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carixw.jpegL'incontro più duro della storia del pugilato si disputò nella arena esterna del César  Palace di Las Vegas il 13 novembre 1982. Sul ring ad affrontarsi c’erano l'italoamericano Ray "Boom Boom" Mancini e il sudcoreano Kim DukKoo (Link: https://youtu.be/6jJRwoJdLa4?si=ONp5H0Z1kQoc080g).
L
a sfida tra i due valeva il titolo mondiale dei pesi leggeri WBA (60 kg). Mancini era il detentore della corona, conquistata l'8 maggio dello stesso anno dal campione in carica Arturo Frias e già difesa in luglio per KOT alla sesta ripresa contro lo sfidante venezuelano Ernesto España. Mancini era quindi il favorito ma non credeva affatto che quello con Kim sarebbe stato un incontro di transizione. Infatti, fu un incontro lunghissimo dove i pugili si scambiarono migliaia di colpi a viso aperto, senza risparmiarsi un solo istante, fino al quattordicesimo round, quando Kim andò al tappeto per la seconda volta, rimbalzato sulle corde da un violento destro di Mancini che lo fiondósul quadratofacendogli battere violentemente la testa. Kim si rialzò ma l'arbitro lo dichiarò fuori combattimento per KOT.

Uscirono entrambi sfigurati dal ring. Kim entrò in coma dopo pochi minuti. Morì a causa di un ematoma alla testa quattro giorni dopo l'incontro. La vita di Mancini non fu più la stessa da quel giorno. L'italoamericano continuò a combattere ma non riuscì mai a dimenticare quel destro che fece rimbalzare Kim sulle corde e poi a terra, battendo paurosamente la testa. Molti criticarono l'arbitraggio, che si ritenevaavrebbe dovuto interrompere prima l'incontro. Richard Green, l'arbitro, si tolse la vita il 1° luglio 1983 con un colpo di pistola, corroso dai sensi di colpa. Il mondo del pugilato da quel giorno cambiò per sempre obbligando maggiore attenzione agli arbitri sul verificare lo stato di salute dei pugili durante gli incontri, e gli incontri dei professionisti da quel momento furono limitati dalle 15 alle 12 riprese.
E ora spostiamoci sull'incontro più vergognoso della storia del pugilato, disputatosi lo scorso 1° agosto sul ring della North Paris Arena (Linkhttps://bit.ly/3YswKab). A confrontarsi sono due pugili donne nate femmine, ImaneKhelif25 anni, 178 cm, 66 kg, I 45 V 36 KO 5 P9, algerina, e Angela Carini, 25 anni, 171 cm, 66 kg, italiana, I 107 V 84 KO 4 P 23. La prima appare più tonica, fisico nervoso, potente. La seconda più morbida, meno longilinea, apparentemente più pesante, forse meno in forma per affrontare il ring ma è guardia sinistra, cioè mancina, vantaggio tecnico non indifferente in fase di attacco perché i destrorsi, come l'algerina, sono meno abituati a difendersi dai mancini, mentre i mancini sono abituati a difendersi dai destrorsi. Ma entrambe, almeno ad arrivare sul quadrato, appaiono convinte di affrontarsi senza risparmiarsi. Entrambe appaiono islamiche, soprattutto l'italiana, con un velo in testa a raccoglierle i lunghi capelli corvini, che fatica per questo a tenere il caschetto in testa.

Prima ripresa: le due donne raggiungono il centro del ring, l'arbitro le avvisa del regolamento, le due atlete si salutano e suona il gong. 2' 24" e l'italiana alza il braccio sinistro e chiede all'arbitro di potersi avvicinare all'angolo per farsi sistemare il caschetto. Non è successo granché, a parte un leggero dritto che l'italiana si è presa al mento. I due pugili hanno entrambi le guardie troppo aperte e l'italiana più che affrontare l'avversaria le saltella intorno. 2' 18" e l'italiana rientra in combattimento giusto il tempo di prendere un altro leggero dritto al volto, al naso pare, naso che non stilla neanche una goccia di sangue. L'italiana alza di nuovo il braccio sinistro e si riavvicina al proprio angolo e, fresca come una rosa a maggio, abbandona vigliaccamente l'incontro.

Poi l'italiana assume un atteggiamento ancora più indecoroso, polemico, incazzato, dentro una vergognosa recita di pura e deteriore sceneggiata napoletana e dice al suo angolo: "Cazzo fa male! Fa malissimo." E sì, prendere pugni in faccia fa proprio male, soprattutto se si sale sul ring non per combattere ma per fare polemica. E in più un pugile li prende proprio in faccia la gran parte dei colpi, il 78% circa. Però, l'italiana di pugni non ne ha presi, se non due leggeri destri sul volto che se fossero stati davvero forti, da fare malissimo, l'avrebbero messa al tappeto senza scampo. Maerano leggeri. L'italiana, ancora vigliaccamente, non guarda l'avversaria in faccia dopo il verdetto,che la condanna all'ignominia, e ne rifiuta pure il saluto.

Poi, come ogni deteriore sceneggiata napoletana prevede, la commedia finisce in pianto con l'italiana che cade in ginocchio sul quadrato in una crisi di pianto. E così si conclude l'incontro più vergognoso della storia del pugilato.

Molti collegano questo atteggiamento vigliacco, quindi da fascista perché razzista e discriminatorio, sia chiaro!, alla polemica montata ad hoc sulla presunta irregolarità dell'incontro causa la esuberante mascolinità di ImaneKhelif (come se non fossero esistiti mai i maschiacci in questo pazzo mondo degli uomini), che, a differenza di Angela Carini, sembra essere proprio un gran bel pugile, che sicuramente farà strada da professionista per puri meriti sportivi.

Io invece invito la magistratura italiana a indagare sui reali motivi che hanno portato l'italiana ad abbandonare l'incontro alla prima ripresa, che non credo proprio siano collegati alle stucchevoli polemiche da regime ma ad altri interessi, ai quali la polemica ha fatto solo da paravento: la vittoria di Angela Carini era quotata a 8, vale a dire che avrebbe potuto vincere solo per miracolo contro la KhelifMa a quanto era quotato l'abbandono alla prima ripresa? Ecco, questa credo sia la domanda da porsi, non quanto sia femmina o maschio ImaneKhelif. E la risposta potrebbe trovarsi proprio dentro quel pianto isterico al centro del ring.

MASSIMO RIDOLFI