Nella riunione del consiglio comunale di Teramo di sabato 29 marzo 1958, il cui unico punto all’ordine del giorno era l’abbattimento del Teatro comunale ottocentesco per far posto ad un nuovo edificio che ospitasse un nuovo cine-teatro e i magazzini Standa, dato inizio alla discussione il primo dei consiglieri ad intervenire fu il consigliere missino prof. Lorenzo Di Poppa. Chiese di sapere quale parte del demanio comunale la costruzione del nuovo edificio avrebbe occupato e in quale piano avrebbe trovato posto la piccola sala per conferenze e riunioni. Si chiese, poi, se non fosse conveniente per il Comune, anziché affidare la costruzione e la successiva gestione del nuovo edificio ad imprenditori privati, contrarre un mutuo per eseguire l’opera in proprio e assumerne successivamente la gestione diretta. Osservò che, approvando la proposta del Sindaco, il Comune avrebbe “regalato” a imprenditori privati un’area demaniale preziosissima, considerando che le aree fabbricabili lungo il Viale Bovio avevano raggiunto il prezzo di oltre 20.000 lire al metro quadrato. Suggerì, in alternativa, di cedere altre aree, attualmente occupate da catapecchie, conseguendo così anche un risanamento igienico-eilizio.
Subito dopo prese la parola un altro consigliere missino, l’ing. Riccardo Martegiani, il quale esordì dicendo che la “questione” era “grossa” e non bisognava farsi prendere dalla fretta elettorale. Si disse contrario all’abbattimento del vecchio Teatro, che vantava “una lunga e luminosa tradizione artistica” e favorevole ad una ristrutturazione dell’immobile, parlò di “indovinati lavori di adattamento e trasformazione”, soluzione adottata da molti altri Comuni che, principalmente su iniziativa di privati, avevano costruito nuovi cinematografi. Approvando la proposta di abbattimento del teatro, disse, e costruendone uno nuovo, ci si sarebbe adattati a ritrovarsi fra 40 anni un edificio malandato e inidoneo come l’attuale.
Propose che, nel caso in cui si fosse ritenuto l’attuale vecchio Teatro “inidoneo ad essere conservato”, fosse destinato a sede del Liceo Musicale. L’ing. Martegiani lamentò l’incompiutezza e la genericità della relazione del Sindaco, dovuta alla mancanza di un regolare progetto, sottolineò che la proposta del Sindaco era diversa e difforme dalla decisione adottata nella riunione tra la Giunta comunale e i capogruppi, consistente nel bandire un concorso nazionale per il progetto di un cinema-teatro e, successivamente, nel procedere all’appalto per la realizzazione di un progetto scelto e per la gestione del teatro. Il terzo consigliere ad intervenire fu il comunista dott. Antonio Profeta, il quale disse che da tempo si sentiva a Teramo la necessità di un secondo e capace cinematografo.
Non era opportuno, disse, bandire un concorso nazionale, in quanto la procedura sarebbe risultata troppo lunga e forse avrebbe pregiudicato in maniera definitiva la costruzione di un nuovo moderno edificio. Inopportuno era secondo lui il richiamo alla calma, perché il problema era maturo e la Giunta aveva tardato anche troppo nel riportare la questione in consiglio con concrete proposte. Giudicò negativamente il fatto che la riunione tra Giunta e capigruppo avesse avanzato altre proposte rispetto a quella appena illustrata dal sindaco e che fosse stato diffuso un comunicato in merito che la stampa aveva pubblicato. Non era esatto sostenere che il Comune avrebbe ceduto a privati un’area di elevato costo, perché il patrimonio comunale non scompariva (come purtroppo era accaduto in altre occasioni, per la costruzione della stazione di rifornimento, per quella della rosticceria adiacente ala villa comunale(, anzi si sarebbe rinnovato e accresciuto.
Quanto all’osservazione dell’ing. Martegiani, il dott. Profeta disse che il nuovo fabbricato sarebbe stato vecchio dopo 40 anni anche se fosse stato costruito direttamente dal Comune contraendo un mutuo. Ma sarebbe stato in perfetta efficienza anche dopo 40 anni se il Comune avesse vigilato e preso le opportune garanzie per ottenere una costante manutenzione, ordinaria e straordinaria. Dopo aver celiato scherzosamente con il consigliere Di Poppa sul di lui riferimento alle “catapecchie”, il dott. Profeta concluse dicendo che era conveniente accettare la proposta del Sindaco e dare mandato alla Giunta di definire tutti i particolari della complessa convenzione, allo scopo di guadagnare tempo.
Raccomandò che il progetto esecutivo fosse corredato dal computo metrico e dall’analisi dei prezzi, ai fini di un controllo normale della spesa. Ne suo successivo intervento il consigliere comunista Armando Ammazzalorso rimproverò la Giunta per il ritardo, ingiustificato, con il quale l’importante questione era stata portata in consiglio e raccomando che, per l’avvenire, ogni decisione fosse più tempestiva. Valutando i pro e i contro, concluse, la proposta del sindaco, di abbattere il vecchio e costruire al suo posto un nuovo e moderno cinema-teatro non appariva contrario agli interessi del Comune e ai bisogni della cittadinanza, anche nella considerazione che sarebbero stato occupati diversi lavoratori.
Disse che era “indispensabile dare mano al piccone prestissimo, per ricostruire celermente” dopo l’abbattimento.
ELSO SIMONE SERPENTINI