Era stata in vacanza a Villa Rosa di Martinsicuro, la famiglia di Paderno Dugnano sterminata dal figlio 17enne, che ha ucciso padre, madre e fratellino di 12 anni. Una strage, sulla quale si rincorrono gli interrogativi, ma che continua a destare sconcerto, tanto per le modalità quanto per le motivazioni.
«Il ragazzo ha parlato di un suo malessere, il pensiero di uccidere lo aveva da qualche giorno - ha affermato la procuratrice del tribunale per i minorenni di Milano, Sabrina Ditaranto - ci è sembrato molto lucido, ha capito che non può tornare indietro da quello che ha fatto».
La famiglia lombarda, come faceva da qualche anno, anche quest’estate era stata in vacanza sulle spiagge truentine, dalle quali era ripartita da pochi giorni, in vista della riapertura delle scuole»
Stando al racconto di altre famiglie, villeggianti e residenti, i nonni materni del ragazzo avevano acquistato molti anni fa una casa a Villa Rosa di Martinsicuro, dove la famiglia è venuta in vacanza ogni estate. Una vera e propria tradizione, che non è andata perduta neanche quando quella casa è stata venduta, tanto che hanno continuato a scegliere Villa Rosa, ma in affitto estivo, anche se non disdegnavano altre località, come il Salento o, questnno, Malta.
Un periodo a Villa Rosa, però, l'hanno fatto anche quest'anno, scendendo allo Chalet “Letizia”, dove però di questa vicenda nessuno vuole parlare. Raggiunto al telefono da certastampa, infatti, il titolare non ha confermato né smentito la presenza della famiglia di Paderno Dugnano, preferendo liquidarci con un frettoloso: «Non ho niente da dire, siamo impegnati col ristorante».
Parlano, invece, altri ospiti dello Stabilimento, una famiglia di Civitella del Tronto, che ricorda benissimo quella che definisce come «…una normalissima famiglia, cortese e gentile…», e ricorda anche quel ragazzo quasi maggiorenne, che nessuno avrebbe mai potuto immaginare capace di un gesto tanto assurdo.
Secondo alcuni residenti, proprio lui, il ragazzo oggi accusato del triplice omicidio, era rimasto a Villa Rosa qualche giorno in più, anche quando i genitori e il fratellino erano già ripartiti, ospite a casa di amici, per continuare a studiare in vista dell'esame di riparazione in matematica, che avrebb dovuto sostenere oggi.
Un ragazzo normalissimo, all’apparenza
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«A maggio c'è stato un viaggio scolastico, le quarte e le quinte, in Sardegna, e lui è venuto. Riservato e gentile, con il suo gruppo di amici, non era uno che faceva casino, sinceramente non si spiega - ha raccontato una compagna di scuola del 17enne arrestato - abbiamo fatto un progetto scolastico insieme, io lo ho sempre visto tranquillo - ha proseguito - certo non era uno espansivo ed esuberante, ma a noi è sempre sembrato tutto normale».
«Anche in una famiglia apparentemente felice si possono trovare profondi disagi - commenta alle agenzie Emi Bondi, Direttore del Dipartimento di Salute mentale dell'ospedale Papa Giovanni XXIII e presidente uscente della Società italiana di psichiatria - probabilmente all'esterno il ragazzo non faceva trapelare nulla e forse i 'segnali premonitori' c'erano ma come spesso succede con il disagio psichico, non sono stati colti neppure dalla sua famiglia. Ora dobbiamo cercare di capire e come sempre ci vuole tempo. Siamo di fronte ad un episodio agghiacciante che ha scosso tutta l'opinione pubblica perché in molti si identificano, avendo figli adolescenti con problemi. Ma non dobbiamo generalizzare, grazie a Dio questi casi non sono così frequenti».
Per Bondi guai a parlare di raptus. Il «raptus è il risultato finale di un accumulo di malessere, rabbia e frustrazione. In tal caso c'è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Sabato sera in quella casa si festeggiava un compleanno, ma evidentemente il giovane si sentiva estraneo anche in quel clima familiare di divertimento» conclude.
(foto adnkronos)