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LeoblondOggi. 14 marzo, nella sala Spadolini del Ministero della Cultura, si svolgerà la cerimonia di proclamazione della città vincitrice del titolo di Capitale italiana della Cultura 2026. Tra le dieci città convocate in qualità di finaliste c’è anche L’Aquila che ha presentato con il suo Sindaco Pierluigi Biondi il suo dossier nell’audizione del 4 e 5 marzo scorso. Interverranno il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e la Giuria presieduta da Davide Maria Desario.
Negli ultimi giorni sono arrivati importanti sostegni al progetto da parte di personalità autorevoli e provenienti dal mondo accademico che hanno rimarcato che il capoluogo abruzzese è una città che fonda le sue radici nella terra, nella roccia del Gran Sasso, nel paesaggio ed è fatta di un centro istituzionale e di tanti borghi che rappresentano tante comunità e evocano un senso di appartenenza. Una città-paesaggio. Ruralità, bellezza e senso delle istituzioni e della vita in comune. Questa è l’idea mediterranea e italiana della cultura, che L’Aquila. Potrebbe essere un’ottima capitale della cultura. L’Aquila possiede caratteristiche uniche, e da quelle può sviluppare iniziative di livello internazionale in moltissimi settori, dalla sostenibilità ambientale, all’architettura, urbanistica, turismo, arte, artigianato, spettacolo. L’unicità de L’Aquila è nel suo essere “Città di fondazione”, che parte a raggiera e si espande nel territorio. Essere città che si rivolge a tutta l’Italia, all’Europa, al mondo. Guardando dentro se stessa, ma per parlare a tutti.
L’Aquila città universitaria, città giovane, città del Novecento, ambisce con orgoglio al titolo di Capitale della Cultura perché incarnazione di modernità e storia millenaria, questa città testimonia la coesistenza di un’eredità antica con il dinamismo della modernizzazione. Nel cuore di un territorio come l’Abruzzo che narra di epoche passate e di civiltà perdute, L’Aquila si candida a essere palcoscenico di un dialogo culturale senza tempo, una promessa di futuro, un impegno verso la crescita e l’innovazione nel segno della tradizione e della cultura condivisa. Non c’è, in Italia, una città come L’Aquila. Ce ne sono di più belle, di più antiche, di più importanti, ma nessuna come lei . Nessuna rappresenta quello che lei rappresenta: un pezzo unico della storia italiana contemporanea. Un pezzo unico del Novecento. Un secolo finito, ma che getta ancora fino a noi la sua ombra, i suoi temi, o almeno le conseguenze di essi. Un secolo che è la nostra storia e che non finiremo mai di studiare e conoscere se vogliamo capire il presente.
A sostegno di L’Aquila capitale italiana della cultura 2026 c’è un elemento che mi appare del tutto straordinario ed è che, insieme a una parte dell’Italia con radici rurali e nobiliari, negli ultimi decenni, si è vista voltare le spalle in favore di un frainteso senso del progresso che vedeva un modello di crescita senza limiti per trovarsi infine marginalizzata. Ed infine distrutta dal terremoto. Ma è si è risollevata. Ora è rinata. Sono proprio le competizioni come questa a poter innescare processi virtuosi sotto il profilo socio-economico e politico-amministrativo, stimolando una maratona civile e rinfrancando l’amor proprio di una comunità. La città ha sempre espresso una importante sensibilità culturale, sia pure alle volte non largamente diffusa e partecipata esprimendo una storia che ha caratteri di unicità per la sua fondazione. E l’Italia è ricca di “ambasciatori” dell’eccellenza aquilana in numerosi campi culturali, scientifici e professionali. Va quindi dato atto, comunque vada, al Sindaco Pierluigi Biondi di aver fatto l’impossibile e avviato un processo virtuoso nel segno di una nuova consapevolezza delle potenzialità cittadine. Di aver creato, attorno alla candidatura del capoluogo, una rete di aspiranti partner territoriali in grado di supportare la domanda che la nomina andrebbe a generare ad esempio in termini di turismo, con ricadute favorevoli anche limitrofe. Un processo quindi utile anche in vista di altre sfide, a partire dal Giubileo.
Sono convinto che Latina meriti la vittoria e l’opportunità di permettere a persone di paesi diversi di conoscere le sue incredibilità peculiarità.


Leo Nodari