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«Mentre tu sei l'assurdo in persona
E ti vedi già vecchio e cadente
Raccontare a tutta la gente
Del tuo falso incidente»
EDOARDO BENNATO

Le prèfiche piangono già da quattro giorni la chiusura del Liceo Classico – e quant'altro – di Teramo. Luogo dove da almeno novant'anni si formano le migliori menti della nostra città – quindi non la mia testa matta, che da quelle porte non credo proprio di essere mai entrato manco per sbaglio (o forse sì, perché lì mio zio Ermanno faceva l'usciere, che stava in quella stanzetta di cui si vede la finestra a destra dell'ingresso principale; che magari da bambino sarò passato qualche volta a salutarlo prima che a fine giornataripartisse per Arsita, che io sono nato e abitavo poco lontano, in Via Vincenzo Comi 32, e a zio Ermanno gli volevo bene come a mio padre, che gli era fratello a zio Ermanno mio padre, che magari era lì come a salutarlo – mo che ci penso, cioè mentre scrivo di gitto, direbbe un cattivo poeta, questo articoletto qui, del qui e ora: signori miei che pena; che pena, signori miei, che fa tutta questa espansa scolarizzazione, inutile perché espansa, grassa, crassa, perché basta poco per stare qui a significare che certi luoghi ci appartengono anche a non volerlo), con buona pace di tutti e tutte, come usano dire qui e ora le migliori menti in circolazione lungo la Penisola, per terra e per mare, per cieli, strade ferrate, strade asfaltate e subito dopo bucate quindi saltando da una buca all'altraed evitando miracolosamente vecchie querce cadenti; e sopramarciapiedi nuovi o da sempre rotti per sempre, e campagne, e fiumi, e laghi. Insomma, ci si muove in qualche modo e da pensanti appesantiti dai pensieri.
Ma la cosa più assurda di tutta questa vicenda è che un burocrate – il magistrato è un burocrate, e tra i burocrati di questa Repubblichetta è il più pericoloso: sono rintracciabili questi tra quelli che hanno negato il risarcimento alle vittime del terremoto dell'Aquila perché i morti, secondo questi, sono morti per imprudenza, assolvendo invece i loro "Padroni" perché un terremoto non può essere previsto, come si sa; ma allo stesso tempo questi "Padroni" assicuravano la popolazione aquilana perché non c'era alcun motivo di allarmarsi, vale a dire di non restare in casa, di non frequentare locali, insomma di non  continuare a fare la vita di sempre, come io stesso ho continuato a fare fino a quel lunedì 6 aprile 2009: presi il pullman per tornare a Teramo la sera di domenica 5 aprile 2009 alle 20:15 circa – una mattina, dopo otto anni, due terremoti disastrosi e una nevicata mai successa prima – e si tratta degli eventi del 2009 e del 2016 –, decide che un intero edificio deve essere sequestrato e immediatamente sgomberato perché non garantirebbe di restare in piedi in caso di un imprevedibile terremoto quando, dopo otto anni, due terremoti disastrosi e una nevicata mai successa prima, era ancora lì a fare da Scuola Pubblica.
Ma l'evidenza non è mai abbastanza fortper scongiurare i mali della Burocrazia, che segna un limite di tolleranza puramente teorico perché a terremoti come quelli del 2009 e del 2016 oppure superiori, se ci si trovasse sull'epicentro, non resisterebbe attualmente nessun edificio pubblico o davvero pochissimi rimarrebbero in piedi o sarebbero ancora praticabili, come successo a L'Aquila e nelle Marche, e anche a Teramo – una città dove i terremoti e le nevi non hanno fatto una sola vittima ma che la Burocrazia, caparbiamente, è riuscita lo stesso a spopolare.
Certo, chi si prenderebbe mai la responsabilità di avallare il dato esperienziale davanti al dato teorico? Nessuno, perché in questo Paesello la teoria è riuscita addirittura a farsi Maestra dell'esperienza. Mentre c'era un sapere un tempo che insegnava che la Teoria può essere figlia solo dell'Esperienza, e un figlio non può avere migliore maestra della propria madre – a sola eccezione del Cristo.Maqui e ora trattasi solo di poveri cristi.
E allora, per correre dietro alla Burocrazia, tutti presi i burocrati dentro un deficiente gioco a carte durato otto anni, si è scelto alla fine per il sequestro, lo sgombero e la chiusura immediata di un intero plesso scolastico buttando letteralmente in mezzo a una strada almeno mille giovani cittadini che cercano la costruzione di un futuro in un Paesello senza manco il presente, mentre il palazzo dell'architetto e ingegnere ascolano Vincenzo Pilotti, inaugurato nel 1934, orgoglio dell'architettura monumentale neorinascimentale abruzzese del Ventennio, nel frattempo sarà sicuramente raso al suolo, ma non dall’imprevedibile terremoto bensì dall'incuria.
Le uniche vere e irrimediabili calamità che minacciano le esistenze di tutti noi non sono certo quelle naturali, perché con queste si potrebbe con intelligenza convivere, quando invece quelle scatenate dalla frizione tra burocrati, dal magistrato al preside, dal Presidente della Repubblica all'ultimo dei questurini; vale a dire che abbiamo da temere solo da quegli individui che gestiscono con scienza e coscienza ma senza buon senso il Patrimonio Pubblico, cioè la Proprietà Inalienabile dello Stato, tramutando il tutto in una Cosa di Stato, quindi entità informe, deteriore, non meglio qualificabile.

MASSIMO RIDOLFI