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Leggiamo stamattina sul Messaggero lo sfogo e la ricostruzione di quello che è accaduto in carcere a Castrogno l'altro ieri mattina, alle 5.45 quando il giovane 20enne Patrick Guarnieri si è impiccato, ricostruzione, secondo quanto descritto dall'ottimo collega Tito Di Persio, sulle dichiarazioni degli agenti che, come nella prassi del carcere teramano, non ci mettono la faccia in questa vicenda con nomi e cognomi, lo ha fatto la direttrice che non ha detto una parola sull'episodio e lo stanno facendo ora anche gli agenti. Troppo comodo. CI DOVETE METTERE LA FACCIA E I VOSTRI NOMI. Come mai i sindacati non dicono nulla? Come mai? Forse perchè non si tratta del ritrovamento di un telefono cellulare o di un pò di droga? Infatti è una tragedia e come tale va affrontata. Agenti, vogliamo i vostri nomi di chi lavorava quella notte, perché in caso contrario la ricostruzione dei fatti che leggiamo stamattina sul Messaggero potrebbe essere solo "fuffa". E non ci venite a raccontare che lo fate perchè è in corso un'inchiesta.
 
L'articolo di Tito Di Persio:
 
«Patrick è stato seguito e controllato, abbiamo fatto di tutto per salvarlo», affermano gli agenti di polizia penitenziaria sul caso del 20enne Patrick Guarnieri, di origine rom, suicida in cella nel giorno del suo compleanno. «È stata una tragedia», ribadiscono. Per quanto riguarda le accuse dei parenti, ribattono: «Comprendiamo il loro dolore, ma possiamo assicurare che non gli è successo nulla in carcere, né ha fatto a pugni con altri detenuti perché era in cella da solo e sotto stretta sorveglianza, con controlli ogni 20 minuti. Tanto è vero che quando lo abbiamo trovato era ancora in vita: è stato rianimato, sia da noi che del personale sanitario del 118». Poi gli agenti raccontano i due giorni del ragazzo a Castrogno, spiegando che era arrivato in carcere la sera di lunedì e che i carabinieri, che l'avevano accompagnato, li avevano avvertiti che il 20enne, a causa di un malore, era stato in osservazione tre ore al pronto soccorso del Mazzini di Teramo, molto probabilmente per uno stato di ansia e che aveva rifiutato la terapia farmacologica. «Appena è entrato in carcere - raccontano - ha iniziato a tirare di tutto. Siamo riusciti pian piano a calmarlo. Era spaventato».
«Il giorno dopo - spiegano - Patrick era tranquillo, rideva e scherzava con noi. Durante la notte abbiamo fatto il giro di controllo alle 5,26, come è scritto sui verbali, e lui era a letto tranquillo. Nel giro successivo, verso le 5,43, lo abbiamo trovato impiccato alle sbarre della finestra del bagno con il lenzuolo e lo abbiamo subito soccorso tirandolo giù, era ancora vivo, e abbiamo iniziato le manovre di rianimazione. Verso le 6 sono arrivati i sanitari che hanno continuato il massaggio cardiaco e utilizzato il pallone Ambu per aiutarlo a respirare. Dopo un po' la situazione si è aggravata e il medico ha tagliato il giubbino e la maglietta per attaccare il defibrillatore. Purtroppo non c'è stato nulla da fare. Il medico ha dichiarato il decesso alle 6.26». Sulla vicenda è stato aperto un fascicolo dalla pm Monia Di Marco che ha disposto l'autopsia per questa mattina, nominando l'anatomopatologo Giuseppe Sciarra. Acquisiti i verbali e le immagini di videosorveglianza all'interno del carcere. «Siamo addolorati per la fine di Patrick, ma le insinuazioni che stiamo leggendo sui social, le rimandiamo al mittente e speriamo che non si speculi su una tragedia. Perché questa è una vera tragedia. Bisognerebbe, invece, interrogarsi sulla compatibilità delle condizioni del ragazzo con il sistema carcerario. Questa è la domanda che deve porsi qualcuno e non puntare il dito su chi esegue scrupolosamente il proprio lavoro», concludono gli agenti.
E.d.C.