Chi pensa che il mare e la montagna, siano due cose completamente diverse, che la sabbia dell’Appennino e la neve del Gran Sasso siano l’un l’altra lontane, e che chi sa ascoltare il vento di Pietracamela non sappia anche ascoltare le onde di Giulianova, non conosce Antonio Riccioni.
Perché proprio lui, l’uomo dei Prati, il difensore estremo del turismo ai piedi del Gigante che dorme, la luce sempre accesa sul “piazzale”, il presidio di presenza e disponibilità per chi sale a godere della bellezza di quelle rocce antiche… è sceso al mare.
No, non è un abbandono definitivo, perché Riccioni i Prati non li lascia, ma una nuova avventura professionale, visto che oltre alla gestione del locale ai Prati, quest’estate gestirà anche lo Chalet la Playa a Giulianova.
Anzi: non gestirà… è sbagliato il verbo al futuro, va usato il presente, perché Antonio Riccioni è già arrivato alla Playa e ha subito imposto il suo stile.
La ricetta, è quella che ha fatto del suo locale ai Prati un punto di riferimento: eventi, idee, fantasia, buona musica, buon bere e buon mangiare. Ecco, a proposito del buon mangiare: avrebbe mai potuto l’uomo che ha inventato la “Porcinara” limitarsi ad offrire alla sua clientela i piatti già visti? Certo che no! E infatti, sul menù della Playa, non mancano sorprese e genialità riccionesche. Noi, ieri sera, abbiamo avuto la fortuna di poterne assaggiare due, anzi: tre. La “terza”, infatti, una chitarrina di pesce, in bianco, senza gusci o spine, con zeste di limone, pur buonissima e di grande mano, è un piatto - come dire - “esistente” nella tradizione della cucina di mare, mentre i due dei quali vi parleremo adesso, sono invenzioni riccionesche.
Il primo è il “coppo”. No, non “o’ cuopp” delle pizzerie napoletane, ma la rivisitazione di un piatto turco, anzi: l’utilizzo di una tecnica di cottura molto “arabesca” (e non arabeggiante, che è altra cosa), per costruire una sorta di guazzetto di pesce straordinario.
In un’ anfora di terracotta, Antonio Riccioni mette in cottura pesce (anche qui senza gusci né spine) e patate, e spezie, e altri ingredienti “segreti”, che si fondono generando una sorta di cremosa emozione, un sapore pieno, totale, avvolgente, amplificato anche dalla scenografica presentazione a tavola, con l'anfora su un letto di sabbia in fiamme.
Eravamo già deliziati dalla chitarrina e dal coppo, quando abbiamo scoperto la versione riccioniana del Fish & Chips, crediamo elaborata dall’amico Antonio nel corso delle visite in terra inglese al figlio Marco, star del rugby d’oltremanica. Ma se quello dei locali anglofoni è, fin troppo spesso, un piatto senza emozioni e fritto senza passione, quello della Playa potrebbe diventare un “must” dell’estate teramana. Patatine fritte, ovviamente, ma larghe e saporite, con strisce di pesce (calamari) altrettanto larghe e saporite, al punto che si riesce con difficoltà a riconoscere, alla vista, l’uno o l’altro, ma in bocca poi trionfa il piacere di una frittura del tutto nuova e diversa. Ci fermiamo qui, sul menù ovviamente c’è altro, ma vi lasciamo il piacere di scoprirlo da soli, così come quello di vivere l’atmosfera di questo angolo di riccionità a poche decine di metri dal molo Sud del porto di Giulianova, magari ascoltando buona musica sorseggiando un moijto.
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