• CANTORO
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

WhatsApp_Image_2024-06-13_at_11.35.37.jpegWhatsApp_Image_2024-06-13_at_11.35.35.jpegCerimonia di conferimento dell’Ordine al merito di Ateneo “Guido II degli Aprutini”  a don Luigi Ciotti

Qui il Saluto del rettore prof. Dino Mastrocola

Buongiorno a tutte e a tutti, 

ringrazio tutti i presenti che hanno deciso di partecipare a questo evento particolarmente significativo per la vita accademica: il conferimento della massima Onorificenza dell’Università degli Studi di Teramo. 

Saluto tutte le Autorità Civili, Militari e religiose e in particolare il nostro Vescovo Lorenzo Leuzzi con il quale, nell’ambito del Forum Internazionale del Gran Sasso e della conferenza dei Rettori-euro-africani abbiamo proposto la Carta di Teramo che ha favorito un contatto tra la nostra università e realtà lontane e spesso dimenticate come quelle che ci guardano dall’altra sponda del mar Mediterraneo. 

Saluto gli assessori regionali, il presidente della Provincia, i Sindaci e i consiglieri comunali del territorio, il Sindaco, gli assessori e consiglieri comunali di Teramo che durante il mio mandato hanno sempre assicurato la partecipazione convinta e solidale agli eventi che UniTE, definendo anche protocolli d’intesa per migliorare i servizi ai nostri studenti e rendere Teramo sempre di più una città universitaria. Saluto il Questore e tutte le autorità militari presenti, anch’essi sempre partecipi e proattive nei confronti del nostro Ateneo. Un saluto e un sentimento di profonda gratitudine vanno al Prefetto di Teramo Fabrizio Stelo, anche per averci aiutato a realizzare la cerimonia odierna.

Un saluto affettuoso ai delegati dei rettori della rete UniHAMU, ai Dirigenti Scolastici e agli insegnanti convenuti, la loro presenza testimonia che Università e Scuola, sempre di più, si muovono in un’ottica di filiera formativa.

Un caro saluto e un sentito ringraziamento ai membri del Senato Accademico, del CdA e degli altri organi di questa Università per il leale impegno e il sostegno negli anni del mio mandato. Un pensiero particolare va al rettore emerito Luciano D’Amico che mi ha indicato, quando ero ancora prorettore vicario, la strada per un rettorato al completo servizio della comunità accademica. Grazie alla Direttrice Generale, al Prorettore Vicario, ai Direttori dei Dipartimenti presenti e ai miei Delegati, quello che abbiamo fatto in questi anni è stato grazie a tutti loro. Saluto tutti i docenti, i ricercatori e gli assegnisti presenti, il personale tecnico amministrativo e di biblioteca; i vertici e il personale della Fondazione UniTE e dell’ADSU. 

Grazie di cuore a tutto lo staff che da anni lavora al mio fianco con competenza, dedizione, e grande capacità di affrontare e risolvere ogni problema.

Saluto e ringrazio Don Luigi Ciotti, che ci onora con la sua presenza e che da oggi arricchirà ulteriormente il prestigioso elenco delle personalità insignite con l’onorificenza dell’Ordine al merito dell’Università degli Studi di Teramo “Guido II degli Aprutini”.

Elenco aperto nel 2015 dall’allora Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, che saluto e ringrazio per la prestigiosa presenza, seguito da Paolo De Castro, Emma Bonino ed Edith Bruck nel 2018, da Luigi Savina nel 2019 e da Antonino Zichichi nel 2021

Ricordo che il nostro è un piccolo Ateneo delle “aree interne”, autonomo dall’anno accademico 93/94 e pertanto giunto al suo trentennale che, dopo una breve parentesi di guida da parte del prof. Paolo Benvenuti, ha visto come rettore della fondazione e del consolidamento il professor Luciano Russi che ricordiamo sempre con grande affetto e profonda riconoscenza. 

Nella nostra Comunità Accademica il percorso ormai consolidato della scuola di Giustizia e Legalità ci consente di ribadire quanto l’attenzione a queste tematiche sia un presupposto imprescindibile nella formazione degli individui, facendo da sfondo a molte nostre iniziative. Oltre a Giustizia e Legalità anche Pace, Sostenibilità e Inclusione hanno rappresentato e rappresentano i valori sui quali in questi anni abbiamo voluto indirizzare e concentrare l’azione di UniTE. 

Richiamo la storia del nostro passato e del nostro recente presente incentrata su questi concetti anche per augurare con affetto al neo eletto prof. Christian Corsi di poter sentire il cammino, che dal primo novembre si accinge a intraprendere, motivo non solo di responsabilità, ma anche di profondo senso di appartenenza a questa comunità accademica, cittadina e territoriale che tanto poi saprà restituire in termini di ascolto, partecipazione e condivisione dei processi e soprattutto delle idealità che animano chiunque abbia a cuore il presente e il futuro dei nostri meravigliosi studenti, la nostra vera energia rinnovabile, che saluto con profondo affetto.

In questo solco ideale si inserisce la presenza di Don Luigi Ciotti, una persona che ha sempre colpito la nostra sfera emotiva per essere stato capace di dedicarsi totalmente a temi sociali difficili, per lo più dimenticati o rimossi, che accompagnano il nostro tempo.

Dedicarsi agli ultimi, alle vittime, a chi non riesce a trovare la strada, a chi è solo, non è né semplice e né scontato, ma Don Ciotti lo ha fatto con una tale limpidezza, trasparenza e totale mancanza di autoreferenzialità, da essere diventato per gli adulti e soprattutto per i giovani un esempio tra i più significativi del nostro tempo.

A lui va il nostro più profondo ringraziamento per questo e per tutto quello che sentiremo nella laudatiodella professoressa Fiammetta Ricci. Ricordo soltanto la fondazione del gruppo Abele e dell’associazione Libera che il 21 marzo di ogni anno celebra quanti nel nostro Paese hanno incontrato la morte solo per aver fatto il proprio dovere, o per essere stati fedeli a quegli insegnamenti e a quegli ideali che permeano la cultura della nostra terra, 

Un Paese il nostro che, secondo dati di Save the Children, presenta alcune zone nelle quali l’impoverimento culturale è in drammatico aumento a causa del peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie e dove la dispersione scolastica la fa da padrona, alimentando così quella catena, che sembra non avere mai fine, di povertà sociale che a volte drammaticamente si innesta su vie illegali.

Essere poveri, emarginati, soli non deve essere “un problema”, una condizione solo per chi lo è, ma deve essere una preoccupazione per la società che deve rimuovere, come dice la nostra Costituzione, gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Se il mondo fosse governato solo dalla finanza e dall’economia e l’intelligenza artificiale potesse sostituire l’essere umano in molti campi, la civiltà così come abbiamo imparato a conoscerla sarebbe veramente a rischio, invece noi sappiamo che il risultato dipende dalle scelte e finché il libero arbitrio potrà orientare gli uomini nel decidere gli scopi del loro agire e pensare, esercitando la propria volontà, le possibilità di scelta saranno sempre e solo in capo a noi e certamente non governate da forze esterne, per questo sono importanti la scuola, l’università, la cultura con le sue mille sfaccettature, il lavoro sicuro, legale ed onesto, le associazioni capaci di tendere la mano al prossimo, affinché, come dice don Ciotti, si possa saldare la terra con il cielo.

E infine, citando le parole di Enrico Berlinguer, di cui in questi giorni ricorre il 40° anniversario della scomparsa, possiamo direNoi siamo convinti, che il mondo, anche oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.”

Grazie Don Luigi e grazie a tutti per la cortese attenzione!

Cerimonia di conferimento

dell’Ordine al merito di Ateneo “Guido II degli Aprutini”

a don Luigi Ciotti

Abstract dell’interventodellaprof. Fiammetta Ricci

Coordinatrice della Scuola di legalità e giustizia

Magnifico Rettore dell’Università di Teramo Dino Mastrocola e Rettore neoeletto Cristian Corsi,

Illustri Autorità, care e cari componenti del corpo docente, del personale Amministrativo, 

e dell’intera comunità studentesca dell’Ateneo teramano, gentili ospiti,

è con immensa gioia che rivolgo il saluto e l’abbraccio ideale, di gratitudine e stima, a nome della Scuola di legalità e giustizia dell’Ateneo di Teramo, a Don Luigi Ciotti.

Un incontro molto desiderato e atteso, ma anche un ritorno nel nostro Ateneo, perché fu nostro ospite il 4 maggio 2012, invitato ad un incontro, su Libertà e legalitàin una Sala delle Lauree di Scienze Politiche gremita di studenti.

Compito non facile, il mio, nel dover tracciare un quadro sulla vita, sulle opere e sull’impegno umano, spirituale, etico, sociale, educativo, di una persona la cui biografia, quella di Don Luigi Ciotti, annodando vicende, incontri, illuminazioni, difficoltà e risultati raggiunti, appare come la trama e l’ordito di una tessitura che è certo straordinaria opera umana, ma che, pur nella sua concretezza ed essenzialità, è anche opera di Qualcos’altro, di Qualcun altro.

Compito arduo, il mio, anche perché, come lui stesso scrive, la sua è una vita fatta di tante vite, un "io" che narra sempre anche di un "noi" (“Quel Noi che desidera e realizza il cambiamento”), quasi un racconto collettivo che, attraverso il suo carisma, attrae, rinsalda, incoraggia, sostiene e stimola: a partire da quel 1965, quando fonda, forse all’inizio senza intravedere la grandezza di quel progetto, un gruppo chiamato Gioventù, e poi il Gruppo Abele; e da qui il fiorire di tanti altri progetti: iniziative, mobilitazioni, battaglie culturali e sociali, percorsi educativi, scuotimento delle coscienze, visioni coraggiose e rivoluzionarie che diventano ideali comuni, uno per tutti: Libera. Numeri e nomi contro le mafie.

Dunque, chi è Don Luigi Ciotti, non lo si può riassumere da una scheda biografica e nemmeno dai suoi racconti autobiografici; non bastano le notizie e i dati reperibili da archivi o documenti: ogni passaggio chiave della sua vita lascia trasparire uno sfondo che eccede da ogni riassunto o narrazione: quasi una filigrana di sguardi, sorrisi, lacrime, abbandoni e rinascite di tanti, una moltitudine però mai anonima: minori, vittime innocenti di mafia, giovani, donne e uomini ai margini della società o al centro di questioni giudiziarie e di malaffare. E, quasi a sintesi di un progetto di vita, occorre coniugare “preghiera e impegno sociale”, come titola la sua più recente pubblicazione del 2024.

Pertanto, nel ricostruire i momenti salienti della sua storia, il lavoro intenso e incessante dedicato alla cura degli altri, soprattutto degli ultimi e dei vulnerabili, ho visto prendere forma un affresco variopinto e appassionante che parla al di là del dire, e che agisce al di là del fare: quasi una narrazione corale, che da una voce, diventa tante voci, tanti volti, tanti sguardi: “piccole storie singole che stanno dentro, e compongono, una grande storia collettiva. Che fa memoria del passato, che continua nel presente e che si sforza di costruire il futuro”.

Una narrazione che interpella, perché diventa non solo un invito, ma direi, a volte, un monito sferzante a non rinunciare, a non disperare, a non sedersi, a non arrendersi, a non esaltarsi ma anche a non perdere stima in sé stessi, ad “inseguire i propri sogni senza dimenticare i propri limiti”, a guardarsi dentro e poi ad uscire fuori, a sporcarsi le mani per il lavoro ma mai la coscienza; a vivere nel presente la testimonianza di fede, ma sempre nel rispetto anche di chi non la condivide. Un sacerdote che vive il Vangelo senza dimenticare la Costituzione, le responsabilità e i doveri dell'essere cittadini. Una fede vissuta nello sforzo di saldare strada e dottrina, immersa nella storia degli esclusi e dei dimenticati, in cui per chi crede in Dio, c’è il volto di Cristo, e per chi non crede, il volto dell’altro, che come scrive il filosofo E. Lévinas, è un monito etico intrasgressibile e assoluto.

Dai suoi scritti (26 saggi, articoli e interviste), emerge, esplicitamente o in controluce, ciò che di più urgente e necessario appare ai suoi occhi per realizzare quel cambiamento essenziale, coraggioso, forse rivoluzionario, ma possibile e per questo irrinunciabile, che possa “saldare Terra e Cielo”, (parafrasando il titolo di un suo libro del 1997), per un rinnovamento culturale delle coscienze, un cambiamento nel rapporto tra politica, cultura e religione, per ripensare il concetto di laicità e la testimonianza di una fede che sa dialogare e accogliere, senza arretrare nelle sue convinzioni.

È possibile focalizzazione alcuni macrotemi, o capisaldi della sua visione del mondo e della realtà, a cifra del suo pensare e del suo operare da uomo e da sacerdote, che rappresentano anche gli obiettivi e i campi di intervento del Gruppo Abele e di Libera: 1) Persone non problemi: incontro, ascolto, condivisione; 2) La strada, la società, il pianeta: case comuni; 3)Libertà e responsabilità per autentica legalità e giustizia; 4) Emarginazione, povertà, sfruttamento, dipendenze; 5) Antimafia, rinnovamento delle coscienze e lotta alla corruzione; 6) Cultura e formazione: educare con rispetto, conoscere per poter migliorare il mondo e per un nuovo umanesimo.

Dunque, anche attraverso tutto il cammino della vita di Don Luigi Ciotti, del Gruppo Abele e di Libera, insieme a quello di tante associazioni, movimenti, operatori e operatrici, enti e istituzioni, noi della Scuola di legalità e giustizia, e tutta la comunità accademica teramana, continueremo ad impegnarci nel lavoro di educazione alla legalità, che significa educare alla responsabilità, creando quella saldatura tra il re-spondére (che prima di diluirsi in un generico “rispondere”, in origine era “promettere, garantire a propria volta”) ad una chiamata individuale verso se stessi, e a quella collettiva verso gli altri e verso l’intero pianeta, come sfere che segnano una relianza etica, come afferma Edgar Morin, tra l’io, il noi, e l’alterità tutta, ponendo al centro una irradiazione solidale, creativa e rigenerativa delle relazioni umane e del mondo vivente.

Dunque, responsabilità come impegno di giustizia, e di tensione alla verità, per custodire uno spazio pubblico come casa comune, costruita con la solidarietà, l’ascolto dei piccoli, dei fragili, dei soli, dei vulnerabili. Ma anche un impegno a saldare legalità, giustizia e libertà attraverso quel desiderio di conoscenza che diventi forza di rinnovamento delle coscienze e quel “lavorare a pensare bene: ecco il principio della morale”, come scriveva il filosofo Blaise Pascal, nel ricordarci l’importante legame tra il sapere e il dovere.

Un impegno da stimolare e nutrire soprattutto nelle giovani generazioni, alle quali Don Ciotti si rivolge costantemente con fiducia e con speranza, per rigenerare intelligenza e cuore, ragione e passioni, per credere in ideali di progresso comune, valorizzando le differenze affinché non diventino disuguaglianze di svantaggio e di prevaricazione.

Essenziale per questo obiettivo di rinnovamento culturale è l’esercizio della memoria, “deposito di esperienza senza la quale non si comprende e né si costruisce il futuro”. L’emorragia di memoria pregiudica anche la consapevolezza della nostra identità democratica.

Ma essenziale è anche l’amore per la conoscenza e la tensione alla verità, necessari per domandarci e riconoscere chi siamo, e chi è l’altro da noi: l’alterità va riscoperta ogni giorno come opportunità di dialogo, di crescita e di rispetto, smontando la paura e le conflittualità demagogiche tra noi loro, tra il dentro e il fuori, superando ogni dialettica relazionale che si radicalizza in amico o nemico.

Ogni altro è un confine e un limite alla ridondanza egocentrica dell’io, ma, confini e limiti, tropo spesso utilizzati come simboli di conflittualità, divisione, polarità, sono di fatto opportunità e potenzialità: distinguere non è opporre, delimitare può significare anche preservare reciproci spazi di libertà e di convivenza, valorizzare le differenze per una ricchezza di prospettive e di risorse; ma, ovviamente, limiti e confini possono diventare barriere, fili spinati, confinamento ed esclusione, linee di contesa e di poteri contrapposti, odio e distruzione.

Anche sulla legalità bisogna fare chiarezza e decostruire le false credenze e le ambiguità. Invocare la legalità come slogan o come logo di democraticità, può celare anfratti di ipocrisia, di retorica demagogica, di alibi che nascondono acquiescenza o burocratismo normativo, o diventare il “sedativo per un narcisistico compiacimento” che annebbia o narcotizza la coscienza e la ragione. Da qui la deriva dell’indifferenza, dell’acquiescenza e dell’omertà offre campo libero al permanere di quel fenomeno, di cui tanto si parla ma che forse ancora poco si conosce, che è la mafia, anzi le mafie. 

Sull’antimafia, Don Ciotti ha detto, scritto e agito in modo chiaro, incisivo e fuori da schematismi stereotipati che ingessano l’analisi e la lasciano in quelle zone d’ombra, in quella notte in cui tutte le vacche sono nere, dove non si coglie più la linea di demarcazione tra bene e male, tra legale e illegale, tra giusto e ingiusto. “Sull’Antimafia è tempo di fare una riflessione seria, attenta, coraggiosa” per snidare le false coscienze di un’antimafia “conformista”, “parlata”, che si “accontenta di verità ufficiali, che non fa ricerca, che non studia, che non si documenta”.

Per tutto questo, e molto altro ancora, a Don Luigi Ciotti sono stati già conferiti molti riconoscimenti e Lauree ad Honorem, ma la nostra Onorificenza Guido II degli Aprutini la consideriamo speciale e unica, non solo per la caratura della persona a cui viene conferito, ma anche perché nasce dal profondo e sentito riconoscimento di valori comuni, che diventano obiettivi e azioni fondanti anche il progetto culturale e formativo del nostro Ateneo. E che prende specifica forma e impegno etico e culturale attraverso il percorso formativo della Scuola di legalità e giustizia dell’Università di Teramo, un unicum nel panorama accademico italiano, che, dal 2018 ad oggi, è cresciuta, anno dopo anno, negli obiettivi, nella metodologia interdisciplinare, nell’efficacia didattica, nelle collaborazioni e nei network che ha consolidato. In particolare, la Scuola di legalità e giustizia ha voluto siglare, dallo scorso anno accademico, una preziosa, e molto apprezzata, convenzione con Libera proprio per rendere ancora più incisiva, mirata e solida la formazione sui temi dell’antimafia, e della educazione alla cittadinanza democratica, responsabile e attiva.

Grazie alla collaborazione con i formatori di Libera, Federica Marinucci e Tito Viola, abbiamo messo in atto un’azione sinergica con i docenti dell’Università, gli esperti e i rappresentanti di associazioni e istituzioni, con i quali svolgiamo le giornate formative, da gennaio ad aprile, caratterizzate da 4 ore suddivise tra attività didattica, momenti di interazione con gli studenti, testimonianze di protagonisti ed esperti sui temi oggetto della formazione, workshop e percorsi di approfondimento con le Scuole superiori a cui ci rivolgiamo. Ogni anno registriamo l’iscrizione alla Scuola di legalità e giustizia di circa un migliaio di studenti e studentesse delle ultime classi di Istituti e Licei del territorio regionale, ma anche da Marche e Lazio. Coinvolgiamo nella programmazione delle attività formative insegnanti delle classi coinvolte e docenti referenti dei Dirigenti Scolastici di circa 15 Scuole di istruzione secondaria di secondo grado; siamo presenti nelle Scuole anche come PCTO e come attività di orientamento. Infine, da quest’anno la Scuola di legalità e giustizia di Unite e Libera hanno siglato anche un comune progetto formativo nazionale, attraverso la piattaforma S.O.F.I..A, rivolto ai docenti di Scuola secondaria per l’insegnamento dell’Educazione civica, per la cittadinanza democratica, e per il contrasto alla cultura mafiosa.

Grazie, Don Luigi, per averci mostrato che anche oggi possiamo e dobbiamo praticare quella parresia, quella parola franca e coraggiosa,eche gli antichi greci consideravano un essenziale valore democratico e un legame tra diritti e doveri della cittadinanza; grazie per rivelare, velando con la sobrietà e l’umiltà dei forti, la bellezza e il prodigio della vulnerabilità umana e del mondo vivente; grazie per indicare alla politica e ai decisori pubblici l’urgenza di un’etica della cura che si traduca in una politica della cura e in un prendersi cura della politica; grazie per essere una voce che risuona di polifonie, di cui tutti siamo preziose e differenti note destinate a poter comporre meravigliose e inaspettate armonie.

Cerimonia di conferimento

dell’Ordine al merito di Ateneo “Guido II degli Aprutini”

a don Luigi Ciotti

Motivazione

«Luigi Ciotti è nato nel 1945 a Pieve di Cadore (BL), nelle Dolomiti. Emigrato con la famiglia a Torino negli anni 50, ha fondato nel 1965 il Gruppo Abele, associazione che promuove l’inclusione e la giustizia sociale attraverso un impegno che salda accoglienza e cultura, dimensione educativa e proposta politica. 

È stato ordinato sacerdote nel 1972 da Padre Michele Pellegrino, che gli ha assegnato come parrocchia “la strada”, luogo di povertà e di fragilità, di domande e provocazioni dalle quali imparare.

Col Gruppo Abele, in 59 anni, ha costruito opportunità e progetti per le persone tossicodipendenti, per le donne e ragazze prostituite, per gli ammalati di aids, per gli immigrati e tutte le persone segnate da povertà e fragilità esistenziali.

A questo si è aggiunto un impegno di ricerca, informazione e formazione attraverso la realizzazione di un Centro Studi (1975), della “Università della Strada” (1978), della casa editrice (1983), di una libreria (1994), e delle riviste “Animazione Sociale” (1971) e “Narcomafie” (1993) che dal 2019 si è trasformata nel progetto editoriale “Lavialibera”, rivista bimestrale di informazione e approfondimento su mafie, corruzione, ambiente e migrazioni fondata con l’associazione Libera.

Da sempre il Gruppo Abele è impegnato in progetti di cooperazione allo sviluppo nelle aree più povere del mondo (oggi in Costa d’Avorio) e di cooperazione sociale per dare dignità e lavoro a persone con storie difficili.

Nel 2019 ha dato vita a “Casacomune”, associazione dedicata alla promozione scientifica, culturale ed etica dei valori espressi dall’enciclica Laudato Si’ di papa Francesco.

Convinto dell’importanza del “noi”, don Luigi ha contribuito alla costruzione di reti come il Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza (CNCA), che ha presieduto per oltre 10 anni, e la Lega italiana per la lotta all’Aids (LILA), della quale pure è stato presidente.

Nel corso degli anni 90, il suo impegno si è allargato alla denuncia e al contrasto al potere mafioso, dando vita a Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.

Oggi Libera, che è presente anche in Europa, Africa e America Latina, coordina oltre 1.600 tra associazioni e gruppi che promuovono attività nelle scuole e università, curano strumenti d’informazione, si offrono come punto di riferimento per i famigliari delle vittime, operano e danno lavoro nei beni confiscati alle mafie attraverso le cooperative agricole del circuito “Libera Terra”. Il contrasto alle mafie si lega attualmente all’impegno contro le disuguaglianze e la povertà (con la rete “Numeri Pari”) e contro la corruzione».

Per la testimonianza di una vita vissuta, con slancio e integrità, nell’impegno per gli altri, per la tenacia con cui si è speso nel contrasto ad ogni forma di illegalità e di ingiustizia sociale, per la fiducia nella verità, per la cura verso gli ultimi, per la promozione di una cultura dell’inclusione e della pace, operando con la forza degli umili, con il coraggio dei liberi, con la grandezza dei semplici, con l’abbraccio che accoglie ogni persona senza riserve, e con la speranza di chi ha fede, l’Università di Teramo ha deciso di conferire a Luigi Ciotti l’Ordine al Merito Guido II degli Aprutini.