Gentile direttrice, in merito alla situazione che sta vivendo la città per la chiusura del palazzo Delfico vorrei fare anch'io una riflessione. Prima di tutto mi sembra molto triste e offensivo considerare i giovani studenti come dei pacchi postali da smistare a piacimento o un gregge di pecore che non si sa dove mandare. I ragazzi meritano rispetto e soprattutto di stare insieme in un luogo sicuro e confortevole. Per quanto riguarda le case ater di via balzarini e di via adamoli, a parte il fatto che sono inagibili, necessitano di manutenzione e di lavori importanti. E anche se fossero agibili non lo sono per gli studenti. Sono fuori mano, non vanno bene per i convittori. A me sembra più una soluzione di comodo per togliersi un peso di dosso, allora a questo punto è meglio la caritas, o il vescovado, con alloggi e mense a disposizione dei nostri giovani. Qui stiamo parlando di minorenni, che hanno bisogno di pasti caldi, di un refettorio, di un luogo di aggregazione, di essere seguiti e non abbandonati in un posto qualsiasi. La chiusura del Delfico ha spalancato gli occhi sulla città mostrando le effettive condizioni del nostro territorio. Stiamo distruggendo tutto ciò che è bello e di valore, e non siamo nemmeno in grado di conservare il patrimonio umano e culturale. Non c'è un piano di prevenzione per gli edifici storici, una rete di imprese specializzate nel restauro antico che possano intervenire costantemente nel tempo, senza che ci debba essere per forza un terremoto. Se il comune, la regione e la provincia non sono in grado di provvedere alle manutenzioni, perché non interviene il ministero per le belle arti? Come è intervenuto per il Santuario della Madonna delle Grazie? Il sontuoso e meraviglioso palazzo Delfico è un edificio storico, fa parte del patrimonio culturale, e deve avere una tutela speciale. La protezione civile non può gestire frane, alluvioni, terremoti, e occuparsi anche dell'edilizia scolastica. Ci vuole un organo a sé, un ente che si occupi esclusivamente delle scuole. Ci vuole una progettazione scolastica. Si vive in una situazione di emergenza e ci stiamo abituando a edifici moderni quadrati e asettici, a prefabbricati e moduli senza estetica, stiamo perdendo nel tempo l'architettura dei palazzi, i decori, i capitelli, gli abbellimenti. Ci stiamo abituando alle cose brutte, forse pratiche e funzionali dal punto di vista energetico e ambientale, ma brutte a vedersi. E non abbiamo neanche le competenze necessarie per prenderci cura di tali capolavori, che nessuno sarà più in grado di replicare. Ne è un esempio la distruzione del vecchio teatro comunale per fare posto alla Standa. Il palazzo Delfico rischia di fare la stessa fine, un capitolo chiuso perché non si sa come restaurarlo. Deve intervenire la Soprintendenza ai beni culturali come patrimonio artistico, perché il palazzo Delfico ha un'architettura splendida, ideata da ingegneri che ancora progettavano con amore e coscienza, guardando ai materiali e alla solidità della struttura, unendo anche una linea elegante, e nessuno sarà più in grado di costruire così. Quando ero ragazza i miei genitori mi iscrissero a ragioneria. Frequentai di malavoglia l' istituto Bramante di Pesaro, ma siccome ero volenterosa e mi piaceva studiare, ottenni ugualmente dei buoni voti. Il mio sogno però era un altro. Studiare latino e greco. Mi ricordo che ci fu un forte litigio in merito, perché io volevo andare al liceo classico o al linguistico, ma i miei non ne volevano sapere. La chiusura del liceo Delfico è come una nave che affonda. È la cultura che affonda e il sogno di tanti giovani talenti. Affondata da amministratori irresponsabili, senza tenere conto delle esigenze altrui, senza il rispetto per chi lavora onestamente, e soprattutto un vergognoso esempio per i giovani. Cosa si risponde a un figlio che ti chiede: perché la scuola è chiusa? La scuola è chiusa perché... qualcuno risponda. Sono i soggetti fragili a farne le spese, a non essere tutelati, a non poterli affidare a un luogo fisico chiamato scuola, se non alle mani di Dio. Io non ho competenze in merito, non posso giudicare la tenuta di un edificio, però a istinto mi fido molto di più di ciò che è stato costruito cento anni fa', che di un palazzo di oggi classe A ++++ zero consumi zero di tutto. Soprattutto mi piacciono poco i rifacimenti. Unire il vecchio al nuovo. Cioè restaurare qualcosa di antico è come mettere i tacchi a spillo a una persona anziana... bisogna andarci cauti e il rischio di scivolare è alto. Per questo ci vogliono esperti e professionisti molto qualificati, ditte che hanno esperienza nel campo dei restauri storici, e non i soliti subappalti con i prezzi e i materiali al ribasso. Sicuramente già vedo la solita solfa: i soldi ci sono ma ci vogliono i tempi per stabilire i bandi di concorso, e poi le verifiche tecniche, e poi i ricorsi delle parti lese, e poi i ricorsi dei vari enti, e nel frattempo gli studenti non avranno più il loro bellissimo e prestigioso collegio Delfico. Mi chiedo a questo punto perché non è mai stato ristrutturato l' ex manicomio. Per i suoi spazi e le sue funzionalità, la posizione centralissima, di fronte al Piazzale delle Corriere, a due passi dalla stazione ferroviaria, l' ex istituto psichiatrico sarebbe stato perfetto per ospitare tutti gli studenti, i convittori, gli insegnanti, i collaboratori, le cucine, le stirerie, le lavanderie, primarie, secondarie, e licei. Perché non è mai stato fatto? Non doveva essere la cittadella degli studi? Chi non porta a termine i progetti deve andare a casa. Le istituzioni devono chiedere scusa ai giovani, e si devono mettere da parte, rinunciando ai loro ruoli se non sono in grado di eseguirli. Tutti devono chiedere scusa. Comune, prefetto, provincia, regione. E devono fare un passo indietro. Che siano loro a rinunciare ai loro spazi e adeguarsi con una sistemazione di fortuna. Che diano l' esempio. Non i giovani, non i soggetti fragili, quelli che devono crescere e imparare in questo schifo di mondo. Eppure ci sono state le occasioni. I terremoti del 2009 e del 2016 non hanno insegnato nulla. Erano segnali per agire, per mettere in pratica e scuotere una città che non vuole morire, ma chi la amministra deve pensare e riflettere perché con i soldi non sa che farci. Intanto il tempo passa. Passano i mesi, passano gli anni. Adesso in pochi giorni vogliono sistemare tutto. Che ci vadano gli enti preposti, il comune, la prefettura, la provincia, il tribunale, nei moduli prefabbricati in pieno inverno a zero gradi. Oppure ancora meglio vadano a riflettere sotto l' ipogeo... anzi trasferiteci tutti gli studenti, uno spazio così accogliente, ampio, luminoso e nemmeno ci piove. Che vergogna. Ragazzi scioperate. Ragazzi fatevi sentire finché non vi daranno una sede decente, con orari decenti e spazi adeguati per tutte le attività didattiche. Fatevi sentire finché non avrete i vostri diritti. La scuola non è un dovere, la scuola è un diritto. Voi meritate rispetto, perché siete il futuro, il nostro futuro. Voi meritate il meglio. All' edificio Delfico auguro di rinascere, e se non potrà rinascere di restare comunque nel tempo, a testimonianza della stoltezza degli uomini: "Manet domus, donec formica aequor bibat, et lenta testudo totum perambulet orbem" rimani oh casa, finché la formica non avrà bevuto tutta l' acqua del mare, e la lenta tartaruga non avrà compiuto tutto il giro del mondo"
Daniela Di Bonaventura