Il Parlamento europeo protetto dal filo spinato e dai blindati della Polizia, è ora sotto l’assedio dimigliaia di trattori, mentre la protesta degli agricoltori contro la politica dell’UE dilaga in tutta Europa, con blocchi autostradali diffusi, occupazione di piazze e strade pubbliche.
La marcia di un grande convoglio di trattori diretto verso Parigi è stata fermata dal governo Macron, costretto a schierareveicoli blindati e un importante contingente di gendarmi.
Quali sono le ragioni della contestazione? Quali le richieste degli agricoltori?
Per un approfondimento abbiamo intervistato il presidente di Coldiretti Teramo, Emanuela Ripani.
Presidente, in tutta Europa gli agricoltori sono scesi in piazza, hanno bloccato strade e autostrade, assediato la sede del Parlamento europeo per contestare la politica della UE, quella dei governi ed hanno assunto una posizione critica contro le associazioni di categoria: quali sono le ragioni della protesta, cosa propongono e vogliono gli agricoltori?
In qualità di presidente di una organizzazione agricola, credo fortemente nel ruolo della rappresentanza e la storia di Coldiretti dimostra che i traguardi si ottengono con impegno e lungimiranza. Coldiretti è stata ed è la principale forza sociale del nostro Paese, la prima ad aver capito che il bisogno dell’agricoltore coincide con l’interesse del consumatore. In Italia, in questi ultimi venti anni, abbiamo ottenuto leggi e provvedimenti straordinari, cercando di lavorare con il mondo politico a prescindere dal “colore” del governo, e con il solo obiettivo di garantire futuro alle nostre imprese. Basta citare due leggi su tutte: quella sull’etichetta trasparente, battaglia iniziata negli anni 2000 subito dopo lo scandalo “mucca pazza”, che oggi consente di conoscere la provenienza della materia prima di quasi la totalità dei prodotti freschi e trasformati, e la recentissima legge che vieta la produzione e la commercializzazione del cibo sintetico. Sono venti anni che parliamo dell’importanza del cibo, e da oltre settanta tuteliamo la categoria che lo produce. Siamo tuttavia consapevoli, e lo abbiamo detto dai tempi del commissario Timmermans - con il quale ci siamo confrontati molto duramente, unici in Europa, aprendo una breccia - che la situazione europea è difficile. L’Unione sta andando verso normative scellerate che pesano, e peseranno, non solo sugli agricoltori ma anche sui cittadini. Uno dei grandi problemi resta quello delle importazioni di derrate alimentari che provengono da paesi extra Ue in cui le norme igienico sanitarie non hanno i nostri stessi standard qualitativi con una conseguente diminuzione dei costi di produzione e del prezzo finale con una forte penalizzazione dei nostri prodotti.
Qual è la posizione della Coldiretti? Quali iniziative intendete assumere per sostenere la lotta degli agricoltori?
Riteniamo che le mobilitazione vadano fatte nei luoghi e nei modi giusti. Oggi 1 febbraio a Bruxelles gli agricoltori italiani della Coldiretti sono in piazza, di fronte al Parlamento europeo, contro le follie dell’Ue che minacciano l’agricoltura italiana in occasione del Vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue, al quale partecipa anche il premier Giorgia Meloni.
In questa occasione con lo slogan “Non è l’Europa che vogliamo” un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia denunciano gli effetti delle politiche europee che mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne. Nelle ultime settimane Coldiretti ha intensificato gli incontri con altre realtà comunitarie e con Ministri dell’agricoltura di altri Stati membri. Coldiretti chiederà di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune (Pac) dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione davanti al blocco del commercio mondiale. Serve una decisa svolta nelle politiche Europee per valorizzare le terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori. Tra i tanti argomenti, chiediamo in particolare che sia cancellato definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Pac. Si tratta, come diciamo da anni, di una scelta sbagliata perché non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare.
Quale la situazione, in particolare, degli agricoltori abruzzesi vostri iscritti?
A preoccupare sono sicuramente i “temi europei” su cui Coldiretti sta lavorando dai tempi dell’ex commissario Timmermans, colpevole di aver avviato una politica agricola scellerata di cui oggi iniziamo a vedere le conseguenze. Sul cibo sintetico fortunatamente l’Italia è attualmente “tutelata” dalla legge recentemente approvata dal Parlamento ma stiamo lavorando per trovare appoggio e consenso tra gli altri Paesi europei per arrivare ad un fronte comune contro il cibo artificiale. Le problematiche “regionali” sono invece note e le abbiamo elencate in un documento politico che abbiamo presentato al governatore uscente Marco Marsilio in un incontro ad Avezzano e presenteremo al candidato Luciano D’Amico il prossimo 13 febbraio a Pescara. Quattro i temi che consideriamo strategici per la valorizzazione del settore: semplificazione e sburocratizzazione, tutela del made in Italy attraverso la valorizzazione delle filiere locali, corretta gestione dell’ambiente anche attraverso la tutela della risorsa idrica e la lotta ai cinghiali, potenziamento dell’economia agricola.
In Germania, dove è iniziata e ora prosegue senza sosta la protesta degli agricoltori, l’AFD intende proporre un referendum per uscire dall’Unione Europea, come la Brexit in Gran Bretagna. Se la politica della UE non dovesse mutare, al punto di recare ulteriori danni al settore dell’agricoltura già peraltro in grave crisi e difficoltà, quali soluzioni proponete per tutelare i diritti degli agricoltori e la produzione agricola nazionale? Cosa dovrebbe fare il governo italiano?
RIPANI: Non so cosa succederà nel prossimo futuro, ritengo sia prematuro in considerazione del susseguirsi veloce degli eventi e della portata internazionale degli stessi.
Vincenzo di Nanna