Serata riuscitissima, quella organizzata dalla Fondazione Luigi Einaudi, per la presentazione de “La Repubblica sotto processo”, l’ultimo libro di Goffredo Buccini, inviato speciale ed editorialista de “Il Corriere della sera”. Nella corte interna della Delfico, un pubblico numeroso e attento ha ascoltato l’autore e gli altri ospiti, discutere di come la storia d’Italia degli ultimi trent’anni si sia fatta più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari. Con Buccini, infatti, il responsabile della sede Abruzzo della Fondazione Luigi Einaudi, Alfredo Grotta, ha invitato Andrea Cangini, Segretario Generale della stessa Fondazione Luigi Einaudi; Gianfranco Iadecola, avvocato e già magistrato della Corte di Cassazione; Massimiliano Annetta, avvocato del Foro di Firenze e Rosita Del Coco, professore di diritto processuale penale dell’Università di Teramo. Tutti relatori qualificatissimi, che partendo dall’analisi offerta dal lavoro di Buccini, hanno discusso dell’Italia degli ultimi tre decenni, rileggendola anche alla luce del conflitto tra partiti e toghe. “La prima vittoria elettorale di Berlusconi e il processo Andreotti, il braccio di ferro tra il Cavaliere e i magistrati nella stagione delle leggi ad personam, le scalate bancarie dei primi anni Duemila e il tramonto di Di Pietro. E ancora: la piazza del ‘vaffa’ e l’odio per la casta, il grillismo giudiziario, gli scandali sessuali e la fine del berlusconismo, l’avventura di Matteo Renzi e il crollo del Pd, il processo sulla Trattativa e lo scontro con Napolitano. Infine, la stagione dei populismi, da Salvini a Giorgia Meloni; gli scandali del Csm, da Palamara ad Amara; gli scontri tra vecchi sodali, come Greco e Davigo; la morte di Berlusconi, che non chiude lo scontro.
“Un vero e proprio viaggio attraverso una accurata ricostruzione diacronica delle principali vicende che hanno scandito le tappe della storia giudiziaria italiana dell’ultimo trentennio, senza mai perdere la speranza di ritrovare “tra le pieghe del nostro DNA i geni di Einaudi e di tanti che, come lui, costituirono la classe dirigente del “miracolo” di palingenesi collettiva del dopoguerra - spiegano gli organizzatori - nella maturata consapevolezza che quando torneremo ad eleggere disciplina ed onore a precondizione delle funzioni pubbliche, la ricomposizione del conflitto tra politica e magistratura verrà da sé”.
Una nuova occasione, quella offerta dalla Fondazione Einaudi, di ampliare l’orizzonte della riflessione pubblica e quindi, allo stesso tempo, di elevare il livello stesso del dibattito politico cittadino, sollecitandone la visione in prospettiva e su orizzonti ben più ampi, di quelli offerti fin troppo spesso dalle anguste pareti della provincia. In questo, e per questo, l’azione della Fondazione Einaudi si fa doppiamente meritoria, perché oltre a portare a Teramo temi di valore nazionale, lancia nella teramanità il seme di un nuovo germoglio culturale.