La notte maledetta, comincia a Pescara, quando il rom tuttora, decide di andare a trovare un suo amico, che noleggia auto e insieme salgono su un suv Jaguar, e con quello partono verso Giulianova. Girano un po’ sulla costa, poi arrivano a Giulianova, appena dopo la mezzanotte, ed è qui che decide di imboccare il lungomare, ad una velocità che non è certo quella dei 30 km orari imposti dalla segnaletica. La tragedia si consuma davanti al bar “Giro di boa” dal quale è appena uscito Giuseppe Montini, conosciutissimo vivaista giuliese. Viene travolto e ucciso. Il nomade alla guida non si ferma, anzi: decide di andarsene il più velocemente possibile, imbocca una strada contromano, poi un’altra, poi un semaforo rosso e riesce a far perdere le sue tracce. Movimenti che saranno già un primo indizio importante, perché dimostrano una conoscenza dei luoghi e segnano una traccia: è una persona che vive da queste parti. La Jaguar, intanto, prosegue il suo viaggio, a Tortoreto il borsello di Giuseppe Montini, che era rimasto incastrato nello specchietto dell’auto, cade sull’asfalto. Lo troverà un passante, che lo consegnerà ai Carabinieri, e sarà il secondo indizio importante, perché apre il campo al sospetta che l’auto sia andata verso l’autostrada. Così è. Quando i Carabinieri si stanno preparando a presentarsi all’autonoleggio, il titolare li chiama e racconta quello che è successo, consentendo di arrivare all’identificazione della persona che era alla guida quando, a Giulianova, è stato ucciso Montini. E’ della comunità Rom di Giulianova. Da quel momento, è ufficialmente un ricercato, per omicidio stradale e omissione di soccorso. Lo cercano subito a casa, ma non c’è, si nasconde altrove. I Carabinieri sperano che si consegni, ma intanto lo cercano in tutta Italia, ma il sospetto è che non si sia allontanato molto da Alba.