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DELFICOSEQUESTRATOOKLa mattina me svejo cor pensiero;
fo’ fatica a ritrovà er sentiero
e m’assillan le solite domande
su queste’ teramane sarabande.
Che succederà al maestoso Delfico? Qual è il percorso di riabilitazione? Come devono comportarsi i cittadini, i docenti e gli alunni per tenersi aggiornati sulla concretezza del percorso intrapreso?
Devono aspettare inerti la scadenza dei 180 giorni codificati dal Presidente della Provincia senza sapere niente sull’iter del progetto?
Leggo che sono in atto alcune iniziative di informazione, ma bisogna stare allerti, perché noi Teramani siamo esperti di decennali oblii (Cfr. Savini, San Giuseppe, etc…etc…etc…).
Ecco perché ieri gli Alunni del Delfico hanno esternato giustamente la loro indignazione ed il loro malore: “Stiamo male perché voi adulti avete fallito”. E si sono sentiti offesi per essere stati tacciati come “ragazzi ovattati, protetti dai genitori, giovani che non sanno per cosa protestano e, se lo fanno, è senza un motivo valido” (sic).
Sì, si sono sentiti etichettati come inconsapevoli e forse anche IGNAVI.
Chi è l’IGNAVO?” Chi è privo di forza morale, incapace di agire con impegno e di compiere scelte e decisioni coraggiose” (Dizionario lingua italiana UTET).
Ma per saperne di più rivolgiamoci al sommo Vate, cui è dedicata la splendida agorà che ha coccolato e formato tante generazioni di studenti e di docenti e dove inattesa e sconvolgente è arrivata “esta selva selvaggia e aspra e forte/ che nel pensiero rinova la paura/.
Gli IGNAVI per Dante non sono degni di stare né all’Inferno, né in Purgatorio, tantomeno in Paradiso. Sono relegati nell’Antinferno, perché “visser sanza infamia e sanza lodo”, cioè senza avere l’ardire di scegliere e di prendere decisioni importanti ed utili per la comunità.
Ecco perché, per la legge del contrappasso, sono nudi, violentemente punti da mosconi e vespe, mentre vermi repellenti succhiano il loro sangue che sgorga dalle punture.
“Fama di loro il mondo esser non lassa;/ misericordia e giustizia li sdegna:/ non ragioniam di lor, ma guarda e passa”: è il modo sprezzante con cui Virgilio invita il Vate a trascurar gli IGNAVI.
E allora, gentil sommo Vate, facciamo bere a loro l’acqua del fiume Lete (da lanthano= dimentico), così si scorderanno il passato inerte e penseranno ad un impegnativo e controllato futuro in una buona metempsicosi.
Cari ragazzi, Voi non siete IGNAVI. Il futuro è vostro: macheste (combattete) e resistete fino alla reale riconquista del Tempio Delfico in totale sicurezza. Noi ex alunni ed ex docenti del Delfico siamo con Voi.
Non mollate, controllate le promesse, comportatevi come “mosconi e vespe”, altrimenti qualche genio politico oltre che ovattati vi dirà anche che siete degli “ingenui e fessacchiotti”. (Totò docet)

Edoardo Cipriani