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Emergono nuovi dettagli, a margine del sequestro del “Delfico”, in particolare per quello che riguarda la relazione del Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna, che é la base stessa dell’ordinanza del Tribunale.
Analizzando la documentazione, infatti, il Comitato (composto dagli ingegneri Gennaro Di Maio, Cristiano Fabrizio, Eugenio Gigli e dai professori ingegneri  Dante Galeota e Donatella Pingitore) osserva.
“Nel complesso sembra che siano stati eseguiti 3 saggi superficiali con rimozione di intonaco, l'ispezione visiva dei setti murari faccia vista in corrispondenza del sottotetto e cinque endoscopie. Detta campagna di indagine appare manifestamente limitata in relazione alle considerevoli dimensioni dell'edificio, che presenta più di tre elevazioni, ognuna con estensione in pianta superiore a 3500 mq. Si ritiene di sostenere tale valutazione sia in termini assolut", considerando f'esiguita dei saggi rispetio alle superfici murarie complessive, sia in termini relativi, considerando cioè le risultanze delle indagini eseguite. Si osserva infatti che le indagini endoscopiche sembrerebbero aver rilevato due tipologie murarie: una in soli mattoni pieni di laterizio, l'altra in mattoni pieni con paramenti intramezzati da riempimento sciolto (muratura a sacco); atteso che le due tipologie sembrerebbero riferirsi a pareti di uguale spessore, appare poco comprensibile il criterio con cui sono state associate, in fase di modellazione, le due tipologie ai numerosi altri setti non indagati.
I saggi sembrano indicare una particolare compagine muraria con mattoni apparecchiati esclusivamente "di testa", a differenza dei setti di sottotetto, in cui si rileva una apparecchiatura con alternanza di diatoni ed ortostati.
La configurazione con mattoni di testa, ai fini del conseguimento dell'ammorsatura dei mattoni secondo la regola dell'arte, richiederebbe la presenza di "mezzi mattoni". Sembrerebbe, tuttavia, che i saggi e le endoscopie non abbiano indagato tale aspetto, trascurando la possibilità che i setti siano costituiti da paramenti giustapposti e non collegati, con tutto ciò che ne consegue in termini di riduzione di resistenza e rigidezza fuori piano per i maschi murari in fase sismica.
Sebbene si faccia menzione di saggi di dimensioni circa 1 x 1 m, effettuati in corrispondenza degli angoli, e sulla scorta di cui sarebbe stata verificata l'ammorsatura tra pareti ortogonali, sembrerebbe invece che i soli 3 saggi effettuati non intercettino l'intersezione tra setti murari, destando quindi perplessità sulle conclusioni assunte in relazione, circa l'efficacia dell'ammorsamento di pareti ortogonali.
Si rileva quanto esposto dal Tecnico, secondo cui "Le verifiche in situ dei dettagli costruttivi possono ritenersi estese: date le grandissime dimensioni dell'edificio, è stato impossibile estendere in maniera sistematica a tutti gli ambienti i controlli visivi sulla tipologia e qualità della murature e degli ammorsamenti, sia per tempi e costi non compatibili con le caratteristiche dell'incarico in oggetto, sia per la presenza quotidiana di utenti nella maggior parte delle stanze.". In merito, con riferimento all'esiguità delle indagini effettuate e degli aspetti pocanzi evidenziati, si ritiene non condivisibile la definizione di Verifiche in situ estese adottata dal Tecnico”.
Il Comitato, dunque, contesta non solo l’esito ma anche le modalità delle indagini effettuate per conto della Provincia, ed é per questo - e per altri motivi - che poi all’unanimità conclude: “dalla verifica della completezza e della correttezza dell'analisi di vulnerabilità sono emerse numerose criticità, sulla base di cui non è possibile ritenere condivisibile il livello di sicurezza sismico valutato dal Tecnico della Provincia nella  sua relazione, infatti: il livello di sicurezza sismico stimato per l'edificio risulta pari al 46% e, quindi, inferiore rispetto al limite del 60% per gli edifici ad uso scolastico; parimenti sono emerse numerose criticità, sulla base delle quali non è possibile ritenere affidabile il livello di sicurezza dell'edificio nei confronti dei carichi verticali (condizioni non sismiche)”
Quindi: “…. l'analisi di vulnerabilità dell'edificio sede del Liceo Classico e del Convitto Nazionale "Melchiorre Delfico" sito in piazza Dante a Teramo é da ritenersi non completa e comunque tale da non consentire l'utilizzo dell'edificio con il livello di sicurezza minimo richiesto”