In numerosi, riuniti nei giardini Micheletti di Teramo ai Tigli, hanno commemorato in silenzio i martiri italiani vittime del comunismo.
In seguito al colpo di Stato di Vittorio Emanuele III del 25 luglio 1943 e al successivo caos nell'esercito italiano dopo l'armistizio dell'8 settembre, le forze nemiche accampate nell'ex impero austroungarico, incitate dal criminale Josip Broz, noto come Tito, hanno perpetrato atrocità contro gli italiani, frenate solo dalle forze della RSI e dai soldati tedeschi. Questa violenza ha raggiunto il culmine dopo la sconfitta italiana del 1945.
L'odio etnico e classista dei comunisti jugoslavi, desiderosi da tempo di appropriarsi delle terre istriane e dalmate, si è riversato sulle popolazioni civili, costringendole a un esodo simile a quello biblico per sfuggire alle foibe.
Sono vergognosi i complici partigiani italiani dell'epoca e i loro discendenti che oggi osano parlare di legittima reazione degli slavi alle persecuzioni fasciste, nonostante il tribunale speciale dello Stato abbia giustiziato solo cinque terroristi in quasi vent'anni.
Le tardive e ipocrite ammissioni di colpa delle istituzioni italiane, che per decenni hanno taciuto questa tragedia nazionale, non sono sufficienti. Affinché le massime istituzioni possano realmente guadagnare credibilità, devono agire concretamente: revocare immediatamente l'onorificenza conferita dalla Repubblica italiana al maresciallo Tito e nominare un rappresentante degli esuli senatore a vita.
Questi sono passi che, secondo CasaPound Italia, si aspettano i veri italiani e che dovrebbero essere compiuti senza indugi.