Patior (sto soffrendo)
Quo usque tandem abutere patientia nostra? Quam diu etiam furor iste nos eludet?
Fino a quando continuerai ad abusare della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora questo furore si prenderà gioco di noi?
È proprio il momento di fare nostro questo sdegno ciceroniano, visto quello che è successo al maestoso Tempio culturale di piazza Dante. Sì, dico Tempio, non palazzo: la sua storia culturale lo dimostra. Perché siamo arrivati a questa situazione inestricabile? Di chi la responsabilità? Per qualche moderno e teramano scienziato la colpa non è della politica, non è degli amministratori, non dei tecnici, non può essere della magistratura o di chiunque altro. Dunque di chi è la colpa? Di nessuno?
Rileggiamo sui vocabolari le definizioni di politica, amministratore, magistratura ecc… e forse, dopo accurate indagini, scopriremo di chi è la colpa.
Tralascio le infinite considerazioni apparse sulla stampa o esplicitate da tanti personaggi, autorità provinciali, comunali, esperti e non esperti. Una cosa è certa: siamo ancora nel labirinto e Teseo non ha il filo per uscire. Riusciremo a trovarlo? Qui condivido la proposta del caro amico Serpentini ed altri amici, colleghi ed ex miei alunni: Il Tempio deve restare lì. Ci si attivi per non distruggerlo, ma per renderlo saldo, se saldo non è, altrimenti scateneremo l’inferno.
Sì, lo dovremo fare con convinzione, perché: Est modus in rebus, sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum (C’è una misura nelle cose, esistono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto).
Oltre a questo scempio, quello che, dal punto di vista umano e pedagogico, mi ha colpito maggiormente è stato il modus operandi con cui è stato effettuato lo sfratto.
E vi ripropongo le domande serie del personale del Delfico: “Siamo sicuri che aver dato ordine di far uscire decine di minori nel bel mezzo della giornata, con i genitori a lavoro o lontani, sia stata una decisione esente da rischi? Siamo sicuri che questa problematica non potesse essere valutata prima dell’inizio dell’anno scolastico così da permettere una migliore riorganizzazione per famiglie e lavoratori tutti?
Siamo sicuri che interrompere all’improvviso il diritto allo studio a centinaia di ragazzi per un numero indefinito di giorni sia lecito, trattandosi di una problematica nota agli atti da circa 8 anni?
Aggiungo: Perché i Dirigenti non sono stati avvisati del Blitz, (sì, è stata proprio un’incursione) in modo tale da organizzarsi e rendere lo sfratto non devastante sui poveri pargoli? La risposta potrebbe essere semplice: chi l’ha ordinato non conosce l’insegnamento evangelico: Sinite parvulos venire ad me, e non sanno nulla di pedagogia e di bon ton.
Su questo devastante impatto ne sono testimone diretto, perché ho un nipote che frequenta il IV ginnasio che è rimasto allibito, frastornato e incredulo, non capendo, pur essendo intelligente, i motivi, i tempi e la ratio dell’operazione.
Sarà ancora entusiasta di frequentare il Liceo Classico?
Ora mi rivolgo ai vecchi e stimati colleghi, ai giovani Docenti del Classico e a tutti gli ex alunni a cui ho insegnato eleuterìa, màke, nìke (libertà, lotta, vittoria).
Partecipiamo uniti alla migliore soluzione proposta: quella che il Tempio Classico deve restare Tempio e non essere oggetto di scempio.
Per ora però io resto ancòra aggrappato con l’àncora al dantesco:
Ahi serva Italia (Teramo), di dolore ostello/nave sanza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello.
Edoardo Cipriani