Dopo nove anni, il tribunale di Termo ha assolto tutti i 18 imputati nella grande esplosione del metanodotto Snam a Mutignano di Pineto. Di quella esplosione le cui immagini delle fiamme furono visibili da decine di metri di distanza e poi le case andate a fuoco con i feriti, tra cui un bambino, e tutta la macchina dei soccorsi che si mise in moto, il tribunale ha deciso dopo quasi 9 anni dall'eplosione che non vi furono responsabili e che tutti i 18 imputati vanno assolti perchè il fatto non sussiste.
Secondo i difensori a determinare lo spostamento della condotta con il successivo spezzamento ci sarebbero stati due eventi: le piogge abbondanti tra febbraio e marzo del 2015 che portò, poi, la stessa Regione Abruzzo a decretare, ad aprile, lo stato d'emergenza e la frana.
«La falda si è sollevata con una velocità spaventosa hanno sottolineato i difensori in fase di arringhe - La collina era satura per le piogge e si è sollevata in due punti. Al posto della condotta poteva esserci qualsiasi altra cosa, le case o le strade». In fase di indagini gli inquirenti si sono concentrati sulla documentazione amministrativa e tecnica relativa alla progettazione, posa in opera, manutenzione e monitoraggio del tratto di metanodotto esploso, della sovrastante rete elettrica e delle abitazioni interessate dall'evento, con accertamenti tecnici (sopralluoghi, indagini geotecniche e sui materiali) affidate a un pool di esperti. Costanti attività di monitoraggio svolte dalla società sulle tubature avrebbero messo in luce come già nel 2008 la condotta, nel tratto successivamente esploso, si fosse alzata di circa 26 centimetri rispetto al 2001, evidenziando uno stato di tensione del tubo legato ai movimenti del terreno. Una situazione per cui l'azienda era intervenuta per sgravare quello stato di tensione dalla tubatura».