Ieri mattina ascoltavo Stephen Sackur, il grande giornalista della BBC e conduttore della rubrica HARDtalk, rinnovare, giornalisticamente, al Ministro della Difesa canadese, Bill Blair, il rimprovero che uno storico alleato, gli Stati Uniti d’America, fa al Governo canadese di non investire abbastanza in armamenti, cioè ben sotto il 2% del bilancio nazionale. Rimprovero che partì dall’Amministrazione Trump e che, sottotraccia, continua con l’Amministrazione Biden, e continuerà con o senza Biden (ma sarà lui a vincere di nuovo le elezioni, anche se con minor margine rispetto al risultato del 2020: probabilmente ci sarà un esito simile alle Presidenziali del 2000, quando, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America, fu la Corte Suprema a decretare il vincitore e non il popolo americano sciogliendo l’impasse verificatosi in Florida e aggiudicandocosì a George W. Bush 271 grandi elettori, aprendogli le porte della Casa Bianca, e fermando Al Gore a quota 266; del resto la fragorosa campagna elettorale di Trump, tra nani giudici e puttane, non è altro che una enorme stand-up comedy dove dopo la battuta machista resta, inservibile, il nulla: “magnifico” l’ultimo slogan coniato dal palazzinaro più famoso al mondo che dal “Make America Great Again” è passato al “Make America PrayAgain” trasformando in un attimo i suoi comizi in ridicoli sermoni evangelici con tanto di una particolare edizione della Bibbia a portata di mano e di tasca, perché integrata, rinforzata con gli atti fondativi degli Stati Uniti d’America: The US Constitution, The Bill ofRights,
The DeclarationofIndependence e
The PledgeofAllegiance, e rititolataThe USA Bible, venduta per finanziare la campagna elettorale a $59.99 la copiaal grido di: “GOD BLESS THE USA BIBLE”, link: https://youtu.be/noezEB6BKno?si=OrMcADLMXffJPHk2), e riguarda invero tutti i paesi della NATO, soprattutto in riferimento alla guerra tra Russia e Ucraina - Israele va per conto suo in piena autonomia e con il sacrosanto diritto di distruggere Hamas e chiunque e ovunque la armi e difenda: l’Islamismo, unico responsabile del disastro mediorientale dalle crociate a oggi, è un rischio che l’Occidente non deve più tollerare perché ne va della sua stessa esistenza.
E pensare che non sono passati neanche trentaquattro anni dall’assegnazione del Nobel per la pace a Mikhail Gorbaciov (15 ottobre 1990) per“Il suo ruolo guida nel processo di pace” e la “maggiore apertura portata nella società sovietica che ha contribuito a promuovere la fiducia internazionale’’, recitò la motivazione. “Il presidente dell’Urss ha rappresentato una coraggiosa forza di pace nel mondo e desidero, anche a nome del popolo americano, congratularmi con lui per l’assegnazione del premio Nobel per la pace. Gli Stati Uniti continueranno a lavorare con l’Unione Sovietica per promuovere la pace a livello internazionale e regionale.” salutò allora la notizia, entusiasta, il presidente George Bush.
Nel 1990 tra le due superpotenze, grazie al crollo del Muro (è bene sapere che nel 1989 non crollò affatto ma successe che i capi della ex DDR, dove il Manifesto marxista fu applicato con maggior rigore scientifico, non reggendo più i reali effetti politici e civili della praticata menzogna comunista, si limitarono semplicemente ad aprire i cancelli dentro i quali avevano limitato, anche fisicamente, le libertà del proprio popolo per ventotto anni invitandoli a dirigersi verso Ovest: si calcola che durante il regime comunista furono circa 240 i cittadini della ex DDR uccisi a colpi di fucile mentre tentavano la fuga oltre il Muro e verso e le libertà occidentali, molti dei quali giovanissimi, addirittura dei bambini: la vittima più giovane fu Hogler H., di 15 mesi, invece la più anziana fu Olga Segler, di 80 anni; la prima vittima invece fu GunterLitfin, ucciso il 24 agosto 1961, la costruzione del Muro cominciò il 13 agosto dello stesso anno, mentre l’ultima fu Chris Gueffroy, ucciso il 6 febbraio 1989, il Muro sarebbe caduto il 9 novembre dello stesso anno) e alla conseguente fine della Guerra Fredda, si era raggiunto il massimo grado di avvicinamento, dentro una evoluzione del quadro politico internazionale insperata e totalmente inedita. Questo favorì anche una politica del disarmo, soprattutto per quanto riguardava l’arsenale nucleare, rinnovando gli impegni relativi al patto di non proliferazione del 1968 (TNP). Ma invero Russia e U.S.A., più che ridurre l’arsenale nucleare, in questi anni hanno in realtà rottamato gli ordigni non più utilizzabili.
E mentre mi preparavo per uscire, da un podcast della Rai ascoltavo che il Congresso statunitense, in piena “febbre” da presidenziali, non ha alcuna intenzione di negare il suo sostegno all’Ucraina, che, a voce del duro antico e puro senatore repubblicano MitchMcConnell (che ha in odio Trump molto più di un democratico), ritiene che gli Stati Uniti d’America hanno solo da guadagnarci a stare dalla parte degli ucraini, primo perché così tengono a bada le mire espansionistiche di un loro nemico storico, secondo perché svuotano il loro arsenale di armi non più all’avanguardia, e in più i finanziamenti elargiti ritornano in patria perché il Governo ucraino utilizza gli aiuti economici per comprare armi da loro con conseguente crescita della produzione industriale statunitense, e, contemporaneamente, rinnovano i propri armamenti. Difatti il PIL statunitense è in forte crescita grazie alla guerra, come quello della Russia del resto, che ha statalizzato e riconvertito molti stabilimenti in industrie belliche, ma la produzione è rallentata dalle sanzioni, che rendono tuttora difficile il rifornimento sul fronte, situazione che causa da circa due anni, grazie all’intervento internazionale a difesa della Repubblica ucraina, una situazione di stallo nel conflitto in corso.
Allora sono uscito di casa e sono arrivato a piedi a una pizzeria del centro per pranzare quando dalla vetrina ho visto passare una ragazzina, che avrà avuto più o meno l’età di mia figlia, con hijab, vestitino a fiori fino alle caviglie e, sotto, un leggero pantalone bianco a coprirle ulteriormente le gambe. La ragazzina era felice. La ragazzina sembrava serena. Un moto di commozione mi ha preso. Pensavo a mia figlia. Pensavo a quella ragazzina islamica che, apparentemente serena, con lo zainetto sulle spalle, uscita di scuola, era appena sfilata davanti alla vetrina della pizzeria. Pensavo a mia figlia, che mentre si trucca mi spiega, seria, ogni passaggio del suo truccarsi, che può andare certo a gambe nude se indossa un vestitino, anche molto più su delle caviglie. Che i suoi capelli può decidere lei come portarli. Se coprili oppure no. Che sarà libera di innamorarsi. Che percorre la stessa vita di quella ragazzina islamica senza l’obbligo di coprire la sua eguale bellezza.
In un solo giorno l’esercito israeliano ha evacuato da Rafahtrecentomila civili perché la guerra, come tutte le guerre, continua per i fatti suoi. In una intervista rilasciata il 2 febbraio 2020 al’inserto periodicola Lettura, David Grossman evidenziava le incredibili qualità del popolo ebraico, che appena tre anni dopo la fine del Secondo conflitto mondiale era riuscito a fondare un proprio stato e, nel tempo, a raggiungere grandi risultati a livello internazionale in campo economico e tecnologico: “Anche nel campo militare, con l’esercito che ci può proteggere in questo Medio Oriente ostile perché, bisogna ricordarlo, non ha soltanto il compito di occupare.” faceva notare in quella occasione lo scrittore israelita, che prima ancora aveva ribadito che in vita sua, vivendo in Terrasanta, non ha mai conosciuto un solo giorno di vera pace.
Tra passato e futuro il tempo difficilmente cambia, e così l’essere umano difficilmente cambia - quella nella foto è mia figlia Azzurra che, da bambina, nata libera perché in Occidente, abbraccia senza paure il mondo.
MASSIMO RIDOLFI