e in altri corsi d’acqua è consentita nei tratti liberi da manufatti e da natanti”.

Ne consegue che anche la legge regionale dell’Abruzzo consenta esplicitamente la dispersione delle ceneri lungo i fiumi, ivi compreso il Tordino, in ossequio alle ultime volontà del de cuius in questione.

“Eppure, con un odioso burocratese, il Comune di Teramo ha osato l’inosabile: ha emesso un provvedimento di diniego attraverso il quale ha negato la richiesta autorizzazione alla dispersione delle ceneri - racconta ma consigliera Marroni - nonostante la successiva corrispondenza legale, per ben tre mesi il Comune ha incredibilmente trattenuto l’urna contenente le ceneri del defunto in parola, senza modificare il proprio iniziale diniego.

Dopo 90 lunghissimi giorni, nei quali si può  immaginare la frustrazione e la rabbia dei familiari del deceduto, il Comune di Teramo – nel restituire al figlio l’urna contenente le ceneri del genitore – ha finalmente modificato le proprie decisioni, compiendo però l’ennesimo oltraggio alla memoria della vittima. Infatti, lungi dall’autorizzare la dispersione lungo il fiume in ossequio alle disposizioni legislative vigenti, il Comune ha sì emanato un’autorizzazione, ma di tenore del tutto contrario alle volontà del defunto: si autorizza la dispersione nel cinerario comune del cimitero di Ascoli Piceno delle ceneri derivanti dalla cremazione”.

E oltre al danno, la beffa. Aggiunge infatti il Comune che “Copia del verbale di dispersione dovrà essere trasmesso all’Ufficio di Stato Civile del Comune di Teramo”.

Cioè a dire che il Comune vuole sincerarsi con ogni possibile prova che non vengano rispettate le ultime volontà del defunto.

“Una barbarie giuridica, ma soprattutto una barbarie umana che offende i familiari del deceduto, gli eredi e il rispetto che si deve alla memoria di ciascun caro estinto”.