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FOTO-FIRMA-1200x675.jpgÈ di qualche giorno fa la conferenza stampa di presentazione di un protocollo sottoscritto tra INPS, ASL, Tribunale e Ordine degli Avvocati di Teramo, nel quale si definiscono le modalità di svolgimento delle visite mediche in caso di ricorso contro il mancato riconoscimento di un’invalidità.

Un protocollo dalla cui discussione, probabilmente non a caso, oltre ai medici, sono stati completamente esclusi gli enti di Patronato che nella tutela e nel riconoscimento dei diritti di cittadine e cittadini hanno la propria principale finalità, come peraltro previsto anche dalla legge.

Il protocollo individua nella ASL il luogo “neutro” in cui svolgere la perizia, un luogo quindi teoricamente distante dagli interessi delle parti. Eppure è proprio la ASL la sede deputata al primo accertamento delle invalidità: se si decide quindi di fare ricorso contro una domanda che non è stata accolta, si dovrà obbligatoriamente tornare esattamente dove ci si è già visti respingere la domanda stessa.

Il protocollo, quindi, oltre a presentare potenziali elementi di illegittimità, di fatto riduce la facoltà di vedersi riconosciuti davanti ad un Giudice i propri diritti e nel far questo prova, in realtà, a risolvere un problema tutto interno all’INPS: la cronica carenza di personale, a partire proprio dai medici. Carenza di medici (in provincia di Teramo attualmente, nonostante le tante denunce pubbliche di questi anni, di fatto c’è un solo medico INPS) che verosimilmente impedisce all’ente di presenziare alle visite relative alle cause giudiziarie, e che comunque senz’altro genera forti ritardi nel riconoscimento di tutte le prestazioni che prevedono accertamenti sanitari. 

Mancano quindi i medici e, ancora una volta, questa problematica si tenta di scaricarla sulle spalle della parte più debole: le cittadine ed i cittadini che vivono con problemi di salute talvolta molto gravi, come ad esempio quelli oncologici ma non solo.

La sfida che l’INPS dovrebbe raccogliere non è, come dichiarato dal direttore regionale, quella di “ridurre il contenzioso” comprimendo il diritto all’esercizio dello stesso (perché di questo si tratta quando la parte in causa più forte impone preventivamente luoghi e orari a cui doversi attenere per svolgere gli accertamenti), ma quella di garantire servizi efficienti e tempi celeri nel riconoscimento dei diritti.

Non è cercando scorciatoie che si garantisce un buon servizio alla collettività. Se l’INPS non ha un numero di medici sufficiente, non finisca per prendersela con più deboli, ma aumenti il numero dei medici stessi. 

Nella quotidianità del nostro lavoro, come Patronati, partendo dalla vicinanza alle persone ed ai loro bisogni, proviamo a collaborare per costruire una società più inclusiva e solidale: vorremmo facessero altrettanto anche gli enti pubblici, a partire in questo caso dall’INPS, ritirando un protocollo che va in una direzione diametralmente opposta.

 

Direttore Patronato ACLILuciano Casolani

Direttore Patronato INAS CISL  Marco Valente

Direttrice Patronato INCA CGIL  Francesca D’Ambrosio

Direttrice Patronato ITAL UIL  Annarita Di Domenicantonio