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Screenshot_2024-03-14_alle_05.56.39.pngI familiari di Patrick Guarneri, il 20 che ieri mattina, alle 5,45 si èà tolto la vita impiccandosi nella sua cella dove era in osservazione legando il lenzuolo all'inferriata, non credono al suicidio, e non credono al racconto degli agenti della polizia penitenziaria che hanno trovato il giovane, e per questo hanno presentato una denuncia nella quale chiedono di accertare fatti e responsabilità sul decesso di Patrik. Secondo i parenti, tra l'altro, il giovane rom soffriva di diverse patologie psichiatriche come riportato nell'esposto presentato alla Procura ed aveva problemi di udito. Le sue condizioni di salute, insomma, sarebbero state incompatibili con il regime detentivo carcerario. Prima di essere portato a Castrogno lunedì scorso, quando i carabinieri della compagnia di Giulianova sono andati a prenderlo nella sua abitazione, notificandogli la revoca dell'obbligo di dimora, il giovane avrebbe accusato un malore, probabilmente un attacco d'ansia. Per questo era stato accompagnato in ospedale. Nello stesso carcere si trova già la madre del giovane che il giorno prima dell'arresto del 20enne, aveva messo a soqquadro il pronto soccorso del Mazzini durante la medicazione delle ferite che si era provocata con una lametta nel penitenziario prima di essere bloccata dalle agenti, riferiscono da dentro alla struttura, dove vige il "bocche cucite" da parte della dirittrice che ieri non ha voluto commentare l'accaduto non facendosi inoltrare la telefonata dal centralinista. Un atteggiamento gravissimo dal nostro punto di vista perchè i fatti vanno riferiti: sempre. Guarnieri era sottoposto all'obbligo di dimora per una serie di furti di cui era accusato, commessi a Giulianova ma anche a Milano e Napoli, dove aveva rubato portafogli a clienti di una banca e nelle camere di un hotel. Con quello di Guarnieri sono due i suicidi registrati a Castrogno in meno di due mesi. A fine gennaio si era tolto la vita Jeton Bislimi, 36enne macedone. Castrogno potrebbe essere ribattezzato a breve, se non si farà qualcosa, come già avvenuto per un altro penitenziario sempre abruzzese, il cacercere dei "suicidi".

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