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IMG_0363_GRUPPO_Teaser_Chi_siamo_1440x520.jpgScatta lo stato di agitazione per i  dipendenti di Comifar, il gruppo leader della distribuzione  farmaceutica in Italia. Alla base della mobilitazione, proclamata dai
sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, i nuovi  esuberi annunciati dalla direzione societaria nel customer service  dopo la riorganizzazione avviata negli ultimi anni. L'ultima procedura di licenziamento collettivo coinvolge complessivamente 41 lavoratrici  e lavoratori impiegati nei reparti front-end, omeopatia, teleselling e
transfer order. L'impatto maggiore dei licenziamenti riguarda la sede  di Roma / Morozzo, con un esubero di 35 persone, ma ad essere
coinvolte sono anche le sedi di Torino (1), Lamezia (1), Teramo (2),  Misterbianco (1) e Novate Milanese (1). La protesta è organizzata con un pacchetto di 10 ore di sciopero, da
gestire con modalità che verranno definite anche a livello locale, ed  un programma di assemblee territoriali da svolgersi nelle prossime
settimane. Il 5 febbraio le organizzazioni sindacali hanno intanto  convocato l'assemblea nazionale unitaria per fare il punto sulla  vertenza.
Per i sindacati, che in un comunicato sindacale unitario stigmatizzano
la terza riorganizzazione avviata da Comifar negli ultimi anni, ''è
inaccettabile ed ingiustificabile che una società leader di mercato, i
cui andamenti commerciali e gestionali sono positivi, decida in breve
tempo di ristrutturare un reparto già oggetto di tagli e riduzioni
orarie e contrattuali''. Ad essere coinvolti, sottolinea la nota
unitaria, ''lavoratrici e lavoratori che con sacrificio e
responsabilità hanno già accettato di ridursi l'orario di lavoro e
cambiare reparti e orari per potersi assicurare un futuro
professionale sereno''. ''Questa - sottolineano le organizzazioni
sindacali - per noi è una mancanza di rispetto ed un tradimento della
fiducia delle persone che lavorano in Comifar. Non ci fidiamo più di
chi dietro all'obiettivo del profitto e della produttività continua a
licenziare le persone, rinnegando progetti gestiti con accordi
sindacali di grande rilevanza solo pochi mesi prima''.