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Screenshot_2024-06-15_alle_12.14.22.pngDall’Avv.  Federica Di Nicola, difensore di fiducia di Giuseppe Santoleri, morto suicida oggi a Castrogno riceviamo e pubblichiamo:

Giuseppe Santoleri di anni 74, in detenzione carceraria dal 06.03.2018, condannato ad espiare la pena di anni 18, a seguito di riforma della Corte di Assise di appello di L’Aquila per l’omicidio della moglie Raposselli Renata, perpetrato in concorso anomalo con il figlio Simone. Un uomo malato, anziano sfinito da un vissuto logorante. 
Un uomo le cui condizioni di salute si sono applalesate ab origine incompatibili con la detenzione carcereria.
Per questo l’avv.Federica Di Nicola che lo ha seguito sin dal secondo grado di giudizio,riuscendo ad ottenere una riduzione di pena, ha lottato con caparbia e tenacia al fine di ottenere la concessione di misura alternativa alla detenzione, con istanza depositata il 18.01.2024 presso il Tribunale di Sorveglianza dí L’Aquila e rinvenendo una struttura ( sita in Selva di Altino) idonea a garantire a Giuseppe cure necessarie ed adeguate.
Il tribunale di sorveglianza dell’Aquila noncurante delle precarie condizioni di salute del Santoleri ha disposto ben 3 rinvii di udienza ( 11.04; 06.06 e 18.07), sebbene il difensore abbia fornito tutti gli elementi idonei ad una valutazione positiva della richiesta.
Il difensore dichiara: “ Questa è l’ennesima sconfitta dello Stato Italiano. Dinanzi ad episodi così particolari non sono ammissibili rinvii processuali, così lunghi e dannosi per la salute di un essere umano. Ed è altrettanto inammissibile che in una struttura carceraria, possano verificarsi eventi suicidari. Mi sono battuta per Giuseppe con la piena consapevolezza del suo precario stato di salute e della gravità delle sue condizioni psicofisiche, ho vissuto con lui le evoluzioni della sua malattia ed il decadimento cognitivo, ho percepito la sua angoscia, il dolore e la disperazione, che hanno reso ogni giorno di più intollerabile la detenzione carceraria. Mi aveva preannunciato che non avrebbe aspettato l’udienza del 18 luglio ma avevo cercato di confortarlo e rassicurarlo, promettendogli che sarebbe stato l’ultimo rinvio. Mi sento fortemente affranta e delusa, come donna e come avvocata, tutti i miei tentativi di aiutare Giuseppe si sono rivelati inutili. In casi come questi è difficile scindere l’aspetto professionale da quello umano ed io mi sono affezionata a Giuseppe, ho lottato per lui, ho tentato di accelerare i tempi rivolgendomi anche al garante dei detenuti (il quale ha ovviamente omesso di riscontrare le mie richieste), ho sollecitato il carcere ad una maggiore attenzione, ho cercato di muovere a pietà i giudicanti, ma tutto ciò è stato inutile, perché Giuseppe non ha avuto la forza di aspettare. Santoleri Giuseppe è stato ammazzato dalle lungaggini processuali e dall’incuria ed inadeguatezza dell’Istituto carcerario. A lui va il mio ultimo saluto con la speranza che possa ora trovare un minimo di serenità”