Capita, sì, in America, che se porti avanti da circa un anno una stand-up comedy minacciando tutto e tutti perché perseguitato da non si sa chi, fomentando odio e dileggiando i tuoi avversari politici sicuro della vittoria; capita sì che un giovane che cerchi un trafiletto della Storia Patria tenti di provare il suo “fuciletto” mirando alla testa del comico.
Ma la cosa più triste di tutta questa messinscena che è diventata con Donald Trump la politica americana, è la impietosa sorte capitata al Partito Repubblicano, che ha sospeso la propria esistenza politica da un paio di lustri non riuscendo più a proporre direttamente, dopo John McCain – già con la candidatura di Mitt Romney del 2012 il partito si piegò alla deriva populista, aprendo la strada al Tea Party e alla destra più retrograda –, un candidato che lo rappresenti pienamente finendo per ritrovarsi ostaggio da un decennio di un comico – pure simpatico, se non pretendesse di fare ancora il Fantoccio Presidente della più grande, la prima, 4 luglio 1776, democrazia costituzionale, tentando così il colpaccio che riuscì a Grover Cleveland nel 1892 aggiudicandosi la rivincita su Benjamin Harrison, che quattro anni prima lo aveva disarcionato dalla Casa Bianca; ma Cleveland era il candidato democratico, eh già... -; Partito Repubblicano oggi totalmente dimentico della sua storia, fatto che ha permesso a un corpo estraneo di incistarsi pericolosamente tra i suoi elettori: il primo presidente repubblicano degli Stati Uniti d’America, che fino al 1860 aveva visto sedere alla Casa Bianca solo democratici, è stato Abraham Lincoln, nato poverissimo in una capanna di tronchi a Hodgenville, Kentucky. Ma gli Stati Uniti d’America sono una democrazia complessa e per questo solidissima, dove il suo Presidente ha meno potere di quello che si immaginerebbe, perciò saprà spurgarsi anche di questo corpo estraneo incistato.
L’unica cosa positiva di questa ultima trista vicenda tutta americana, che testimonia perfettamente l’ala trumpiana, ignorante e violenta, armata fino ai denti, sarà che il popolo americano non riderà più alle battute del comico e a novembre lascerà Joe Biden, democratico di ferro proprio come Cleveland, alla Casa Bianca; Biden, il presidente più sottovalutato della storia degli Stati Uniti d’America, che valuto invece il migliore dai tempi di Franklin Delano Roosevelt (il rinsaldamento del Patto Atlantico, dopo lo scientifico indebolimento tentato da Trump a servizio di Vladimir Putin, è stato il suo capolavoro politico; oltre che operare concretamente in politica interna con importanti disposizioni sanitarie ed economiche promulgate nel periodo COVID, totalmente negato da Trump, insieme a significativi provvedimenti sul diritto all’aborto e sulla tutela della comunità LGBT+ e in tema di razzismo per arginare gli eccessi della Polizia), il più grande di tutti, democratico di ferro e fragile pure lui, nonostante facesse di tutto per nascondere al mondo la sedia a rotelle sulla quale spesso lo costringeva la poliomielite contratta in età adulta, a 39 anni: per tenersi in piedi usava dei tutori metallici sotto gli ampi pantaloni, e, in più, un bastone, o delle stampelle nei momenti più difficili: Mussolini pare lo dileggiasse per la sua infermità.
Joe Biden invece, da cattolico praticante, non nasconde le sue difficoltà, e sarà solo lui a decidere se e quando fermarsi, dopo che avrà giurato per il suo secondo mandato alla Casa Bianca, perché non ha alcuna intenzione di lasciare il suo Paese nelle mani di un comico, il Fantoccio Presidente al guinzaglio di Vladimir Putin per l’indebolimento del rinnovato Patto Atlantico, e con lui sarà la maggioranza degli americani, con buona pace di attori e attrici, di comici e saltimbanchi, di complottisti, negazionisti, filosovietici, antiamericani e pacifisti al fresco dei condizionatori o a bagno sulle coste non battagliate di questo mondo.
MASSIMO RIDOLFI