La giornata di ieri, 8 Ottobre 2024, potrebbe rivelarsi molto importante per il futuro della nostra città. E’ stata infatti la giornata del ‘risveglio’. O meglio del ‘parziale risveglio’ di una comunità , assopita o distratta da decenni. Più di mille persone ( 1200, forse 1300) hanno partecipato, peraltro in modo ordinato e con cori convincenti, ad una manifestazione promossa per richiedere la più rapida riapertura di una scuola, la LORO scuola, il LORO ‘Delfico’.
Sottolineo questo evento, e la sua ottima riuscita, per quanti non hanno potuto partecipare – pur volendolo - , e per i tanti che continuano a giustificare la loro disattenzione al bene comune della città con i troppi impegni del quotidiano. Questa è una favola, mentre quello di ieri è un piccolo ma significativo ‘miracolo’.
L’esito brillante di questo evento è dovuto ad un gruppo di adolescenti, Francesco, Giovanni e Maria Francesca in primis come rappresentanti d’Istituto, che hanno speso tempo, fatica, fiato, sottraendo ore allo sport, a qualche hobby, agli amici, subendo talvolta qualche rimprovero; ma che hanno dato prova di capacità organizzative, di autodisciplina , di onesta’ intellettuale, di impegno disinteressato e di senso di responsabilità da far invidia a molti, ma molti, adulti che forse adulti non lo sono mai diventati. Sottolineo queste qualità perchè trattasi di ‘qualità comportamentali’ , ovvero quelle più utili ed importanti ai fini dello sviluppo e della crescita di una comunità. Molti, ma (ancora) proprio molti, continuano a trincerarsi dietro la seconda favola, quella della mancanza di risorse, pubbliche e private; una carenza che sarebbe a loro dire l’impedimento maggiore per lo sviluppo ‘sic et simpliciter’ di una citta, di una regione, di uno Stato. Una scusa enorme, molto più grande dimensionalmente del complesso del “Delfico”.
Credo – come ho già sostenuto più volte in convegni nazionali, e ribadirò in altra importante occasione a fine mese – che sia in materia urbanistica sia nell’attività politica e sia indirettamente in economia, i COMPORTAMENTI dei cittadini, degli operatori, delle persone tutte, influiscono in maniera rilevante, direi determinante. Ritengo che le qualità comportamentali di un dirigente, di un amministratore, siano essenziali per la vita di una comunità, ma quelle dei cittadini tutti siano fondamentali, decisive, per lo sviluppo civico di una comunità e per la sua capacità di determinarne finanche il successo economico. Perché dipende solo ed esclusivamente dal suo livello di attenzione alla città ed alle sue problematiche , dall ‘amore’ disinteressato per il luogo delle radici, dalla sensibilità verso la bellezza, la cultura, l’onestà, se essa – la comunità -può esprimere rappresentanti adeguati, in grado di proteggere il futuro degli appartenenti, e dei giovani in particolare.
Ecco quindi l’importanza di un luogo come il “Liceo Convitto Melchiorre Delefico”. Dove si apprendono i comportamenti ? Dove si affina il senso di disciplina, la responsabilità individuale, se non attraverso la scuola e la cultura? Ebbene , architetture come quelle del Delfico sono la rappresentazione materica di tutto questo !!! Ecco perchè i ragazzi non vogliono alternative : rivogliono il loro ‘Delfico’! Lo hanno compreso i nostri ragazzi, 14, 15, 16 anni, prima di molti di noi ! E’ una constatazione che deve riempirci di speranza, di fiducia (mai ‘ottimismo’….) che qualcosa può cambiare, inizia a cambiare.
Ieri, riguardando da vicino quello scalone d’ingresso da cui parlavano i portavoce degli studenti, non ho potuto fare a meno di ricordare , dopo oltre cinquant’anni , che tra i quattro momenti formativi della mia vita – le scuole medie con la mitica professoressa Mariani, il Liceo Classico con i Passino, i Faranda e la Aida Stoppa, il Politecnico di Torino e la Scuola Allievi Ufficiali a Firenze – quello vissuto tra le mura del ‘Delfico’ sia stato di gran lunga il più importante, non solo ai fini della formazione ma anche e soprattutto della maturazione personale, dell’affinamento dei comportamenti; e di quelle che l’amico Lino Befacchia ( bravissimo ‘Preside’ anche fuori di scuola…) ama definire ‘categorie personali di apprendimento’. Riflettendo poi bene, si scopre che le tre sedi di cui sopra sono ‘matericamente’ eccezionali, anche perchè progettate da tre valenti architetti del proprio tempo : Raffaello Fagnoni per la Scuola di guerra aerea alle Cascine di Firenze, Vincenzo Pilotti per il Liceo Delfico a Teramo e Carlo di Castellamonte per il Castello del Valentino a Torino. Come si può pensare che un edificio prefabbricato montato in tre mesi possa avere la stessa valenza, le stesse qualità ispiratrici, di un Liceo ‘targato’ Pilotti ? Come si può pensare che la ‘diaspora’ di milleduecento giovani, sparsi a tempo indeterminato in luoghi e spazi non all’altezza, possa consentire una loro serena maturazione?
Per proteggere l’idea del ‘Delfico’ (perché a questo punto lo avranno capito anche i sassi che il ‘Delfico’ non è solo un edificio, ma è un vero e proprio simbolo, laicamente sacro, che va difeso, amato e valorizzato) ho ritenuto utile invitare ‘amici della città’ a sottoscrivere un atto di attenzione, senza manifesti aulici, una dichiarazione di affetto verso il Delfico e la città di Teramo, con richiesta finale alle competenti Autorità di adoprarsi per la più rapida riapertura di quel portone inopinatamente chiuso. Con il permesso dei primi cinquanta che lo hanno già fatto, renderò pubblico quello che potrebbe rivelarsi un modesto, ma vero, Albo d’onore , aperto a tutti, per la ‘difesa’ della nostra amata città. Per meglio dire, un IMPEGNO a proteggerla.
P.S. Ci permettiamo di dire che ci sono tutti gli elementi per valutare come fattibile la riapertura immediata del complesso; ma, ove questo non fosse recepito e condiviso, suggeriamo un percorso per conseguire il risultato in tempi brevi. Senza alternative , come gridano , giustamente, i giovani :
“NOI VOGLIAMO LA NOSTRA SCUOLA , IL DELFICOOOOOOO!!!
Franco Esposito