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Sembra quasi la lettera che, nell’indimenticabile “Non ci resta che piangere”, Troisi e Benigni cercano di scrivere a Savonarola, implorandolo, quella che il Comune di Teramo , tramite la Regione, ha scritto alla Provincia, per scongiurare l’annunciato sfratto del Centro per l’impiego (leggi qui l’antefatto). 
Basta leggere le ultime righe: «Si chiede pertanto alla Provincia di Teramo, per il principio di leale collaborazione tra Enti Pubblici, di voler soprassedere nel breve termine alla riacquisizione dei locali al secondo piano di via G. Milli in quanto un'ulteriore riduzione degli spazi potrebbe provocare una interruzione dei servizi ed in particolare di un servizio costituzionalmente protetto quale quello dell'utenza della legge n. 68/1999 "Norme per il diritto al lavoro delle persone disabili".
Come dire: abbiate pietà di noi. 
Prima della supplica, il Comune aveva cercato di spiegare le ragioni del mancato trasferimento: «Il Comune sta procedendo al sollecito nei confronti della proprietà della Banca Popolare di Bari, Gruppo Mediocredito Centrale per la messa a disposizione della porzione di immobile sita in Teramo in via Carducci - scrive la Regione - Nello specifico il Comune riferisce che sono in atto interlocuzioni con la proprietà dell'immobile per la messa in sicurezza dei locali in relazione ad aspetti oggettivi riguardanti la salute sui luoghi di lavoro».
Insomma, siamo ancora a carissimo amico.
Seguirà un “Salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi senza chiederti nemmeno di stare fermo e puoi muoverti quanto ti pare e piace e noi zitti sotto”.