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Verrà eseguita domani mattina, dall'anatomopatologo Giuseppe Sciarra, l'autopsia sul feto di trenta settimane ritrovato dai carabinieri avvolto in panno e nascosto in due buste di plastica sotto al lavello. La madre, ricoverata all'ospedale Mazzini da ieri sera, è indagata. La procura, nella persona del pm Bruno Auriemma, ha bisogno di capire se si sia trattato di un parto o di un aborto. Certo è che, col passare delle ore, emergono nuovi elementi su quanto accaduto in casa della 34enne badante rumena a Travazzano: la donna avrebbe partorito (o abortito) oltre 24 ore prima del ritrovamento del feto fatto dai carabinieri della Compagnia di Teramo. Fondamentali conferme si attendono dall'esame autoptico di domani mattina, disposto dalla procura. Il fatto che il parto-aborto risalga a oltre un giorno prima del ritrovamento, farebbe aggravare la posizione della giovane (già madre di due figli, da prima dell'estate rientrati in Romania, e coniugata con un pastore) e solleva ulteriori interrogativi: se non fosse intervenuta l'emorragia, non si sarebbe mai recata al pronto soccorso e quel feto che fine avrebbe fatto? E perchè tenerlo, così tante ore, lì sotto al lavello? Cosa aveva intenzione di farne? Buttarlo? Con o senza la complicità del compagno? La scoperta del feto risale alla tarda serata di ieri, dopo che è arrivata al 112 di Teramo la segnalazione dei sanitari del pronto soccorso del Mazzini. La donna, stando ad alcune testimonianze, si sarebbe sentita male mentre era impegnata, insieme al compagno, nella raccolta delle olive. carabinieri212