Gentile direttrice, oggi ricorre l’anniversario del pittore Franco Tommarelli che morì il 16 settembre del 2018. Il ricordo più bello che ho di Franco è del 2007, quando venne a portarmi un quadro campestre raffigurante un gallo e una gallina. “Daniela, ti ho portato un quadro per la tua nuova casa!” Era Natale ed era bellissimo quel giorno: con giacca e cravatta, un cappotto blu scuro e un cappello con tesa era molto elegante. “Franco sei bellissimo oggi! Ti faccio una fotografia” Lo fotografai davanti al camino del mio soggiorno, con alle spalle il quadro con il gallo e la gallina. Franco era così, umile, generoso, altruista, non si vantava della sua arte che metteva al servizio degli altri come un dono che il Signore gli aveva dato per arricchire i posti che amava. Dava lustro e faceva onore ovunque andasse con la sua opera divina e sacra, e ciò che ritraeva sulle tele rispecchiava il suo animo gentile e profondamente credente: Franco sentiva le persone, leggeva nel loro animo e sapeva coglierne gli aspetti più salienti. Se ti incontrava per strada ti diceva: “Vieni che ti faccio il ritratto!” Così iniziava un rito che prevedeva tutta una serie di preparativi, dal fotografo al corniciaio, al negozio che vendeva il materiale per la pittura. Franco ti faceva conoscere la vera Teramo, quella degli artisti e delle botteghe, degli artigiani che lavorano con passione e maestria, che sono nati con l’arte nel sangue, che hanno imparato da bambini con gli occhi pieni di sogni e di speranze, di quei mestieri che oggi nessuno vuole più ereditare, un rito che aveva il preciso scopo di cementare l’amicizia e di farti entrare in un mondo che spesso sfugge per indifferenza e mancanza di tempo. All’interno della bottega di Franco il tempo si fermava, e ti rapiva con racconti di aneddoti, storie avvincenti di briganti e di tesori nascosti, dell’unità del nostro paese, delle origini storiche di Teramo, delle famiglie più abbienti e dei dibattiti letterari che coinvolgevano i salotti più illustri. Franco era non solo un’enciclopedia vivente, ma sapeva trasmettere il suo sapere con entusiasmo e vivacità, ed era un artista a tutto tondo, perché possedeva ancora quella parte unica e fanciullesca che ti permette di vedere il mondo in un certo modo, edulcorato e più bello di quello che è nella realtà: il fanciullino di Pascoli che ogni artista dovrebbe avere per essere un vero artista. E Franco lo era. Un personaggio, un artista, un cavaliere di quelli di una volta. Teramo dovrebbe rendergli onore con un memoriale o una sala espositiva in un luogo di pregio, in un museo, in una scuola, in una biblioteca, come testimonianza ai giovani, e speriamo che tra un cantiere e l’altro l’amministrazione comunale trovi il luogo più idoneo per chi veramente ha arricchito la nostra città con la sua arte nobile e genuina.
Daniela Di Bonaventura