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Sapendoci intristiti dalle vicende del “Delfico”, il consigliere Michele Raiola ha deciso di rallegrare la nostra giornata con una raiolata d’autore, una epifania del nulla tra le migliori della sua pur ampia produzione.
Nel vano tentativo di difendere l’indifendibile Premio Di Venanzo, che nell’edizione 2024 va in archivio con l’irraggiungibile traguardo di aver avuto, nella selfizzata passerella finale, più gente sul palco che in platea, Raiola pubblica un post, anche questo molto selfizzato, che merita adeguata esegesi.

Prima lo leggiamo tutto, poi l’analizziamo.

Eccolo.
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Scrive il raiolante paladino del Premio:
 Il Premio Gianni Di Venanzo non è solo un evento di livello altissimo e di caratura internazionale…

Sul livello del Premio ci siamo già espressi, non ci ripeteremo, ma sulla caratura internazionale esprimiamo qualche riserva, visto che nelle prime undici schermate di Google, non siamo riusciti a trovare neanche una citazione “internazionale” del Premio. Anzi, una sì, un sito di San Marino… vale come “caratura internazionale”?


Scrive Raiola: «…ma anche una ispirazione incredibile per la molteplicità di dettagli, aneddoti ed esperienze di chi ha realmente toccato con mano il grande cinema...»

A rigor di logica, l’ispirazione che viene da “chi ha realmente toccato con mano il grande cinema”, non può che essere un’ispirazione cinematografica… possiamo dunque sperare che il giovin consigliere stia nutrendo ambizioni hollywoodiane? Ecco spiegate, allora, quelle pose attoriali, quelle pause ad arte, quei suoi interventi in Consiglio Comunale, che sembrano quasi provini… Facciamo pubblicamente appello all’Abruzzo Film Commission: investite su Raiola, aiutatelo a coronare il suo sogno, lasciate che segua la sua ispirazione, fate che parta per l’Ammmerika… siamo disposti a perderlo, se è per il bene suo e del grande cinema… 

Scrive Raiola: «…come, tra i tanti, il premiato Edward Lachman e la madrina del Premio, Francesca Reggiani…»
Su Lachman, non mi esprimo… per lui parlano storia personale e storia del cinema, ma paragonarlo, anche solo nello spazio di un post facebook, a Francesca Reggiani… come “chi ha toccato realmente il grande cinema”, mi sembra irrispettoso. Giova ricordare, infatti, che la carriera della simpaticissima attrice, è cominciata al cinema con il “grande cinema” di "L'insegnante balla... con tutta la classe", ha attraversato capolavori come “Le finte bionde” e “Sognando California” di Carlo Vanzina, “Ricky e Barabba” di Christian De Sica e “Le donne non vogliono più” di Pino Quartullo. Film di successo al botteghino, certo, anche riusciti cinepanettoni, ma da qui all’aver “toccato realmente il grande cinema”, ce ne corre. E’ troppo anche per le visioni raioliche.
Conclude Raiola «Anche questa volta Teramo si conferma città di cultura, dalle grandi ambizioni!»

E con questa, dal Di Venanzo è tutto…
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