Solo pochi giorni fa, gli abruzzesi hanno ricordato la “maledetta” notte del 6 aprile 2009, quando la terra ruggì e, alle 3,32, scoprirono di essere trecento di meno. Una ferita dalla quale l’Abruzzo forse non guarirà mai, ma che ha generato altri dolori. Altri “terremoti”. Con una scia di problemi che, per qualche famiglia, è diventato un dolore, certo non paragonabile alla perdita di una persona cara, ma anche perdere la casa e ritrovarsi a combattere per 15 anni una guerra contro la burocrazia, è condizione difficile da vivere.
Questa è la storia di Palazzo Franceschini, un edificio del ‘300 a Tossicia, nel Teramano, e della famiglia che ne è proprietaria da un secolo, da quando cioè un bisnonno operaio, tornato dall’America dove aveva lavorato anche alla costruzione del ponte di Brooklyn, decise di comprarsi il palazzo più bello del paese, appartenuto a dinastie di nobili.
«Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, il palazzo risultava inagibile per più della metà - racconta Rosella Franceschini, attuale proprietaria - e ci venne garantita la possibilità della concessione di un contributo statale per la riparazione dei danni causati dal sisma».
Quella legge, però, non concede ai Comuni del cratere di erogare quel contributo, se non dopo la “predisposizione-approvazione" di uno specifico, nuovo, strumento urbanistico, appositamente denominato "Piano di ricostruzione dei centri storici”.
«Anche noi proprietari di "Palazzo Franceschini”, non potevamo iniziare la procedura per il rilascio del contributo statale, ma dovevamo attendere quel “Piano" - spiega - ma solo nel 2010, quasi un anno dopo il terremoto, la Regione Abruzzo pubblica la normativa di riferimento, ma senza indicare un termine ultimo... ».
E’ l’inizio della via crucis.
Due anni dopo, infatti, a giugno del 2012, solo alcuni Comuni del "cratere sismico” avevano provveduto a completare la “predisposizione-approvazione”, tra questi, il Comune dell’Aquila, ma non la stragrande maggioranza degli altri Comuni, tra i quali Tossicia, con la conseguenza, quindi, che i proprietari di "Palazzo Franceschini" dovevano ancora attendere.
Il tempo passa, tanto che lo Stato si accorge che qualcosa non funziona, e finalmente stabilsce un termine inderogabile, per la definitiva "predisposizione-approvazione" dei "Piani di ricostruzione" dei centri storici, fissandolo al 10 dicembre 2012.
Ma Tossicia non lo rispetta.
Per i proprietari di "Palazzo Franceschini", l’attesa continua. Sono passati tre anni, ma non possono fare nulla.
«Alla data del 10 dicembre 2012, il Comune di Tossicia non aveva nemmeno conferito l'incarico a professionisti competenti per la redazione del "Piano di ricostruzione" - continua Rosella Franceschini - al punto che la definitiva "predisposizione-approvazione" avviene soltanto quasi quattro anni dopo la scadenza, cioè nel Consiglio comunale del 19 novembre 2016, e l’Ufficio speciale, che è l’organo dello Stato delegato ai controlli, non solo non contesta il ritardo, ma approva».
Intanto, dalla notte del sisma di anni ne sono passati sette, ma almeno si può cominciare a lavorare. E invece no, perché nel frattempo, si sono scatenati i nuovi terremoti del 24 agosto 2016 ad Accumoli e del 30 ottobre a Norcia, che provocano nuovi danni a carico degli immobili ancora non sistemati e, per quello che riguarda la nostra storia, la totale inagibilità di "Palazzo Franceschini”.
I lavori non possono comimciare, perché adesso c’è da attendere la “normativa di raccordo tra gli interventi del sisma dell'aprile 2009 e quelli dei nuovi terremoti. Tutto fermo per altri sei anni, fino al 27 settembre 2022, quando i proprietari del Palazzo, possono formalmente, e finalmente, presentare la domanda per la “Riparazione dei danni del Sisma 2009, aggravati dal sisma del 2016”.
Il palazzo, intanto, “festeggia” il suo tredicesimo anno di inagibilità.
Coi documenti accessori richiesti, la domanda verrà poi completata solo il 18 ottobre 2023, quando può finalmente iniziare il percorso burocratico di approvazione.
Che è in corso.
Nel frattempo, la famiglia Franceschini, anche rincorsa dalle cartelle esattoriali per le tasse del palazzo inagibile, ha avviato una corposa azione di risarcimento danni, patrimoniali e non patrimoniali, «...Anche alla luce delle segnalazioni, rimaste senza risposta, inviate al Presidente del Consiglio dei Ministri (Governi Conte, Draghi e Meloni), abbiamo quantificato il danno in oltre tre milioni, e precisamente 3.162.681,26,comprensiva pure di interessi e rivalutazione».
Una somma che comprende anche i 112.973,00 euro pagati per gli affitti che la famiglia ha corrisposto, a sue spese, dal 1° giugno 2009 al 31 gennaio 2023, per le case affittate a Teramo, somme che lo Stato Italiano non ha rimborsato a tutt’oggi, nonostante «... il palese ritardo nella procedura di "predisposizione- approvazione"del Piano di ricostruzione, posto in essere dal Comune di Tossicia… approvato dall’Ufficio per la Ricostruzione.».