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La nafta di Putin, turba i sonni degli abruzzesi. Mille tonnellate di nafta, conservate in una sorta di enorme serbatoio, proprio nel cuore del Gran Sasso, a pochissimi centimetri dalla falda acquifera che garantisce acqua potabile, e di ottima qualità, a oltre 700mila abruzzesi. Eppure, la Regione Abruzzo, raccogliendo le preoccupazioni, corredate di denunce, degli ambientalisti, aveva ordinato che i liquidi pericolosi dei due esperimenti più contestati, ovvero lo pseudocumene dell’esperimento “Borexino” e la nafta dell’esperimento “LVD”, venissero rimossi. Ma non è successo: l’idrocarburo del primo esperimento non c’è più, la nafta invece è ancora tutta lì. «Perché tre quarti di quella nafta sono di proprietà dell’Accademia delle Scienze russa - spiega l’ambientalista Augusto De Sanctis, del Forum H2O - e anche se era già stata aggiudicata la gara da 500 mila euro per la rimozione, agli inizi di gennaio l’appalto è stato revocato, per evitare problemi con i russi…». Una giustificazione, che non convince gli ambientalisti: «L’Italia ha confiscato la più grande raffineria di proprietà dei russi, in Sicilia, a Priolo, e l’abbiamo anche rivenduta ad una società cipriota - continua De Sanctis - non possono essere certo un problema quelle mille tonnellate di nafta». Forse, la ragione è nel padre nobile dell’esperimento LVD, che sta per Large Volume Detector, e che è stato ideato e coordinato da Antonino Zichichi, che da oltre vent’anni studia l’esplosione delle supernovae, perché «…uno studio di questi eventi catastrofici che avvengono nella nostra Galassia – spiegava lo scienziato – consentirà non solo di determinare i processi che avvengono all’interno della stella prima che essa si trasformi in una stella di neutroni o in un buco nero, ma anche di misurare proprietà dei neutrini che sarebbe impossibile misurare in laboratorio».

Esperimento di altissimo valore scientifico, certo, ma quelle mille tonnellate di nafta, sono un incubo costante, e non sono mai state trasferite, come ha denunciato lo stesso Augusto De Sanctis, nel corso del workshop istituzionale del Consiglio regionale, convocato dal consigliere del Pd Sandro Mariani, presidente della Commissione Vigilanza, per far luce sulla vicenda della messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, minacciato proprio dalla vicinanza dei Laboratori e dal passaggio delle due gallerie del Traforo dell’autostrada A24 Roma - Teramo. Già, perché anche l’autostrada inquina, ma come e quanto… non si sa, perché da anni si attende uno studio approfondito e decisivo. Intanto: «
Nel 2018 la Procura di Teramo ha sequestrato e di fatto interrotto la captazione di 100 litri di acqua al secondo, da un cunicolo di servizio dei laboratori - continua De Sanctis - acqua pura, e potabile che da allora va “a scarico” nel fiume Mavone. Abbiamo calcolato che in sei anni abbiamo dovuto fare a meno di 19 miliardi di litri d’acqua, per un valore economico di 20 milioni di euro. Una decisione opinabile, perché ad essere sequestrato è stato l’oggetto del potenziale inquinamento, e non la potenziale causa, ovvero esperimenti che utilizzano sostanze inquinanti, come appunto l’esperimento Lvd».