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ScuolasangiuseppeSui lavori alla San Giuseppe, anzi: sull’annuncio dei lavori alla San Giuseppe, la Gianguideria costruì la campagna elettorale del secondo mandato di sua Gianguidità. Sull’appalto della San Giuseppe, anzi: sull’annuncio dell’appalto della San Giuseppe, l’allora assessore Johnny Cavallari, ha costruito la campagna elettorale che l’ha portato in Regione.

In questo rincorrersi di annunci e di controannunci, usati ad arte per ingannare i sette anni passati dal terremoto, all’improvviso si levò una voce diversa.

Sempre di un annuncio si trattava, ma diverso, perché un annuncio triste.

Un presagio di sventura.

Era quello di Enzo Marcozzi, presidente dell’Aniem, l’associazione degli imprenditori edili, che profetizzò: «Le scelte fatte sui criteri dell’appalto, rischieranno purtroppo di escludere gran parte delle nostre imprese, potenzialmente interessate alla procedura di gara. Il criterio del fatturato e le modalità d’individuazione delle imprese da invitare non possono certamente essere condivise, sia per profili giuridici, esiste già l’attestazione SOA e prevedere requisiti ulteriori come il fatturato è penalizzante oltre che non ammissibile, oltretutto viene richiesto un fatturato specifico degli ultimi 5 anni su una determinata categoria, quando tutti sanno che tra la crisi pandemica e successivamente i lavori del Superbonus i ricavi delle imprese hanno subito delle importanti modifiche».

E non solo, c’era di più: «Inoltre, è stato scelto come criterio di aggiudicazione, quello del “minor prezzo”, premesso che tale criterio va a discapito della qualità del lavoro, non capiamo perché le imprese invitate saranno solo 6, il criterio scelto, consente infatti di assicurare le esigenze di celerità e speditezza del procedimento anche con 20/30 imprese invitate, non necessitando nessuna verifica tecnica delle offerte, pertanto le imprese da invitare dovevano e dovranno essere di più». 
Come vuole lo stile della Gianguideria, la voce dei costruttori teramani è rimasta inascoltata, e l’appalto è andato ad una impresa di Maddaloni.

Gli otto milioni andranno in provincia di Caserta.

Non mettiamo in dubbio le capacità della ditta aggiudicataria, ma se avessero potuto partecipare le ditte teramane, quei soldi magari sarebbero rimasti qui, sul nostro territorio.

E la stessa fine rischiano di fare i 9 milioni della Savini.

E magari anche i 9 del Braga.
Perché ora Teramo può…