Rischia di passare da “Caso” a “Scandalo”, la vicenda delle elezioni annullate ad Atri. Il Consiglio di Stato, infatti, ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo per le eventuali valutazioni di competenza.
Scrivono i giudici del Tribunale amministrativo d’appello: «…valutando nel loro complesso gli errori e le omissioni compiute nelle verbalizzazioni della varie Sezioni unitamente all’episodio verificatosi nella Sezione n. 7, relativo al possesso di due schede elettorali… sussistono gli elementi per ravvisare un concreto sospetto di utilizzo della “scheda ballerina”, non essendo possibile verificare ex post che tutte le schede autenticate siano state conteggiate ed essendo una elettrice in possesso di due schede. Pertanto, le circostanze di fatto verificatesi e le omissioni e gli errori nella verbalizzazione conducono a ritenere sussistente un quadro delle operazioni elettorali del Comune di Atri idoneo a rendere i voti espressi non liberi né segreti, in violazione dell’art. 48 della Costituzione e la competizione elettorale non trasparente e non rispondente alla effettiva volontà del corpo elettorale».
E’ un passaggio pesantissimo, che va oltre l’accertamento di un “errore”, ma tratteggia un’ipotesi di volontà nel condizionare l’esito delle elezioni.
«Ne deriva un vulnus insanabile alla regolarità complessiva delle operazioni elettorali effettuate nel Comune di Atri, per cui si può anche prescindere dalla prova di resistenza, considerato il minimo scarto di voti tra le due liste (pari a 11) e non potendovi essere certezza sul numero di schede illecitamente utilizzate».
I giudici amministrativi vanno dunque oltre la dimostrazione di un effettivo interesse del candidato sconfitto, che potrebbe avere interessi nell’esito delle verifiche, perché considerano i fatti talmente gravi da rendere necessario «…l’annullamento delle operazioni di voto e la ripetizione delle elezioni»
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