Ieri abbiamo dovuto dare la terribile notizia che un giovanissimo ragazzo, appena ventenne, si è tolto la vita nel carcere di Castrogno, Teramo, nel giorno del suo compleanno, aggiornando la macabra conta dei suicidi a 24 dall’inizio dell’anno.
Ma già in serata siamo stati contattati dallo zio e dal cugino di Patrick Guarnieri, che non credono alla versione ufficiale del suicidio, anche supportati dalle testimonianze di alcune detenuti nella stessa sezione, e lanciano delle accuse ben precise nei confronti dell’Istituto, dove ieri c’è stata una vibrante protesta da parte dei detenuti, quando la voce del decesso di Patrick è giunta alle loro orecchie.
Dice lo zio Fabio: << Oggi mio nipote avrebbe compiuto 20 anni amava la vita e la libertà e non avrebbe fatto mai un gesto del genere (impiccarsi) era il ragazzo più buono del mondo e non avrebbe fatto mai del male a nessuno; dico solo una cosa pregando che chi ha fatto del male a mio nipote (…) e non devono avere mai pace nella vita perché prendersela con un ragazzo indifeso con 9 patalogie è solo da codardi, ci sono registrazione delle urla di mio nipote più 3 testimoni che hanno visto quello che gli facevano mentre era legato, ecco perché c'è la rivolta nel carcere di Teramo per poi sentirsi dire che si è impiccato. Mia sorella Io ha visto al figlio, perché purtroppo anche lei stava nello stesso carcere dove stava il figlio, e quando glielo hanno fatto vedere mio nipote non aveva la faccia nera ne graffi sul viso e ne sulle mani ma aveva il giubbino strappato, maglia strappata e occhiali intatti, chi si impicca e porta gli occhiali automaticamente gli occhiali cadono e si rompono invece no. In più era in isolamento, guardato a vista e chi è stato in carcera sa che chi va in isolamento ti tolgono perfino i lacci delle scarpe oltre alla cinta e tutto il resto per non farti del male. Mio nipote ha la testa fracassata perché questi (…) delle guardie carcerarie Io hanno ucciso>>
Mentre il cugino lo ricorda così, chiedendoci di aiutarli a fare chiarezza e ad avere giustizia: << uno sbaglia sì, ma non pagando con la propria vita e poi Patrick era davvero un bravissimo ragazzo sempre allegro non avrebbe fatto mai del male a nessuno e poi con incompatibilità al regime carcerario>>
Una famiglia distrutta da una tragedia che assume contorni opachi e sulla quale c’è urgente bisogno sia fatta chiarezza.
Patrick era cresciuto coi nonni materni, ai quali era stato affidato e, da una relazione medica che la famiglia ci ha fatto pervenire, abbiamo appreso che era affetto da ipoacusia bilaterale, che aveva causato deficit di linguaggio ed apprendimento, iperattività ed ansia da separazione, per la lontananza dalla madre detenuta, ed era stato riconosciuto dalla Ausl di Teramo, già nel 2012 quando aveva solo 8 anni (!) “minore invalido con difficoltà persistente a svolgere compiti e funzioni proprie della sua età”.
Sbarre di Zucchero si unisce quindi al grido di dolore della sua famiglia, chiedendo che sia fatta luce sulla morte di un giovanissimo che aveva tutta la vita davanti.
Monica Bizaj – Micaela Tosato – Marco Costantini (ASSOCIAZIONE SBARRE DI ZUCCHERO)