Lo sgombero forzato del Campetto, nella sua brutalità, è stato uno colpo al cuore per tutte e tutti noi. Non potevamo che aprire la nostra assemblea parlandone. È un attacco alla comunità, a ciò che questo luogo rappresentava. Le immagini delle ruspe al Campetto Occupato raccontano di un sistema che distrugge, che demolisce spazi di resistenza e aggregazione. Così come al Campetto anche a Via Longo, con le dovute differenze, si lotta contro un quel sistema che abbandona e non si vergogna a dimostrare il proprio disprezzo verso chi non è portatore di interessi economici. E mentre sgomberano un simbolo di aggregazione come il Campetto, a Via Longo si lasciano marcire case popolari. Via Longo è il simbolo di questo disinteresse, una testimonianza viva di come la politica preferisca ignorare la sofferenza piuttosto che intervenire. Perché l’edilizia popolare, nella sua funzione sociale, non si inserisce nelle dinamiche di profitto, non genera guadagni per chi governa. Così, via Longo è stata abbandonata. Due anni di immobilismo, due palazzine evacuate, altre abbandonate all’incuria, appartamenti murati, mentre la comunità si svuota, lentamente dimenticata. Le persone che vivono a Via Longo affrontano ogni giorno strutture fatiscenti, muffe che avanzano, muri che si sgretolano, soffitti che cedono. Anziani, ormai disillusi, lasciati ad aspettare non più un aiuto, ma semplicemente la fine. Non possiamo accettare che questo gioco sulla dignità e la vita delle persone continui. È una strategia deliberata, un abbandono che crea terreno fertile per speculazioni future, ignorando i bisogni più immediati di chi chiede solo di vivere in una casa decente. Durante l’assemblea, il confronto con l’assessore al patrimonio comunale, Sbraccia, è stato duro. Le sue promesse di 200.000 euro per i lavori di ristrutturazione non hanno convinto nessuno. Duecentomila euro sono un’elemosina, non un vero intervento, e con quei soldi si potranno forse sistemare nove appartamenti, mentre il resto del quartiere resterà immerso nel degrado. Anche il progetto PINQUA, che doveva risolvere tutto, si è rivelato un fallimento: solo parole vuote, e nulla è cambiato. Quante altre promesse sono state fatte in passato? Quanti lavori annunciati e mai iniziati? Sbraccia ha parlato di un interventi che dovrebbe partire a ottobre, ma la fiducia si è persa da tempo. Via Longo è stanca di parole, vuole fatti. Le promesse non bastano più. Via Longo non è solo un quartiere dimenticato, è il segno di una crisi più profonda: una desertificazione sociale che spazza via intere comunità. Chi non è utile ai giochi di potere viene ignorato, dimenticato. Ma noi non ci fermeremo. Il 21 settembre saremo in Via Carducci, sotto la sede del Comune, per far sentire la nostra voce. Non ci accontenteremo di altre promesse vuote: vogliamo fatti concreti. Chiediamo che vengano stanziati fondi maggiori per interventi strutturali e definitivi a Via Longo, per restituire dignità a chi ci vive. Serve: 1. Un recupero integrale delle palazzine ancora abitate. 2. Il rifacimento totale dei nove appartamenti disabitati, per assegnarli finalmente a chi attende una casa da anni. 3. Riqualificazione del quartiere. A Teramo, l’emergenza abitativa non è un problema temporaneo. È una piaga cronica, ignorata per troppo tempo. Ora è il momento di agire! Ora o mai più!
CASA DEL POPOLO