Tra gli operatori del turismo si va diffondendo una convinzione: le previsioni erano negative, ma la realtà si sta dimostrando molto peggiore. È ancora presto per stilare un bilancio sull’andamento del mercato turistico a Pineto, come in tutt’Abruzzo. Tuttavia,se le premesse sono i dati di giugno, c’è poco da stare allegri. Gli ultimi bollettini (di guerra) forniti a livello regionale da alcune associazione di categoria: rispetto all’anno precedente, nel mese di giugno sono mancati all’appello poco più dell’80% di presenze.E luglio? “Mi dicevi "luglio ci porterà fortuna"Poi non ti ho vista più” recita la canzone. Pineto, ma anche Silvi, hanno accusato decisamente il colpo per il primo mese di cosiddetta alta stagione. Un ciclone che ha colpito in modo democratico, trasversale: da Nord a Sud, dalle città d’arte alle spiagge di riviera, dai rinomati luoghi di villeggiatura montana ai laghi. La caporetto del turismo nazionale è riassumibile in due elementi: l’assenza pressoché generalizzata di turisti stranieri e le difficoltà economiche degli italiani. Per il caso di Pineto, come per quello di Silvi, si aggiungono ahimè altri elementi. Scarsa organizzazione eventi in maniera omogenea su tutto il perimetro turistico del paese. Tanti, direi troppi, parcheggi a pagamento. Poca, in alcuni casi nulla, la scaletta eventi musicali e di intrattenimento in paese in locali e stabilimenti. Lidi al mare in grossa parte serrati dopo le 21, rendendo lugubre la bellissima pineta litoranea scura ed insicura, nonostante il camminamento è sempre ben pieno di pedoni e bici. Insomma, il lavoro si fa duro per la nuova giunta comunale che, se non stimola il comparto turistico ad organizzarsi meglio e, dal canto suo, fa qualcosa di turisticamente valido, si va, neanche troppo lentamente, verso il collasso. Il dato che evidenzia la crisi alberghiera in paese è sicuramente che si contano a malapena 40 stanze a quattro stelle e grossa parte dell’indotto turistico lo si affida alle fittanze estive. Discorso che sarebbe pure valido se si potenziasse a dovere il settore alimentare in genere. Non vi è un supermercato, come accade nella costa romagnola o marchigiana, che rimane aperto fino alla mezzanotte: molti turisti devono correre verso i negozi, anche di grande distribuzione, che al massimo chiudono i battenti alle 20.30, eccezion fatta per l’unico discount (peraltro insufficiente per il paese) che eleva l’orario alle 22. Nonostante ci siano nuove hamburgherie, gelaterie, pizzerie, ristoranti e piadinerie, mancano i fast food o franchising più noti nel tema alimentare, che possano ad implementare l’offerta. I locali da adibire a ciò ci sarebbero: si pensi all’ex Vemac o all’ex Mercatone. Ma si sa che Pineto negli anni è sempre stata avversa alla grossa distribuzione: ricordiamoci le guerre efferate che si facevano allo stesso Mercatone Uno. Insomma, finiti i cerimoniali di vittoria, la giunta Dell’Orletta deve mettere pesante mano all’indotto turistico sbloccando urbanisticamente anche quelle progettualità lasciate da decenni nel dormitorio, come il famoso Piano Quadro (la bretella costiera di collegamento tra Pineto e Scerne). Si pensi altresì all’ex Garden, lasciato morire per “cavilli” con i beni ambientali. Si pensi infine alle aree aggregative quali il Trein- chiuso da anni - ed all’ex Beach Paradise, oramai in stato di decomposizione edile ed ambientale. Insomma, più che una decantata bandiera blu, Pineto si potrebbe mettere in bandiera nera e di fatto il Parco Marino del Cerrano non aiuta, se non pochissimo, l’indotto turistico.
MAURO DI CONCETTO