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All’ Ill.mo Sig. Prefetto 
 della Provincia di Teramo
Ho appreso dalla stampa che la famiglia ha presentato denuncia di scomparsa e che di conseguenza le ricerche saranno coordinate dalla Prefettura di Teramo.

Mi sono permesso di inviare le considerazioni che seguono alla famiglia e vorrei condividerle con la S.V. Ill.ma per poter dare il mio modesto contributo, affinchè venga ritrovato il corpo del giovane disperso.

Sono, i miei, solo dei suggerimenti che forse potranno dare delle risposte ai tanti perché e dubbi in proposito. In questa triste vicenda non ci sono delle certezze, ma si possono fare solo delle supposizioni perché le variabili sono tante.


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In questi interminabili giorni di ricerche a mio avviso, sicuramente per il maltempo, vento, pioggia e nebbia, ma anche probabilmente per un coordinamento non perfetto delle azioni di soccorso, si è perso molto tempo prezioso. La presenza dei Vigili del Fuoco, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza è stata ed è importantissima, ciò nondimeno, per la mia lunga esperienza di decenni in questo campo (da quasi 60 anni sono Guida Alpina e negli anni ’70 sono stato a capo della Stazione di Teramo del Soccorso Alpino) ritengo necessario che il coordinamento delle ricerche debba essere affidate a chi abbia la conoscenza profonda di montagna.

In sostanza bisogna ottimizzare le ricerche dall’alto con persone esperte del CNSAS, capaci di fare delle discese in corda doppia dalle severe pareti della vetta Orientale. A tal proposito allego quattro immagini dei versanti che dovrebbero essere verificati.
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Poiché non si può escludere che Giorgio possa invece essere sceso dalla vetta Orientale e che si sia infortunato lungo i vari percorsi che riportano ai Prati di Tivo. (allegata planimetrie con le tre zone potenzialmente percorse nella discesa), suggerisco di fare delle ricerche a tappeto in queste tre zone.

Le comunico di essere a completa disposizione per ulteriori suggerimenti e/o chiarimenti al riguardo.

Con osservanza

Pasquale Iannetti
IANNETTIPASQUALEDello stesso Pasquale Iannetti, ospitiamo una riflessione, importante, sul momento che stiamo vivendo
Da domenica 22 settembre si sta cercando di ritrovare il giovane Giorgio Lanciotti di cui si sono perse le tracce dal pomeriggio di sabato 21.  La famiglia e gli amici stanno vivendo, da nove interminabili giorni, in un clima misto di angoscia e di speranza. Speranza oramai vana perché, a questo punto, servirebbe solo un miracolo. In questi casi però di miracoli non bisogna parlare, ma bensì di ipotesi per quanto azzardate.
Analizziamo i fatti.
Ci sono stati, a mio avviso, fino ad oggi degli errori commessi dagli operatori del CNSAS Abruzzo e dei corpi militari che, in varia misura, partecipano alle ricerche.
Esaminiamoli.Quando sono iniziate le ricerche del giovane, oltre a fare le ricognizioni dall’alto, una squadra del CNSAS sarebbe dovuta andare subito, domenica mattina sul sentiero ferrato che porta alla vetta Orientale, passando dal ghiacciaio del Calderone e controllare se, oltre alle tracce di salita di Giorgio, evidenti sulla neve, ci fossero anche quelle di discesa. (da informazioni assunte, la domenica mattina, nessuno è andato sulla vetta orientale del Corno Grande sia passando dalla via ferrata Ricci che da quella del ghiacciaio del Calderone).
In questo modo si sarebbero potute fare delle esclusioni ovvie. Se non c’erano tracce di discesa era evidente che il giovane era precipitato, probabilmente nel tratto della cresta terminale o sul versante orientale della parete (lato Isola del Gran Sasso) oppure sul versante Sud (lato Campo Imperatore - bivacco Bafile).
Se invece ci fossero state le tracce in discesa, allora le ricerche si sarebbero dovuto spostare in basso e a mio avviso concentrarle in questi tre posti.
1° ipotesi
Immaginiamo che Giorgio sia arrivato alla Sella dei due Corni e che, considerate la nebbia e la poca visibilità, sia sceso lungo il vallone dei Ginepri, ignaro del percorso sbagliato e che nello scendere sia scivolato lungo uno dei canali che si riversano in val Maone. Ce ne sono alcuni molto stretti ed un corpo difficilmente potrebbe essere visto dall’alto con un elicottero. Potrebbe aver riportato una frattura ad una gamba che gli ha impedito di proseguire. A tal proposito mi chiedo: sono state fatte delle ricerche dettagliate su questo vallone?
2° ipotesi
Giorgio, arrivato alla Sella dei due Corni è sceso per il sentiero, ha superato il Franchetti (non fermandosi) e nel tratto esposto del sentiero sia scivolato di sotto cadendo nel brecciaio sottostante.
Domanda: sono state fatte delle ricerche dettagliate nel Vallone delle Cornacchie?
3°ipotesi:  
Se Giorgio è arrivato alla Madonnina, potrebbe aver  percorso la cresta dell’Arapietra e, per  raggiungere prima l’auto parcheggiata nei pressi del camping, potrebbe essersi buttato nei boschi sottostanti, quelli  dell’Aschiero  e di Trignano, dove potrebbe essere caduto fratturandosi un arto. I due boschi, possono sembrare facili da percorrere ma, cercare e trovare un disperso non è semplicissimo.
A tal proposito molti ricorderanno che il geometra Franco Ricci di Teramo, morto nel bosco dell’Aschiero il 5 ottobre 2020, fu trovato parecchio tempo dopo la scomparsa. So che il bosco è stato battuto con cani molecolari, Vigili del fuoco e da volontari del CNSAS, ma non so se sia stata fatta una ricerca dettagliata con squadre che sono scese dall’alto ed altre salite dal basso. Bisogna tener presente che per fare una ricerca seria in questi boschi ci vogliono almeno un centinaio di persone.
Queste tre ipotesi bisognerebbe tenerle in dovuta considerazione perché non possono essere escluse a priori.
La considerazione più probabile è che, viste le condizioni del fondo innevato che porta alla vetta Orientale, Giorgio sia potuto scivolare nel tratto che dalla vetta porta alla prima corda fissa e che poi scende al ghiacciaio del Calderone.
Le ricerche sui tre versanti della vetta orientale:
Se non è stato ancora fatto, bisogna che degli esperti del CNSAS scendano in corda doppia su tutti i tre versanti.
1° versante Est – sulla direttiva del Diedro di Mefisto e sui canali circostanti.
2° versante Ovest – lato ghiacciaio del Calderone- discesa in corda doppia dal canale Cichetti e dal canale Sivitilli.
3° versante sud – lato bivacco Bafile – discesa in corda doppia sui canali a  destra della via Pinelli-Ramorino, a sinistra della via Alletto-Consiglio e alla sinistra della via Haas-Acitelli.
-La storia ci insegna a non sottovalutare nulla, in quanto ci sono stati svariati casi di persone che dichiarate morte invece si sono salvate: io personalmente ricordo il soccorso ed il salvataggio che facemmo negli anni’70 a Carlo Dondona.
Bruno Vitale  e Carlo escono da una via sulla seconda Spalla, si scatena un forte temporale e quest’ultimo viene colpito da una scarica.
Ricordo ancora quei febbrili momenti in cui pensavamo di trovare un morto e a sorpresa lo trovammo ancora vivo.
-Una storia incredibile è quella del giugno 1985, due alpinisti britannici, il venticinquenne Joe Simpson e il suo compagno di cordata, Simon Yates, hanno appena raggiunto la vetta del Siula Grande (6536 metri) nelle Ande peruviane, salendo per la prima volta la parete Ovest. Colti, sulla cima, sorpresi da una violenta bufera, i due scendono lungo una ripida parete innevata, ma Simpson perde un appoggio e precipita su una roccia rompendosi una gamba. Yates cerca di calarlo per seracchi di ghiaccio con laboriose manovre di corda. Nonostante il gelo e l'oscurità tutto sembra procedere fino a quando non accade l'imprevisto: la parete è interrotta da uno strapiombo sotto il quale Joe si trova appeso, inerme. Simon non riesce a issarlo e rischia di venire trascinato anche lui nel vuoto. Compie l'unico gesto possibile: allo stremo delle forze, recide la corda che lo unisce al compagno, abbandonandolo. Joe cade nel vuoto ma non muore. I tre giorni successivi sono un calvario per entrambi gli alpinisti: Yates torna a fatica al campo base consumato dal dolore, certo di aver causato la morte del compagno. Simpson, sopravvissuto a stento, si trova intrappolato in un crepaccio, ferito, con un principio di congelamento agli arti, senza nulla da mangiare. Eppure, facendo appello a tutte le risorse fisiche e mentali, riesce a raggiungere miracolosamente il campo base dove ritrova il compagno.
P.s.La domenica, dopo la prima giornata di ricerca il coordinatore dei soccorsi, avrebbe dovuto chiedere la prosecuzione del servizio di apertura della funivia e del rifugio Franchetti, che sarebbe stato una base importantissima già in quota.
Questo è gravissimo perché le squadre avrebbero potuto pernottare al rifugio e, al mattino, di buon’ora iniziare le ricerche.
Sarebbero state utilissime 
per le ricerche a valle anche squadre di ricerca composte dai vari operatori delle associazioni di volontariato: Croce Rossa, Verde, Azzurra, Misericordia ecc. ecc.
Perché non è stato richiesto l’intervento dei volontari e degli amici?