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4_B4O2075_trenches.jpgProfondo rammarico ed anche meraviglia suscitano tutte le espressioni umane, dalle più nobili alle più ignobili, contenute anche in questa storia. Poche parole a commento dell’annullamento della Laurea ad Honorem a Jan Fabre. Un ripensamento repentino, pochi giorni prima dall’evento, giustificato da un generico non sapevamo. Del resto l’inconsistenza delle accuse contro l’artista erano note e presenti sui media dai tempi dell’accaduto. Talmente inconsistenti che mai nessuno aveva pensato di usarle.

L’Accademia è certo libera, anche di tornare sui propri passi, annullare scelte, quando lo ritenga necessario. Tuttavia mi chiedo: l’Accademia non deve risponde ad un codice deontologico? Un codice etico e morale fondato sul rispetto delle persone?
Quali istituzioni “non” hanno il dovere di rispettare prima di tutto gli esseri umani?

L’autorevolezza è direttamente proporzionale alla capacità di rispettare i propri impegni senza lasciarsi intimorire da spinte distorsive, che del resto sono sempre presenti in qualsiasi progetto di rilevanza pubblica. Questo vale per le persone e per le istituzioni. Un’istituzione formativa deve prima di tutto avere a cuore la verità dei fatti. E dunque, riscontrando un “improvviso” e distorsivo messaggio sui social, effimero per definizione, chiunque ha anzitutto il dovere di approfondire i dati nei modi adeguati.

Un’istituzione formativa ha l’obbligo deontologico di insegnare il rispetto per la verità ed anche il rispetto per la persona, la creatività, il lavoro. Allora, può un ente formativo annullare una propria decisione senza tener conto del danno provocato alle persone, avallando la divulgazione di notizie distorte? E certamente nessuna donna potrà mai essere rispettata in una società dove un messaggino sui social, non verificato ed effimero, possa annullare una delibera del CdA e il conseguente lavoro di professori e curatrici, donne appunto. Offendere il lavoro di una donna non è altrettanto grave?

Non sussistendo, un atteggiamento obiettivo ed equilibrato, sorge il dubbio che questa brutta storia possa essere stata aizzata dal sentimento, antico come il mondo, dell’invidia. Ma questo rientra nelle universali fragilità umane, e accade in tutti gli eventi rilevanti, specie in territori di provincia. Tuttavia dovrebbe essere chiaro che nessuna istituzione seria ed autorevole può far vincere la miseria umana e culturale che c’è dietro l’invidia.

Il lavoro di Jan Fabre, stimato in tutto il mondo, non è scalfito, da questa triste vicenda, semmai rafforzato in prestigio e autorevolezza, infatti il mondo della cultura è sconvolto e stigmatizza l’accaduto.
L’opera di tutti gli artisti, come lo è Jan Fabre, è l’unica speranza per conservare l’istinto umano dell’umanità! Pertanto l’auspicio di tutto il mondo dell’arte, è che si possa trovare un modo per recuperare il torto fatto all’artista e all’essere umano.

In definitiva, gli eventi narrati offendono tutta la collettività che ha a cuore la vita e l’arte.
Se non si promuove il rispetto per la verità e per le persone, sempre e comunque, cosa ne sarà di questa umanità sempre più fragile e disperata?

Mariantonietta Firmani