Domani, venerdì gli ombrelloni resteranno chiusi fino alle 9.30 del mattino, per una protesta che ha un valore simbolico piuttosto alto. «Non c'è ancora alcun provvedimento legislativo che dia certezza agli operatori pubblici e privati» affermano Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari (Fipe/Confcommercio) e Maurizio Rustignoli alla guida della Fiba/Confesercenti che si dicono quindi «costretti a confermare la mobilitazione della categoria».
Delusi dall'assenza di una norma «chiarificatrice» nel Consiglio dei ministri di ieri, i concessionari balneari hanno quindi confermato per domani uno sciopero assolutamente inedito. Le organizzazioni sembrano disposte a dare credito a quanto lasciato trapelare ieri dall'esecutivo. E cioè all'impegno che l'atteso «provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo» necessario per «stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali» arriverà in una delle prossime riunioni del governo. Restano quindi momentaneamente in stand by le manifestazioni di protesta, previste per il 19 e il 29 agosto.
Il governo italiano non ha ancora trovato una soluzione sulla questione delle concessioni balneari. Il Consiglio di Stato con diverse sentenze nei mesi scorsi ha stabilito che le concessioni sono già scadute, per cui qualsiasi proroga automatica che il governo ha stabilito, estendendo il termine delle concessioni fino alla fine del 2024, è illegittima, perché apertamente in contrasto con i principi di concorrenza e di libertà di stabilimento sanciti non solo dalla Direttiva Bolkestein, che in Italia non è stata ancora recepita, ma anche dall'art. 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Palazzo Spada ha detto chiaramente che le concessioni demaniali per le spiagge sono da considerarsi scadute, e ha invitato i Comuni a disapplicare il termine del 31 dicembre 2024 e a "dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale".
Per questo in tanti stanno protestando in queste settimane, a cominciare dall'associazione ‘Mare Libero', che ha organizzato diverse iniziative sul litorale italiano, piantando gli ombrelloni nello spazio degli stabilimenti, reclamando quell'area e rivendicando il diritto di fruire liberamente le spiagge, visto che le concessioni risultano scadute. Eppure gli stabilimenti sono ancora lì, con costi sempre più alti per l'utenza.